LETTERE E DIARIO DI PAOLA RENATA CARBONI VENERABILE DELLA DIOCESI DI FERMO

PAOLA RENATA  CARBONI

“ Lettere e Scritti”

in ordine cronologico

I titoli e i numeri sono <aggiunti nell’edizione dell’anno 2008>

⫸N°1

<Autobiografia>

Risalendo con la memoria agli anni trascorsi, e rivivendo la mia vita spirituale passata, noto che un grande cambiamento è avvenuto in me, come se fossi uscita da un bagno salutare che mi abbia purificata e risanata. Prima, mi ricordo, ero dispettosa con le sorelle, cattiva. Stavo sempre fuori di casa con le compagne, ero “una diavolona. A casa mi chiamavano il corridore, perché correvo sempre e quando si trattava di fare qualche cosa con sveltezza o di andare in qualche posto, chiamavano sempre me. Ero ipocrita, finta. Cominciai a conoscere la religione in casa Maricotti; ma dicevo soltanto le orazioni alla mattina e alla sera e il resto della giornata ero spensierata, allegra, mantenendomi nel mio carattere. Più tardi, lessi un libro, “La semplicità secondo il Vangelo”, capii qual era la via della santità e volevo seguirla, volevo io divenire santa, pensando solamente che tutti mi avrebbero onorata, tutti ricercata.

Così, presi una via sbagliata ed entrai nell’esagerazione. Ero attaccata a formule, cose, persone e se poco me ne allontanavo, soffrivo, finiva tutta la mia allegria, la mia felicità. Tutto facevo per sentirmi lodare, per farmi vedere dagli altri. Non ero mai contenta, mai tranquilla, sempre scontenta. Certi momenti mi sembrava di diventar pazza; non ridevo più, non cantavo più, non scherzavo più, ma stavo sempre seria; se poco poco cantavo, mi trovavo come squilibrata nel mio pensare e un certo senso di scontentezza turbava l’animo mio. Ero sempre fissa in dati pensieri e tutto, ricordo, avevo stabilito: sia come dovevo pensare, sia come dovevo agire. Se poco poco mi scostavo dal mio programma, era per me un rimorso, una sofferenza. Avevo sempre paura di peccare ed una piccola cosa che facevo era per me grave, come se avessi commesso chissà cosa. La misericordia di Dio, non la conoscevo. La signorina Maricotti, che mi vedeva così, era dispiacente e sempre, mi diceva, che andavo per una via sbagliata. Però non le davo ascolto; ma infine capii che aveva ragione e, dietro alle sue buone parole e dietro ai tanti consigli del mio Direttore spirituale, cercai di vincermi, di allontanarmi da quella via cattiva. Piansi tanto, lottai tanto e non riuscivo a distaccarmi da quel modo mio di pensare. Nonostante tutto ciò però, fui forte, vinsi e tornai a fare la mia vita spensierata e allegra. Mentre cercavo di inoltrarmi nella via vera, un dopo pranzo, quando stavo al mare, mentre ero a letto a riposarmi, come se qualcuno mi dipingesse la vita che dovevo fare, come se qualcuno mi facesse osservare la vita che conduceva una fanciulla modello, con l’immaginazione, senza fare nessuno sforzo nel creare d’immagine, osservai una giovinetta tutta bontà, tutto amore per il Signore. Era semplice nei suoi affetti, nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti, era pura ‘nelle sue intenzioni e tutta era intenta a vivere per il suo Gesù. La sua preoccupazione era di fare la volontà del Signore, di piacere a Lui per Lui stesso; il fine suo nell’operare era quello di accrescere la gloria a Dio, per Dio medesimo. Era pronta a qualunque sacrificio, a qualunque cosa per offrire tutto al suo Dio e a nulla badava: né alla stanchezza, né alla fatica, sempre pronta a tutto, disposta a tutto, dimenticando se stessa per Gesù. E la vedevo con l’immaginazione, lavorare, soffrire, sacrificarsi per il Signore; sempre contenta e serena. La vedevo a letto alla sera, contenta della sua giornata, perché pensava che aveva lavorato per il Signore, vissuto per il Signore. Ella si addormentava di un sonno tranquillo, accarezzata da Gesù, cullata nelle braccia del Signore che vegliava su lei, benedicendola, chiamandola la sua piccola rosa, il suo piccolo fiore. Mi destai come da una visione, come da un sogno e, paragonando la vita di quella giovane con la mia, sentivo orrore, disprezzo per me stessa e, conoscendo tutte le mie miserie, tutte le mie debolezze, tutta la mia bassezza, tutto il mio nulla, non potei fare a meno di piangere. Piansi, piansi a lungo e non potevo frenarmi, chiedendo pietà e misericordia a Dio per me. Vedevo lontano, lontano da me quella cima ove era riuscita a salire quella giovane di Gesù e, pensando alle mie poche forze, pensando che, date le mie miserie, non potevo giungere a tanta, altezza, piangevo. di un pianto disperato. Da quel momento credo, la grazia di Dio scese su me. Il desiderio di divenire come quella fanciulla prese possesso dell’animo mio e da quel momento cercai di vincermi, di migliorarmi, di (Rivenire anch’io il piccolo fiore del Signore. Ma le mie lacrime non bastavano; tornata a casa, come spinta da una voce interna, presi a leggere il libro “Fabiola” che non avevo mai voluto leggere, e l’animo mio rimase veramente colpito da tanta rettitudine, da tanta fortezza di carattere, da tanta nobiltà d’animo. Piansi più volte lungamente dato che, paragonando, tutto trovavo diverso in me. Non potevo più resistere, sentivo il bisogno di cambiar vita, di essere anch’io per il Signore, di vivere anch’io per Lui. Da quel tempo infatti presi ancor più a migliorarmi; capii ciò che significava essere semplici, e i libri “Fabiola” “La Semplicità secondo il Vangelo” divennero le mie guide. Da essi traevo e traggo forza, luce, bontà, coraggio, tutto. Compresi profondamente ciò che di prezioso era racchiuso nelle verità del Vangelo, conobbi tutti i tesori, tutte le ricchezze della religione cristiana, compresi tutti i doveri che spettavano ad un cristiano vero verso il suo Signore e verso il suo prossimo, e cominciai una vita di amore, una vita veramente nuova. La carità, l’umiltà, la generosità, la semplicità, la purezza mi innamorarono e desiderai di praticare queste virtù. Tutto un nuovo mondo di luce e di bellezza mi si aprì dinanzi come se fossi nata di nuovo. Presi, come anche oggi faccio, a sorvegliare me stessa, a studiare il mio carattere, vincendomi dove credevo opportuno, aiutata, spronata, guidata dal Direttore spirituale che Dio mi ha assegnato. Cominciai a sostenere dure lotte con me stessa, vincendo il mio amor proprio, facendo delle mortificazioni, dei piccoli sacrifici per il Signore che gli offrivo con tutto il mio cuore. Lavorando così sopra di me, sacrificandomi, abbattendo in me tutto ciò che non vedevo giusto e retto, credo di essere giunta quasi vicino all’altezza a cui era giunta quella giovane di Gesù, benché la mia vita sia diversa, dalla sua, data la malattia. Ora, a pensare solamente che ci sono giovani predilette da Gesù, sento salirmi un nodo alla gola: «Signore fate che anch’io sia tutta, tutta per voi. Fate che tutti vi conoscano, vi servano, vi amino, ma fate che io sia quella che vi ami di più; il mio cuore arde d’amore per voi; anche me benedite, anche sopra di me vegliate, anche me accarezzate».

Null’altro desidero se non di piacere a Dio, di fare la sua volontà, di accrescere la sua gloria. Nulla mi attira se non di amare e di servire sempre di più il Signore.

Nulla faccio, se non è per il Signore, senza offrirlo al Signore per Lui stesso. Non incomincio nulla, senza lodare il Signore, non finisco nulla senza ringraziarlo.

Tanto in mezzo al dolore come in mezzo alla gioia e al divertimento, il mio pensiero è per Lui, e poche sono le volte che passano dei minuti senza che il mio pensiero voli al mio Gesù. Sento che il mio cuore è totalmente staccato da tutto ciò che è terreno ed umano e solo palpita d’amore per Gesù, di un amore grande, sincero ed anch’io certe volte ripeto le stesse parole di s. Teresa: «Se non esistesse il Paradiso vi amerei lo stesso, o Signore, di pari amore; se non esistesse l’inferno temerei lo stesso di offendervi». Sì, l’amo il mio Gesù, l’amo di un amore intenso. Egli è tutto per me: la mia felicità, la mia gioia, la mia ricchezza, tutto, tutto. Non vorrei posseder nulla, per posseder tutto il Signore, vorrei essere da tutti dimenticata, non conosciuta, non amata, per essere solo ricordata, amata, conosciuta dal mio Gesù. Vorrei che la mia vita consistesse in una continua offerta di sacrifici, di dolori, di sofferenze, per coprire di rose il suo cuore. Tutto mi è egualmente caro e bello. Anche nei miei piccoli dolori, trovo la gioia e sento che l’animo mio si purifica e gode. In ogni cosa, scorgo la bontà infinita di Dio. Certe volte, sento che il Signore mi è vicino vicino, che mi conforta, che mi consiglia, che mi parla infondendo nel mio cuore la sua bontà. Una soavità tutta nuova provo quando dico le mie orazioni. Sento che l’animo mio sale su, su, su nelle sfere celesti sento che il Signore mi ascolta, e quando gli chiedo che sua voglio essere, che per Lui solo voglio vivere, anche se ciò mi costerà dolori e sacrifici, sento come se mi sorridesse, come se mi accarezzasse. Nella mia piccola vita, nel mio piccolo mondo tutto è bello, perché tutto è del Signore, tutto è semplice e puro.

Tutto un inno di lode, sale a Dio dal mio cuore ed una contentezza continua, quasi, inonda l’anima mia. Ma più buona vorrei essere, vorrei liberarmi da tante miserie che scopro continuamente in me. Vorrei essere più forte nelle tentazioni, nelle mie lotte e non dimenticare nei momenti più brutti, il Signore. Vorrei essere più caritatevole, più generosa, più buona, più del Signore. E… “Dio, voi che tutto conoscete in me, voi che sapete tutto quanto mi occorre e mi abbisogna, datemi tutto: luce, forza… tutto; affinché anch’io possa essere la vostra piccola rosa, il vostro piccolo fiore, per voi stesso Signore”.

 

⫸N° 2      <IL SANTO DEI SANTI>

Cara mia Gina

Era tanto tempo che aspettavo la tua lettera e finalmente, questa mattina vedendola, mi si è aperto il cuore. Questi giorni, ho pensato male di te; dicevo: «Forse non l’avrà gradita, forse non vorrà rispondere alle domande che le ho fatte, forse non le sarà piaciuto l’argomento che ho trattato? Ma…». Quale gioia Gina mia ho provato nel vedere che anche tu ami il mio e il tuo Gesù!

Ho letto rapidamente fino in fondo e subito ho voluto risponderti. Tu non sei dunque come quelle che offendono, che dimenticano, che fanno soffrire il mio Gesù; ma tu lo ami, perché tuo padre, perché è il tuo Signore, perché Egli ti ha data la vita; tu riconosci la sua infinita bontà! Oh, come provo piacere Gina mia nel saperti così! Sai perché? Perché il mio Gesù è contornato da un’anima buona che prima non conoscevo bene, poi perché anche tu puoi gustare quella serenità, quella pace, quella gioia che io gusto quando sono in chiesa vicino al mio Gesù, al mio unico tutto.

Tu ti chiedi che cosa hai fatto al mondo per meritare un castigo sì grande, tu ti chiami disgraziata. No, se tu soffri, è segno che il Signore ti è più vicino, ti vuol bene.

Gesù è venuto in questo mondo per soffrire per noi e noi dobbiamo essere in questa terra per soffrire per Lui. Egli è il santo dei santi, perché più di tutti ha sofferto, la Madonna è la regina dei santi, perché ha tanto sofferto e i santi sono santi perché anche loro hanno sofferto.

Guarda, trovi tu nessun santo che non abbia patito, che non abbia portato la croce, e che abbia solo goduto? No, cara, nessuno, perché come Gesù ha portato la croce; Egli poi che era Dio e che quindi poteva evitare tutti i dolori; anche noi, se siamo veramente i suoi seguaci, i suoi figli, dobbiamo portare la nostra croce. E solo la croce è la via del Paradiso, cara. La croce si trova nella vita, e purtroppo, la vita si trova nella croce. Dio, il nostro padre buono ce la porge come medicina per guarirci, come corona di rose per adornarci il capo, come sigillo per dirci che siamo suoi figli. La sofferenza, cara, è una grazia speciale che Dio dà a quelli che Egli crede più buoni e più cari a Lui. Quindi, se Dio tifa soffrire, è segno che ti vuole eleggere sua amica, sua compagna, sua sposa. Noi ci diciamo disgraziate quando soffriamo perché non comprendiamo, non conosciamo bene la religione e quindi, cara, dobbiamo pregare tanto tanto tanto il Signore che c’illumini e che ci faccia così soffrire con pazienza, con rassegnazione, con gioia.

Sì, Gesù ci porge la croce come medicina per guarire il nostro spirito ammalato, coperto da tante ferite che sono l’amore per le cose terrene, l’amore alla vanità. Quando tu soffri, non ti senti più vicina al tuo Signore, Egli che ha sudato sangue, che è stato battuto a morte, che è stato coronato di spine, che è stato crocifisso e beffeggiato per te? Santa Teresa diceva: «O patire o morire», perché ella, ardendo d’un amore infinito per Cristo, voleva soffrire come il suo sposo per rassomigliare meglio a Lui. Su dunque, via, soffri con più rassegnazione e pazienza e tutto offri al Signore; poiché la croce, cara, anche può essere per noi la via dell’inferno e del Paradiso. Pensa però: «Se ti hai pio curato da te questo dolore, e allora…». Rifletti. Sarò noiosa, vero? Ma così mi detta il mio cuore.

Non dubitare che mi ricorderò di te nelle mie orazioni, tu pure prega tanto tanto tanto. Sii forte dunque e pensa che bisogna andare sempre avanti, avanti; non fermarsi mai su cose che a nulla possono servire per accrescere la gloria al Signore e che non servano a nulla per il bene dell’anima nostra. Come sarei felice conoscerti sempre più, Gina mia, per guidarti sempre di più per quella via che rende felici e contenti! Scrivimi e a lungo: dimmi i tuoi dubbi, i pensieri che ti passano per la mente, tutto ciò che desidereresti, in una parola: se tu nessuno hai che ti possa comprendere, sfogati con me ed io sarò per te il conforto, quella che ti aiuterà a portare la croce. Sii forte.

Ti bacio e ti saluto con affetto.

Tua Paola Renata Carboni

Fermo, 26 marzo 1923

 

⫸N°3  <RIFUGIATI DENTRO IL SUO CUORE>

Carissima Gina

Finora non ho potuto fare nulla per te; ma spero in seguito. Non dubitare che appena potrò avere l’occasione, tutto dirò e così potrò scriverti i consigli ricevuti. Tu intanto prega tanto tanto.

Il Signore non ti abbandona, sai! Però, se tu vuoi che ti aiuti, devi essere più, più accostata alla religione; perché te lo dico proprio per esperienza, essa è il nostro miglior conforto nella vita, è il nostro rifugio sicuro. Essa ci fa essere sempre sereni, non ride sopra le nostre cose, non ci disprezza, non ci lascia il cuore vuoto come le altre cose: «divertimenti, amori»; ma solo ci aiutai ci guida, ci consiglia. Guarda; non hai fatto mai caso che quelle ragazze che ne sono lontane si trovano sempre scontente, strane, mentre quelle che veramente amano il Signore sono sempre serene e sono capaci di passare tutti gli ostacoli che ci si presentano nella vita?

Proprio questi, giorni a Fermo, una giovanetta, che conduceva una vita di lusso piuttosto, e che troppo viveva in mezzo ai giovani i quali ci scherzavano, la portavano in giro; ha finito col dire che quella vita che conduceva, troppo le lasciava il cuore vuoto e quindi ha deciso di ritirarsi a casa e di servire così il Signore il quale invece ci riempie sempre il cuore di dolcezze e di amore.

Quindi, tu specialmente che sei iscritta al Cuore di Gesù, rifugiati dentro il suo Cuore, abbandonati nelle sue braccia e digli che Egli ti guidi, ti consigli, allumini e Gesù a tutto penserà.

Quindi alla domenica va sempre a messa, perché non andarci fai, pensa, un peccato grosso ed è per te ancora più grosso, perché tu, pur sapendo di peccare, non ci vai.

Non sai che la Messa è la cosa più gradita a Dio? Non sai che nel momento dell’elevazione Gesù muore nuovamente per te sulla croce? Tu dovresti andarci tutte le mattine, invece…

Su via dunque, ora sii meno ingrata, meno avara con il tuo Gesù. Io pure pregherò per te, così sarai esaudita maggiormente nelle tue preghiere. Fa’ spesso la Comunione, tu che puoi, e così, quando avrai Gesù dentro al tuo cuore, raccontagli quanto soffrì, quanto ti trovi impicciata e pregalo, pregalo che ti aiuti tanto tanto. Egli ti esaudirà poi, perché tu non sei cattiva. Bada però che il Signore tutto vede e sa; quindi se tu qualche volta hai contribuito a fare accendere questo amore per te in Torquato, se tu ti sei accorta che Torquato, anche quando era in casa, amava te e tu non hai detto nulla a tua madre, allora… Cara: «Chi è causa del suo male, pianga se stesso».

Ma il Signore è tanto misericordioso e quindi sempre ti aiuterà. Sta’ tranquilla e prega, prega.

Tua Renata Carboni

Fermo, 17 aprile 1923

Scusa se ti ho scritto con il lapis e nella carta di questo quaderno (Rispondi e presto).

 

⫸N° 4  “<CON LA DOLCEZZA SI OTTIENE TUTTO>

Mamma cara

Ho avuto gli ombrelli e il tuo biglietto da Peppina e ti ringrazio. Gli stivali di Paolo li ho fatti aggiustare e ancora li può portare.

Da Rigo mandami le patate; di noci ancora ne ho abbastanza. Ena desidererebbe un altro po’ di pizza e così anche Paolo. Le uova se me le mandi, sono contenta perché mi fanno sempre comodo, le mele le ho quasi terminate e così pure la marmellata. Ti ha scritto niente Peppina?

Come state? Aspetto papà per fargli una predichina e spero che le mie parole gli facciano bene, perché Pia e anche Peppina mi hanno detto che è strano con te e con Pia. Sarà un periodo che passerà mamma mia, tu lo conosci e non ti devi intristire. Con la dolcezza si ottiene tutto e, tacendo e lasciando fare, tutto passerà. Noi stiamo tutti bene, Paolo non ha fatto più inquietare Ena; ma è sempre tanto diavolo e disordinato.  A poco a poco si cambierà, io lo lascio fare e cerco di prenderlo sempre con buone. Di’ a Pia che oggi, mentre ero a scuola, è venuto un uomo che Ena non ha saputo riconoscere, il quale le ha domandato se c’era Pia, dove stava e che le dicesse che era venuto il suo sposo e che stesse contenta, perché le vuole tanto bene. Ena crede che sia stato Martini di Macerata.

Sei più uscita? Se vai dalla signora Laura, dille che ho ricevuto la sua cartolina. Dal contadino ti rimanderò l’ombrello rotto.

Tanti saluti a Pia, a Valeria a Nannina e a te e a papà tanti baci con tutto l’affetto sempre.

Tua figlia Renata

14 luglio 1923

⫸N.5  <ROSE E SPINE>

Molto Rev.do don Chiavari Nazzareno

Avevo pensato di venire a confessarmi mercoledì, dovendo recarmi a Fermo per la lezione di musica; ma poi mi sono ricordata che il treno arriva alle ore 8,45 e quindi lei a quell’ora è già uscito dalla Chiesa. Io vengo sempre a Fermo il sabato e il mercoledì ed arrivo sempre con il treno delle 8,45; come potrei fare per confessarmi da Lei? Potrei venire al Duomo? E qual è il suo confessionale?

Sto scrivendo, eppure mille e mille pensieri mi si affollano nella mente e mi fanno persino smettere di scrivere per ragionare con la mia testa e cadere poi nella melanconia, certe volte, tanto grande. Mille questioni, mille ostacoli mi si presentano dinanzi che vedo di non poter sormontare con la mia forza, ed allora invoco l’aiuto delta Madonna, della Mamma mia.

In questa lotta continua, un solo pensiero mi tiene sollevata, quello di abbandonarmi tutta a Gesù, di essere tutta, tutta sua. Lo prego sempre nelle mie orazioni che mi faccia restare su questa terra solo per amar Lui, che mi faccia esistere per essere solo buona a qualche cosa che possa sollevare il suo Cuore afflitto.

Oh, se potessi vedere il mio Gesù amato da tutti! Se potessi toglierGli dal Cuore quella corona di spine e mettere al suo posto una corona di rose! Ma penso che sono cattiva e che purtroppo a quelle spine io ne aggiungo tante e tante altre. Spero però, con l’aiuto della Madonna e di Gesù, di divenire buona e di correggermi dei miei difetti.

Da un po’ di tempo in qua, chiedo al Signore una grazia speciale: quella di essere la sua piccola missionaria. Adesso, nella famiglia e poi, quando sarò grande, di andare lontano lontano, là dove Gesù non è conosciuto e quindi non amato. Questo pensiero tante volte mi tiene occupata e quando sono là, in faccia al mare, penso a quel giorno che lo attraverserò per andare in terre sconosciute, penso alla gioia che proverò, quando un’anima sola, magari, avrò riportato al mio Gesù; gioia grande, poiché penserò al Suo Cuore amato da un’anima di più e quindi più contento.

In questi giorni però non sono stata buona; sono stata impaziente, sgarbata; ho avuto poco rispetto per la sorella maggiore e tante altre cose che mi pesano sulla coscienza, e non vedo l’ora di confessarmi per ritornare pura, serena ed attingere dalla confessione maggiore forza per vincermi di più, tanto di più.

Ieri mattina ho dato uno sguardo indietro e ho visto che prima aveva più garbo con le sorelline ed insegnavo loro tante cose buone ed ora invece più nulla. Subito però ho pensato che avevo mancato alla promessa fatta, ossia quella di essere la piccola missionaria della mia famiglia e quindi mi sono rimessa subito all’opera. La sorellina, quella di due anni, ama Gesù nella sua espansione di bimba, manda a Lui tanti baci e Gli chiede di essere buona. L’altra invece, di sei anni, ha già imparato il Pater e l’Ave ed il Credo, e così dice sempre le sue orazioni alla sera e alla mattina. Io e l’altra sorella andiamo sempre alla Messa alla domenica, e il babbo e la mamma non ci dicono più nulla. Anche questa è una grazia che il buon Gesù ci ha fatto. Oh, Egli è tanto buono e noi invece tanto cattive! Mi raccomando alle sue orazioni, anche per i miei genitori e fratellini. Le invio il mio indirizzo poiché, se lei ha la bontà di rispondere, può inviarmi la sua liberamente quaggiù. Presso Elisa Silenzi, Via Cristoforo Colombo 31. Mi perdoni della libertà che mi sono presa.

La ossequio.

Dev. ma Paola Renata Carboni

Porto S. Giorgio, 20 luglio 1923

 

⫸N°6    <NON CREDERE CHE IO SIA UNA SANTA>

Maria mia cara

Non dirmi che sono beata perché mi diverto; poiché la gioia non si trova sempre nel divertimento. Per esempio le anime pie, grandi trovano la vera gioia nel dolore, specialmente perché soffrendo, possono offrire tutto al loro sposo, al loro Gesù. E tu, per esempio, se ogni piccola azione, ogni pensiero, qualunque opera la offri a Gesù, al tuo Gesù che tutto ti ha dato, che tutti i suoi dolori ha offerto al Padre per te, sentirai gioia grande che ti farà godere di una felicità profonda, perché allora potrai pensare al tuo Gesù contento di te, poiché solo allora camminerai sulla via della perfezione, della semplicità, della virtù in cui si trova appunto la gioia di cui ha bisogno il cuore.

Offrì al tuo Gesù, dei pensieri gentili durante la giornata, offrì a Lui dei piccoli sacrifici, fa’ per amor suo delle rinunce, vinciti nelle tue passioni, scansa tutto ciò che è terreno per vivere solo per Lui, ed allora sentirai la gioia che desideri e ti brillerà negli occhi come negli angeli che circondano Gesù, perché è una gioia pura, bella, la gioia che non finisce mai; ma che fa godere sempre più.

Quando condurrai questa vita retta, pura, allora non desidererai più di morire, perché allora anche i dolori ti sembreranno leggeri, sopportabili e ti sentirai forte ad affrontare qualunque lotta della vita.

Tu prega il Signore che t’illumini, che ti dia forza e così potrai essere felice.

Cosa hai detto di me ai tuoi? Non credere che io sia una santa, sai? Io amo il mio Gesù nella mia spensieratezza di fanciulla ancora, lo amo nella gioia come nei piccoli dolori che rattristano il mio cuore. L’amo offrendo a Lui tutto e cercando di non offenderlo; ma di amarlo sempre più.

Lascio perché ho già scritto molto. Saluta e ringrazia per me i tuoi e tua zia e a tanti

tanti baci affettuosi.

Tua Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 24 settembre 1923

 

⫸N°7    «GIOIA GRANDE PER LA SUA GLORIA»

Padre

Sono di nuovo in preda a disturbi e fastidi che non mi permettono di andare a scuola, né di studiare. Bisogna che stia a letto, dato anche che non mi va di mangiar nulla. Sono contenta però e, anche dal letto, adoro ed amo il mio Gesù. A Lui tutto, tutto offro e, nella pace dell’animo mio, prego. Non so se resterò a Fermo, quando potrò riprendere le mie occupazioni. Preghi per me, Padre, che Dio mi dia forza e che tutto possa sopportare, non solo con rassegnazione, ma con gioia, con gioia grande per la sua gloria.

Dovrei farmi l’operazione; ma papà non ne vuol sapere e spera che, col tempo, possa guarire. A me non importa; mi piego dinanzi alla volontà del Signore e tutta a Lui mi offro: «Sia fatto di me secondo la Sua volontà». Nulla mi preoccupa, Padre, se non altro che piacere a Dio e far ciò che a Lui piace. Mi benedica e mi perdoni della libertà che mi ho preso.

Dev. ma Paola Renata Carboni

Fermo, 25 ottobre 1923

 

⫸N° 8      <LA PIÙ BELLA VIRTÙ>

Buon Padre

Mi trovo a casa, poiché i soliti disturbi di stomaco non mi hanno permesso di ritornare a Fermo dopo questi due giorni di vacanza. Ora sto meglio; ma non bene. Spero però di rimettermi e di ritornare presto a scuola. Il giorno di Tutti i Santi, per grazia del Signore, sono potuta andare a Messa e sono stata tanto, tanto contenta, poiché erano quasi quindici giorni che non entravo più in chiesa. Lei non può mai immaginare la gioia che io provo, quando entro nella casa del Signore.

Quanta serenità, Padre, quanta gioia provo nell’amare il mio Gesù! Come me lo sento vicino quando soffro con lo stomaco, ed io con quanta gioia offro a Lui i miei disturbi, i miei dolori! Quella sera che mi misi a letto con la febbre, esultavo di gioia poiché pensavo: potrò offrire tutto a Gesù, e cercavo di essere buona, quieta, paziente ed accontentarmi di tutto, perché a Gesù fosse più gradita la malattia che Gli offrivo.

L’altra sera, a letto, feci l’esame di coscienza sulla purezza ed ho trovato che anch’io certe volte con leggere dei libri mi sono fermata su dei pensieri cattivi e qualche volta sono stata anche sul punto di abbandonare la vera via, sia col contatto avuto con delle compagne cattive, sia con i discorsi sentiti, con degli spettacoli visti, sia con i libri che avevo letto e leggevo. Però tutto ciò senza che ci stesse l’ombra della mia volontà. Ho chiesto perdono a Gesù e l’ho ringraziato d’avermi salvata. Sento ora che il mio cuore è puro e una gioia m’invade. Ho tanta tanta tanta paura, Padre, che l’anima mia si macchi per sempre. Scanso ogni discorso, ogni libro se non è cristiano, ogni pensiero se non è per il Signore. Temo tanto, e prego sempre Gesù e Maria che pii liberino da ogni cosa che possa rendere impuro il mio cuore. Piuttosto vorrei soffrire, morire, che rendermi impura per sempre. La Purezza è stata sempre la virtù che più mi è piaciuta e sempre sono stata attenta. Se qualche volta sono caduta, fermandomi su pensieri impuri, solo è stato per mancanza di forza, perché certe volte l’animo mio è debole. Ora però non ho nessuna compagna cattiva, solo ho un’amica che lei certamente conoscerà. Da tutto ciò che ho saputo di lei e dalla sua conoscenza, ho potuto constatare che ella non è profondamente cristiana, ed io appunto ho preso a volerle bene per l’unico scopo di farne un po’ in lei. Ella fa a me tutte le confidenze, mi apre interamente l’animo suo, ed io l’aiuto, la conforto. Però è un carattere difficilissimo, ad ogni piccola cosa s’inquieta, s’irrita, manda delle imprecazioni. In collegio tutti la disprezzano per il suo carattere, non va d’accordo con nessuno; a scuola è sempre strana con tutti, anche con me. Bisogna accontentarla in tutto, altrimenti s’inquieta. Se, per caso, io la contraddico in qualche cosa, sono sicura che s’inquieta e dice che il mio affetto per lei è finito. Tutto ciò, non è colpa sua; ma è appunto il suo temperamento, che è molto nervoso; il suo carattere, che non è buono.

Sono tre anni che siamo amiche, ed io quanti sacrifici ho fatto per essa, quante mortificazioni mi sono prese, quanti rimproveri! Anche queste vacanze mi ha scritto e mi ha così raccontato dei suoi amori per dei giovani, specialmente per uno. Un amore sfrenato proprio; dalle lettere sembrava pazza, tanto che mi diceva che, una volta o l’altra, avrebbe commesso qualche cosa di grave. Io ho sempre cercato di calmarla, di farle conoscere la impossibilità di ciò che voleva, poiché quel giovane era già fidanzato; ho cercato di far nascere nel suo cuore un amore più puro, più santo: quello per Gesù.

Ora, sembra calmata; ma, di tanto in tanto, si riaccende in lei la passione cattiva. È bene che ella sia con me così aperta? Posso io continuare così con lei, o debbo cambiar metodo? Mi guidi, Padre, perché anche questo, per la mia mente piccina, è un problema; e temo appunto che io, troppo debole, abbia a cadere nell’impurità. Il mio cuore è stato sempre per Gesù, e per Lui solo voglio conservarlo.

Poco fa mi ha scritto che, quest’anno, vuole stare assolutamente vicino a me di posto nella scuola, ed io le ho risposto di sì, dicendole che quest’anno ci saremo ancora volute più bene, ci saremo aiutate a migliorarci, a renderci sempre più buone, più accette a Dio. Anzi, le ho detto che, se essa riuscirà a vincersi nelle sue passioni, ameremo insieme il Signore, il quale benedirà la nostra amicizia e ci farà ancora più sue. Io prego per lei il Signore che appunto le dia forza e luce. Però, chissà, ad esserle vicina, temo tanto di cadere anch’io. Mi aiuti, Padre, mi consigli, mi dica come debbo comportarmi con essa, per mantenere sempre il mio cuore puro e per far sì che anche il suo ci diventi.

Siccome so che lei è il confessore del collegio, le raccomando caldamente la sua anima che è stata più volte sull’orlo del precipizio. Cerchi, Padre, di guidarla per la retta via. Ella è una donna e ciò è ancor più brutto; perché se si acquista un nome cattivo, è finita. Invece, come sarei contenta e quanto lavoro perché non si lasci trascinare dalle sue idee cattive, dai suoi nervi!

Credo che torni a Fermo lunedì, così venerdì potrà confessarsi da lei. Mi ha promesso che le avrebbe detto tutto, tutto, tutto: veda un po’ di scuoterla. Anch’io avrei bisogno di confessarmi e di fare la santa Comunione, che desidero ardentemente; ma quest’anno mi è ancora più impossibile, sono ancora più prigioniera. Il buon Gesù mi aiuterà, penserà Lui alla mia anima, non è vero? Nella mia prigione, però trovo gioia e contentezza, poiché sento Gesù più vicino a me, ed io l’amo con tutto il mio cuore. Gli parlo di me, iella mia famiglia e sento come se mi rispondesse, mi confortasse. Com’è bello vivere per il Signore! Quanta serenità, quanta pace, quanta contentezza provo nell’offrirgli le mie azioni e le piccole rinunce che faccio per Lui.

Se non potessi venire al mattino alla Chiesa del Gesù s nemmeno al Duomo, potrei venire qualche volta al Duomo il dopo pranzo alle quattro? Se la incomodo e che lei non potesse, me lo dica. Aspetto con ansia la sua risposta e, se lei può, la prego d’inviare la lettera presso il signor Maricotti, Corso Cavour n. 41, Fermo, perché io forse tornerò mercoledì, così, non essendo io a casa, potrebbero aprirla.

Mi perdoni la libertà che mi sono presa. La ossequio e chiedo la sua santa benedizione.

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 3 novembre 1923

 

⫸N°9   <COMBATTO FORTE>

Buon Padre.

La lotta in me si fa sempre più forte e scrivo per farle conoscere tra quali sentimenti si dibatte la sua piccola figlia spirituale.

Ecco: sono l’orgoglio e l’umiltà. Chi vincerà? Sono piena di confidenza e di gioia.

Il demonio mi suggerisce: «Volevi salir tanto l’arduo monte della perfezione ed invece dovrai rimanere lì, ai suoi piedi, nella tua imperfezione», e mi tormenta, facendomi tornare in mente ogni parola detta, ogni mia cosa fatta in presenza delle creature, per farmi preoccupare del loro giudizio.

Soffro, Padre, sì, soffro; ma combatto; combatto forte, con la forza che mi dà il Signore. Caccio indietro ogni pensiero e ripeto a Gesù: «Gesù, se a Te piace farmi rimanere nella mia imperfezione e nella miseria in cui mi trovo, fa’ pure come vuoi, basta che il tuo Cuore trionfi e sia amato!».

Padre, il desiderio di vedere amato e glorificato Gesù è vivo in me e, se anche a Gesù piacesse mandarmi all’inferno, pur di vederlo amato, ci andrei. E il mio piccolo cuore combatte e tanto! Oh, sia di me quello che a Gesù piace!

Mi aiuti, Padre, preghi per me e forse quando il demonio si sarà ritirato, mi sarà dato vedere Gesù più glorioso, per la vittoria riportata.

La ossequio e chiedo la sua santa benedizione.

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 12 novembre 1923

 

⫸N°10      <AMORE SEMPLICE E PURO>

Cara Maria

Ho ricevuto la tua letterina giuntami ieri. Cosa fai? Come passi le feste? Gli auguri miei per te sono a mille a mille. Attendo una tua, dove spero mi dici del consenso che i tuoi ti hanno dato. Spero che il Signore voglia che sia di sì. Questi giorni ho pregato il buon Dio per te dicendogli che se quell’anima che tu ami è un’anima buona veramente, e se, dall’unzione tua con lui, ne viene un bene per l’anima tua e per l’anima di lui, allora che facesse essere contenti i tuoi. Prevedendo poi che i tuoi acconsentissero, ho pregato: «Signore, fa’ che il suo amore sia semplice e puro». Maria, sì, se i tuoi acconsentono, fa’ che fin da principio il vostro amore sia puro per conservarsi così tutto il tempo che vivrete insieme.

L’unione di due anime che si amano di un amore semplice e puro è benedetta da Dio. Amalo sì, mafia’ che il tuo amore sia moderato, sia semplice. Sappi frenarlo quando vedi che troppo arde in te, non ti abbandonare mai ai tuoi slanci e non ti attaccare mai troppo a lui. Dirai che faccio sempre prediche, non è vero? No, Maria, ti dico di fare quello che farei io stessa, se fosse lo stesso per me; affinché sii sempre contenta e serena. Ti parlo secondo le mie idee, ti parlo d’amica, perché per me l’amicizia consiste nell’aiutare l’amica, esporle delle idee che a me sembrano giuste, aiutarla nelle sue cose, nei suoi bisogni, dirle ciò che è buono, bello, affinché anch’essa sia contenta come lo sono io, e quanto lo sono io. Tu dovresti fare lo stesso con me, parlarmi dei miei difetti, dirmi ciò che a te non sembra giusto, ecc.

Fa’ per me gli auguri ai tuoi di casa e a te infiniti baci affettuosi.

Tua Paola

Grottazzolina, 19 aprile 1924

Saluti da Pia.

 

⫸N° 11    <ANCHE NELLA MIA LOTTA, L’AMO E L’ADORO>

Padre

Sono a letto di nuovo dove dovrò stare per un mese, sperando che col riposo e col fare la cura che ora sto facendo, possa rimettermi.

Preghi tanto per me, Padre, perché oltre al male fisico, sto passando un periodo di prova e quindi di lotta per l’animo mio. Preghi, affinché possa essere vincitrice per Gesù; perché Dio mi dia forza, perché possa sopportare il mio male con generosità, con rassegnazione, con gioia, per Gesù.

Io cerco sempre di essere il piccolo apostolo del Signore, apostolo di pace, di amore, di carità e, pensando che ora, oltre ad essere la piccola prigioniera del Signore, sono anche la Sua piccola sacrificata, sento gioire il mio cuore; perché amo tanto Gesù. Offro i Lui ogni mio piccolo dolore, ogni mia piccola cosa, come tante rose che penso vadano a coprire il suo cuore divino e, anche nella mia lotta, l’amo e l’adoro, chiedendogli tutto quanto abbisogna al mio animo debole. Anche quest’anno, Padre, sono stata promossa ed è stata per me una grande soddisfazione, iati tutti i sacrifici, tutti gli sforzi che ho fatto per studiare. Nonostante il desiderio di avere una sua, l’avviso di non rispondere, perché, ora che sono a letto, temo che il babbo prenda la posta; sono sicura che questa mia le giunge e ciò mi basta,

La ringrazio anticipatamente delle sue preghiere e la ossequio.

Mi benedica.

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 30 giugno 1924

 

⫸N° 12  <UNA PICCOLA LUCCIOLA NELLA NOTTE PROFONDA>

Buon Padre

Essendo cresciuta la mia debolezza, sono dovuta rimanere a letto in questi giorni e non so se, mercoledì, mi sarà possibile venire. Se sapesse che sete ho di Gesù!  L’ultima comunione che lei mi ha permesso di fare, mi ha messo una sete ardente; ma non potendo far nulla, offro a Gesù il mio povero piccolo cuore vuoto. Se sapesse come è stato dolce e soave l’incontro con Gesù, dopo tanto tempo che non lo ricevevo! Egli non ha lasciato, come tante volte, il mio piccolo cuore arido, nascondendosi; ma mi ha tutta inondata della sua dolcezza ineffabile che ancora permane nell’anima mia. Il mio povero cuoricino affamato era interamente soddisfatto; ma Gesù presto è scomparso ed il mio cuore allora è tornato nella fame. In questi giorni solo di amarezze e di angosce si è nutrito. Oh! mille piccole pene mi hanno circondata! Mi vedo come una piccola lucciola nella notte profonda: ma, pur angosciata, amo con tutto l’ardore il mio Gesù e lo ringrazio di cuore di avermi così posta, di vivere così nascosta per Lui.

Nessuno infatti può conoscere, Padre, i palpiti del mio cuore; solo Gesù li sente ad uno ad uno, poiché tutti glieli offro. Tutti mi ignorano ed io vivo felice all’ombra del buon Dio. Quando la nebbia fitta, certi momenti, circonda anche la piccola lucciola del Signore, allora la vista del bel cielo mi attrae e mi rapisce. Come m’è dolce, Padre, alla sera, trattenermi qualche minuto alla finestra della mia cameretta a guardare il cielo stellato! Mi sento trasportata lassù, mi sento circondata dagli Angeli che cantano con me le lodi al Signore e mi sembra di appartenere già al Cielo.

Gesù poi non mi lascia oziosa; delle piccole lotte, delle prove mi tengono occupata e certe volte il Signore vede ben chiara tutta la mia debolezza. Oh! come vorrei essere più, più avanti in tutto, come vorrei fare di più per il Re del mio piccolo cuore! Ben nulla sento di fare e sconsolata, certe volte, offro a Gesù tutta la mia incapacità. Quanta, quanta pace! Penso di offrire al Signore ogni mio passo, ogni mio palpito, ogni mia pena, ogni mia più piccola cosa, perfino la mia stessa debolezza e quanta dolcezza sperimento certe sere, pensando a Gesù coperto di quelle piccole rose che ho saputo cogliere durante la giornata! Ma lo ripeto sono poche, assai poche; come vorrei che fossero di più! Mercoledì, avendo dovuto rinunciare di stringere Gesù a me, ho detto che volevo raddoppiare le rose per riceverlo così mercoledì venturo, e subito me ne ha offerto l’occasione. È con me quella compagna che mi è assai attaccata e la sua compagnia, benché cara, mi è un dolce martirio per tante piccole cose e mi serve per esercitare la carità. Come vorrei parlarle a lungo di questa mia compagna! Come vorrei ancora dirle dell’anima mia, confidarle tante piccole cose che sempre mi sfuggono e non lasciarle nulla all’oscuro! Ma qui mi è impossibile e, se a Gesù piacerà, appunterò in iscritto le mie cose per portargliele, se lei vuole, quando mi sarà possibile. Preghi sempre per me, Padre, perché mai offenda il Signore: ma, amandolo, possa sempre più inoltrarmi nei Suoi sentieri profumati.

Chiedendo la sua benedizione, la ossequio.

Dev. ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 12 luglio 1924

 

⫸N° 13  <GESÙ NEL CUORE>

Padre

Mi ero quasi rimessa ed oggi invece risento in me qualche disturbo che mi fa temere. Nonostante però, mi sento meglio e spero di lasciar presto questa mia vita di riposo, per poter tornare a fare la mia vita attiva di prima. Domenica scorsa sono tornata per la prima volta a Messa dopo tanto tempo che non entravo in chiesa. Il buon Gesù mi ha aiutato anche questa volta e mi ha dato forza sufficiente per tutto sopportare con pazienza e serenità. Qualche volta, una malinconia profonda quasi cercava avvolgere l’animo mio, se con uno sforzo non avessi cercato di ricacciarla indietro. Ora un desiderio grande è in me: quello di stringere Gesù al mio cuore, ma non so quando mai potrò soddisfarlo. Vedo che, per ora, non posso venire a Fermo, e nemmeno restare digiuna.

Lei preghi sempre per me, Padre, ed anche io la ricorderò nelle mie povere preghiere. Mi perdoni della libertà che mi sono presa e mi benedica.

Ossequi distinti.

Non risponda.

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 29 luglio 1924

 

⫸N° 14     <L’UNICA MIA GIOIA>

Maria cara

Perdonami se non ho subito risposto alla tua, ma devi scusarmi perché giovedì non ho avuto tempo e ieri, un po’ per mancanza di tempo e ancor più per il mio stato d’animo, non ti ho scritto. Con te non faccio complimenti. Capirai Maria, ieri, la festa della Madonna, della mamma nostra, non ho potuto fare la Comunione; e il desiderio grande prima, ieri poi nel sapere e vedere quelle anime che sedevano al banchetto divino, è divenuto immenso e quasi ho sofferto. Che vuoi, Maria! Quella è l’unica mia gioia, l’unica mia ricchezza, l’unico mio tutto! Ma reprimendo quasi in me quel desiderio, che diventava tristezza, ho sopportato ed offerto lo stesso con gioia, perché penso sono prigioniera come Gesù lo è là nel tabernacolo d’amore, continuamente per me.

Perché non sei venuta? Essere fermi in una cosa, aver carattere è bello, ma la troppa tenacità è male, sai? Sono contenta che ti sia messa a lavorare. Di’ la verità; c’è tutta una soddisfazione a lavorare, ti senti più gaia, senti meno vuoto intorno a te?

Ora vedi, sappi nobilitare il tuo animo per mezzo del lavoro, delle tue occupazioni; offri a Dio ogni tua piccola cosa, ogni tua gioia come ogni tuo dolore, ogni tua occupazione, persino il mangiare e il bere, ed allora a poco a poco il tuo animo si eleverà su, su, nelle sfere celesti e tutta la gioia, la serenità, la forza nel sopportare ogni contrarietà, tutto troverai. È come se Gesù volesse ricompensarti di ciò che tu offri al suo Cuore per la sua gloria, sentirai una contentezza ed insieme una calma inondarti l’animo. Vorrei scriverti a lungo su ciò, Maria, perché gustassi ciò che gusto io, perché provassi come la vita è bella, come è bello vivere per il Signore nella semplicità. In un’altra lettera, se tu gradisci e vuoi, continuerò: ora lascio perché se no non finirei mai, mai.

Stai bene? Io sto così così: questa mattina il cuore aveva cominciato a battere forte e in fretta come quella domenica, temevo la febbre; ma non m’è venuta e mi sono alzata. Spero di poter venire come tu desideri; ma… chissà… Saluta tutti tutti e a te un bacio caro.

Che la Madonna, di cui porti il nome, ti benedica da lassù, da dove ieri è stata assunta e faccia scendere sopra di te tante tante grazie.

Tua Renata

Fermo, 16 agosto 1924

 

⫸N° 15     <LA PACE DEGLI ANGELI>

Maria cara

Grazie delle tue preghiere, Maria, però guarda, non pregare per quello scopo per cui tu preghi; perché la Beata Teresa non potrebbe esaudirti, data la mia intensione contraria.

Se fossi sana, se stessi bene, che cosa potrei allora offrire al buon Dio? No, non credere che io soffra; la malattia mi è cara, Maria, perché per mezzo di essa posso offrire qualche rosa al mio Gesù, posso fare un po’ di bene per il suo Cuore divino, pur date le mie miserie.

Così vedi, offrendo al Signore ogni mio piccolo sacrificio, ogni mia piccola rinuncia, ogni mia piccola cosa, sono contenta, felice.

Cosa faresti tu per una persona se tanto amassi? Così sono io; vedi dunque che non devi pregare perché io guarisca; ma, se, secondo il tuo buon cuore, secondo la tua gentilezza, vuoi pregare per me, prega secondo le mie intenzioni. Io ti ringrazio della tua delicatezza, del tuo pensiero per me; ma le tue preghiere mi saranno così più gradite.

Se mi sarà possibile venire, come spero, mi porterò il lavoro, poiché in ozio non ci posso stare, così lavoreremo insieme. Ieri sono stata a lezione di musica ed ora studio per prenderne un’altra, dato che domenica dopo pranzo torniamo a casa. Ora, dato che a te fa piacere, continuo sul mio argomento; non so però se ti riuscirò noiosa, se saprò esprimerti tutto quello che io provo, tutto quello che gusto. Sarà difficile, in ogni modo provo con l’aiuto di Gesù, perché il desiderio, che tu gusti altrettanto e anche più, più di me, mi spinge. Dunque, vedi, Maria, tu disprezzi la vita, vorresti morire e ogni qual volta tu dici ciò a me, è per me un dolore sentirti, e vorrei in quei momenti farti leggere in me, darti tutta me stessa per farti gustare invece come la vita è bella, presa e vissuta nel suo vero senso. È vero, anch’io penso tante volte: quando sarà quel momento in cui un nuovo mondo di luce e di gioia si aprirà ai nostri occhi? perché il desiderio di trovarmi lassù tra le braccia paterne del buon Gesù è grande certe volte; ma ciò non significa disprezzare la vita come fai tu. No, vedi, Dio ci ha creati per amarlo, conoscerlo e servirlo, quindi in ciò deve svolgersi la vita del cristiano. Egli ci dice anche «date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Rifletti dunque e pensa: che è in noi che non è di Dio? Forse l’intelligenza, la salute, la mente, la facoltà di sentire e del pensare, l’abbiamo comperata noi? No, è Dio che ci ha dato tutto ciò, quindi tutto è suo. Di nostro noi abbiamo una sola cosa: la colpa. Vedi dunque che, secondo il precetto divino, noi tutto dobbiamo a Lui, per Lui dobbiamo vivere, Lui deve essere l’unico scopo della nostra vita. Di Dio e per Dio, questo è il vero senso della vita. Quindi a Lui dobbiamo offrire ogni nostra cosa, ogni nostra azione, ogni nostro pensiero. Tutto, perché tutto è suo.

Vedi quale grande dovere dobbiamo compiere verso Dio? E il cercare appunto di compiere questo dovere, più scrupolosamente che si può, deve essere lo scopo della nostra vita: e qui sta la bellezza della vita, la nostra unica felicità. Vedi poi, Maria, vivere una vita così, senza elevare le nostre azioni non c’è gusto, non c’è soddisfazione. Invece, prova appunto ad esclamare: Dio, per te questo lavoro, per la tua gloria questa azione, questo pensiero, questo tutto, e ti sentirai più elevata, sentirai che il tuo spirito meno soffre, dato che tende ad innalzarsi su, su nelle sfere celesti: sentirai che una nuova gioia, una continua contentezza t’invade.

Tu prova un solo giorno a vivere per il Signore così nella semplicità della tua vita ed alla sera, quando sarai a letto, ti sentirai cullata, accarezzata quasi dalla voce soave del Signore che ti ringrazia, che ti incoraggia a salire su per l’erta faticosa della vita, dicendoti che un premio ti aspetta, che Lui ti aiuta, facendoti gustare la pace degli Angeli. Vedrai allora, Maria, che tu sentirai quasi nausea della vita mondana, sentirai che il Tuo spirito, oramai giunto ad un livello più alto, non potrebbe più riabbassarsi; ma che ancora non gli basterà e sempre più in su, nell’infinito tende a librarsi. Allora, vedi, tutto è più bello e più grande, tutto ti sembrerà come rischiarato da una luce rosea. Scrivo senza accorgermi, quasi trasportata dalle ali del desiderio che tu salga come me, che tu non sia più infelice; ma contenta come lo sono io. Lascio però per questa sera, se no, non finirei mai: se vuoi continuerò; dillo però sinceramente. Vedi che letterona? Lascio ora però, subito subito, perché è tardi. Saluta tutti, tutti, e a te, augurandoti ogni grazia, ti bacio.

Saluti da tutti.

Tua Renata

Fermo, 20 agosto 1924

Della scuola ancora non si sa nulla.

 

⫸N° 16  <ATTIVITÀ DI GIOIA E DI ALLEGRIA>

Maria cara

Ti scrivo in fretta questa sera con la speranza di terminarla e d’imbucarla, perché mamma sta sola in cucina e bisogna che io l’aiuti.

Mi dispiace saperti così poco bene; ma spero che ora sia tutto passato, non è vero?

La posizione tua che mi hai descritto, non mi è affatto piaciuta. Non sembra anche a te che l’arte del fumare non spetta alle donne? Via, parliamo insieme: dirai: «Per una volta». No, che vuoi che ti dica? A me non piace, mi sembra che la donna nel fare ciò manchi quasi di quella delicatezza che le spetta. Forse sbaglio? E poi: perché sei ricaduta nella pigrizia? Via smuoviti, fa’ uno sforzo sopra di te, vinciti, mettiti a studiare. Non sei più una bambina e ci devi pensare. Perché perdere i giorni della tua giovinezza nell’ozio e nella pigrizia? No, vedi, sbagli, la giovinezza deve essere un’età di attività continua, di gioia, di allegria, in cui la volontà deve essere ferma. Mi parli della mia venuta; per quest’anno, Maria, è impossibile, io sto meglio; ma non bene e papà e mamma hanno detto che non starebbero tranquilli sapermi lontana.

Anche a me dispiace; ma quando si tratta di dar tranquillità al babbo e la mamma a tutto si rinuncia, non ti sembra? Quindi non ti crucciare, sii lo stesso contenta… Del resto ci è rimasto tanto poco per la scuola e ci rivedremo laggiù. Domani vado a Fermo per la lezione di musica e spero di sapere qualche cosa, in caso ti avviserò. I miei stanno tutti bene, grazie. Le zie come stanno? Salutale sempre e tutte per me e ringrazia zia (Aurelia) specialmente dei suoi inviti.

Lascio, Maria, perché come ti ho detto ho da fare. Augurandoti ogni tuo bene, ti lascio.

Renata

Grottazzolina, 11 settembre 1924

 

⫸N° 17 «<LA PICCOLA AMICA DELLA B. TERESA»>

Egregia Signorina

Rispondo alla sua tanto, tanto cara che ho gradito immensamente. La ringrazio del libretto e dell’immagine che mi ha inviato e di tutte le espressioni affettuose che ha avute per me. Anch’io sono devotissima della Beata Teresa del Bambino Gesù ed è già un pezzo che ricevo da lei continue grazie. Leggendo la sua vita ho trovato tante mie cose, tanti miei desideri, tante mie aspirazioni, ed avendo Gesù chiesto anche a me con insistenza che lo amassi tanto tanto, sono divenuta la piccola amica della B. Teresa, ed essa è la mia confidente.

Da un pezzo mi ha insegnato il totale abbandono e la immensa fiducia che debbo avere verso Dio e continuamente m’insegna ad amarlo, a divenir piccola per Lui; ed io l’amo Gesù, l’amo con tutte le forze della mia piccola anima.

Quale gioia e serenità si gusta, nell’esser piccoli per Gesù! Come si sta bene tra le sue braccia divine! Che gioia infinita si prova nell’amarlo!

Anche a me la B. Teresa ha insegnato a cogliere delle rose per il Signore e ad una ad una m’insegna a sfogliarle per Lui ed io colgo, colgo ed offro al Cuore divino di Gesù.

Anche qui a Fermo hanno fatto per essa una chiesina dove vado tante volte a chiederle ciò che mi manca e mi abbisogna per Gesù, ed essa mi aiuta, mi dà, m’insegna, e così, nella unione intima con la B. Teresa, amo e vivo per il Signore.

Della sua lettera smarrita non sapevo niente, e anche a me è dispiaciuto, perché le sue lettere mi sono sempre graditissime e sempre fanno tanto bene al mio animo.

Io prego sempre per papà e mamma e i miei fratellini e chiedo anche a lei per loro una sua preghiera. C’è Valeria, la più piccola, che ama in un modo speciale Gesù e per Lui ha spesso dei graziosi pensieri. Anche Ena, la penultima, ha imparato a dire le orazioni ed a offrire a Gesù delle piccole rose. Soltanto Paolo, che lei forse conoscerà, non vuol saper nulla di religione, ma non in lui, nel Cuore di Gesù spero e confido.

Peppina voleva scriverle, ma non so se potrà, dato che lo studio la tiene sempre occupata.

Anch’io quest’anno ho sempre tanto da studiare e spero di poter terminare l’anno senza interromperlo.

Come saprà, la mia scuola sta nel collegio di Santa Chiara, quindi sono a contatto con le suore e sempre più m’infiammo d’amore e del desiderio di divenir la sposa di Gesù; però sento che Gesù vuole che io sia la sua sposina solo nel pensiero e nel desiderio e così, come lo vuole Lui, lo sono.

Non dubiti che pregherò per lei e per ciò che mi ha affidato con la speranza che il Signore esaudisca le mie preghiere. Zia mi ha detto che è sempre occupata con i suoi lavori e che sta bene. Ciò mi ha fatto piacere ed io le auguro non solo una duratura salute del corpo; ma anche, e più, dell’anima e ricambio i suoi saluti affettuosi e cari.

Aff.ma Renata Carboni

Fermo, 16 novembre 1924

È da un pezzo che tengo preparata questa mia; ma Peppina vuole che aspetti ad imbucarla, perché vuole scrivere anch’essa e questa sera spera di riuscirci, dato che è sabato. Peppina spera scriverle domani, intanto la ringrazia e la saluta; è venuta una sua compagna e non ha avuto tempo.

Fermo, 22 novembre 1924

 

⫸N° 18    «LACRIME DI GIOIA»

Gentilissima Signorina

Le sue lettere giungono sempre a me gradite e sempre fanno tanto bene al mio piccolo cuore. La ringrazio di ogni suo pensiero gentile e contraccambio gli auguri sinceri e fervidi.

Ora sto aspettando ansiosa la venuta di Gesù Bambino; perché spero tanto di

ricevere da Lui grazie a me necessarie per divenire sempre più sua, del Signore, e quella notte mi ricorderò anche di lei. Spero di poter andare alla messa di mezzanotte; ma sarà forse difficile perché i miei soliti disturbi sono tornati e spesso ho un po’ di febbre.

Non può immaginare con quanta gioia offro a Gesù ogni mia piccola cosa, e come sono contenta esser così per Lui! Gesù mi circonda della sua bontà in un modo speciale che mi commuove e non posso quindi fare a meno di desiderare per Lui tutto ciò che costa sacrificio e mortificazione.

Voglio raccontarle una grazia che ho ricevuto pochi giorni fa. Era da tanto tempo che desideravo pregare nella cappellina delle suore, la quale ha per me una speciale attrattiva data la sua piccolezza, la sua semplicità, il raccoglimento che vi è, e di confessarmi lì, dato che ogni giovedì ci va il mio Direttore spirituale; ma nulla dicevo, perché mi sembrava di essere un’intrusa.

Una sera chiesi ad una suora se diceva alla Superiora se potevo lasciarle una lettera da consegnare a don Chiavari. Gesù volle che quella suora non capisse e infatti, chiese alla Superiora se permetteva che io mi confessassi in cappellina. La Superiora disse di sì volentieri e, non solo, m’invitò anche ad andare lì la mattina seguente per ascoltare la Messa e fare la Comunione, ed ora mi ha permesso di andare in cappella a mio piacere, come se avesse conosciuto il mio desiderio. Quella sera quando la Suora mi lasciò sola in cappellina non potei fare a meno di piangere, non seppi dir nulla a Gesù, ma soltanto gli seppi offrire le mie lacrime di gioia, la mia commozione per la bontà che aveva avuta per me. E le sue sollecitudini sono sempre tante e sì dolci, che a stento so trattenere le lacrime. La Beata Teresa sempre mi aiuta, ed ora la prego perché mi aiuti a cogliere tante rose, per offrirle così questa notte di Natale a Gesù Bambino. A Gesù raccomanderò lei, le sue fanciulle e gli chiederò le grazie che desidera.

Anche lei si ricordi di me e dei miei genitori. Mi è dispiaciuto sapere del dispiacere che ha dovuto passare, ma Gesù, che vede nel suo cuore la rassegnazione e l’amore per la sua volontà, le farà trovare una nuova e lo stesso buona collaboratrice; mentre proteggerà e aiuterà l’altra. La saluto dato che già ho scritto abbastanza, le rinnovo gli auguri per un buon Natale e anche per un buon Capodanno.

Anch’io le invio un bacio affettuoso e caro.

Mi perdoni se mi sono presa troppa libertà.

Aff.ma Renata Carboni

Fermo, 23 dicembre 1924

Sia lodato Gesù!

 

⫸N° 19     <APPROFITTA DELLA SUA BONTÀ>

Maria cara

Ti ripeto ancora che è il demonio che fortemente tifa persistere nel tuo dubbio; scaccialo quindi con tutte le forze dell’animo tuo, Maria. Sono per te sempre la stessa, non devi dubitare per la mia condotta, sii fiduciosa. Il confessore non mi ha detto nulla e non mi dice nulla. Solo ti ripeto che l’affetto tuo per me non è come dovrebbe essere: vedi, produce in te sentimenti che assolutamente non dovrebbe produrre; la luce di Dio ti illumini a pieno, Maria; non devi poi andar dietro ai tuoi sentimenti cattivi, ma devi reagire fortemente su te stessa e dominare ciò che è cattivo e falso.

Ascoltami Maria, e quando senti quei sentimenti cattivi contro le compagne che dicono così, non lasciarti vincere, sii forte e mostrati loro cara e affettuosa, come sempre. Sono piccole cose che dispiacciono a te, ebbene devi pregare Gesù che non ti faccia sentire il dispiacere che è falso e devi essere buona con loro, offrendo a Dio i tuoi piccoli sforzi.

Fa’ così Maria: la carità di Gesù insegna a rendere grazie a coloro che ci dicono delle cose spiacevoli. Prega, Maria, rivolgiti a Gesù, Egli ti saprà illuminare pienamente. Offri a Dio le tue piccole sofferenze e cerca di abbattere tutti i tuoi sentimenti impuri.

Se credi che la grazia che chiedi è pura e buona, pregherò per te; però pensa che se ciò che chiedi è per un fine impuro e non è una buona grazia, le preghiere non valgono, anzi significherebbero offendere Dio.

Gesù t’illumini e ti inondi della sua grazia, approfitta della sua bontà.

Renata

Grottazzolina, 24 febbraio 1925

 

⫸N° 20    <È GESÙ CHE PARLA IN ME>

Maria cara

Ti scrivo per farti gli auguri per il tuo compleanno che spero passerai bene.

Il buon Dio faccia scendere su te le sue grazie e i suoi doni e la Beata Teresa la sua pioggia di rose profumate.

Se anche questo giorno dovrai passarlo con i tuoi mali fisici, ringrazia lo stesso di cuore il buon Gesù ed offri a Lui in segno di gratitudine e di amore anche una semplice rosa, ch’Egli gradirà come tu non potrai concepire, che infinitamente buono rimarrà commosso quasi della tua generosità e il suo Cuore, assetato di amore, si disseterà con l’amore che tu gli offri. Gesù, Maria, per una semplice rosa che tu gli offrirai, ne farà cadere su te mille a mille.

Il tuo cuore, pensa, è il ricettacolo, dove sono racchiusi tutti i tesori e tutte le grazie: deh, chiedi quest’oggi con insistenza a Gesù che apra le porte del suo cuore e faccia riversare su te le grazie e i tesori. Chiedi a Lui quanto ti manca e ti abbisogna e tutto ti darà, perché ha detto: «Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto». Nel parlarti così un dubbio mi assale e mi addolora.

Penso che tu chiedi a Dio cose che offendono la sua bontà e la sua misericordia. No, Maria, non lo fare, sarebbe l’offesa più grande che oggi potresti recare al Sacro Cuore di Gesù. Se senti che le forze ti mancano, chiedi a Lui la forza, ma non mai la morte; anzi proponiti di non chiederla più a Dio, ma di sopportare qualunque cosa a Lui piaccia e di confidare nella sua bontà.

Proponi questo fermamente a Gesù, e questo sarà il dono che tu gli offrirai oltre i tuoi disturbi, le contrarietà che oggi incontrerai. Tutto questo Gesù ti chiede, perché a Lui ho chiesto quanto dovevo dirti: non rifiutare dunque a Lui nulla di tutto ciò; ma dagli tutto con generosità e con gioia. Non sono io che parlo, ma è Gesù che parla in me, ascoltalo dunque ed amalo. Egli ti benedica e ti faccia felice. Un bacio.

Renata

Fermo, 24 aprile 1925

 

⫸N° 21    <PICCOLA OSTIA D’ESPIAZIONE>

Buon Padre

Giacché non posso venire, come avrei desiderato, Le mando questo mio bigliettino. Sono a letto con molteplici fastidi e con la febbre. Sono tornata da Ancona mercoledì, e gli esami scritti credo siano andati benino. La febbre e i fastidi mi hanno sempre accompagnato e, creda, sono stata più contenta di dare così gli esami che se fossi stata bene. È Gesù, Padre, Gesù buono che si china sopra la sua piccola e, benché misera, misera tanto, si degna, nella sua misericordia infinita, di consumarla così, nei dolori fisici e morali. E quanto dovrei a Gesù! Invece, nella mia debolezza infinita, mi allontano qualche volta da Lui. Ma pure spero, Padre, spero che Gesù voglia consumarmi nell’amore suo infinito come una piccola ostia di espiazione per il babbo e la mamma, i fratellini, i parenti, le due amiche che Gesù mi ha affidato. Sì, lo spero, perché Gesù sia glorificato e benedetto.

Il mio piccolo cuore è assetato d’amore per Lui e vorrei morire più volte e più volte tornare in vita, se potessi, per soffrire e riportare a Lui tutte le anime. Del mio piccolo cuore Gesù è tutto e solo Lui è quello che tiene sempre occupata la mia mente e il mio cuore. S. Teresa m’insegna a cogliere le rose per Gesù come ad una sorellina, la Madonna e s. Giuseppe mi guidano nella via della virtù, gli angeli e i santi mi accompagnano e il mio angelo custode offre al Signore ogni mia più piccola cosa.

Così vivo nella pace e nella dolcezza, nel dolore e nell’angoscia, adorando e confidando sempre in Gesù, anche quando si compiace di lasciarmi nell’oscurità, fitta alle volte, facendomi credere che tutto sia buio, che Lui sia lontano, lontano. Il buon Dio mi somministra, momento per momento, la forza per tutto nascondere in me e la gioia serena che devo manifestare. Delle volte, mi vengono dei pensieri, dei sentimenti cattivi che non vorrei avere, e subito ricorro a Gesù che, con la sua grazia, tutto tolga in me, tutto purifichi. Ora, sto passando un periodo di calma; il demonio sembra che si sia addormentato e non mi infastidisce come sempre; nonostante, sono sempre all’erta e pronta ai suoi attacchi. Ho lo studio che mi tiene ancora occupata, e così, studiando un po’ e riposando, passo le mie giornate.

Il desiderio di ricevere sacramentalmente Gesù è sempre vivo in me e sempre l’aspetto: intanto Lo invito a venire in me spiritualmente. Quando sarà, Padre, che potrò avere il mio Gesù? Lei preghi per me, perché lo possa ricevere presto e perché possa passare sempre la mia vita, facendo la volontà del Signore e piacendo solo a Lui. Anch’io la ricordo sempre nelle mie orazioni e spero di accostarmi presto al Sacramento della penitenza.

Intanto la ossequio e chiedo la sua benedizione.

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 6 luglio 1925

 

⫸N° 22     <LA PUREZZA È LA VIRTÙ PRIMA>

Maria cara

Le tue preghiere, Maria, non mi commuovono, ed è Gesù che dispone così il mio cuore e tu un giorno ti troverai contenta della mia severità. Sì, so che la medicina che ti do è amara; ma mi guarderei bene di cambiarla, quando è Gesù che mi suggerisce così. Ti sarà di sacrificio, le prime volte, a scrivermi di rado; ma poi vedrai che ti troverai il cuore leggero. Abbi fiducia in me ed ascoltami; sai che fio tutto per bene tuo e così devo guidarti, se voglio condurti con me; tu sii fiduciosa e lasciati trascinare, perché è Gesù che guida me. Offri, cara, al buon Dio il tuo sacrificio e proverai più dolcezza di quella che scrivere a me; e quando ti senti il cuore gonfio, vai nella tua chiesina e lì, presso il tabernacolo santo, sola con Gesù, parlagli delle tue angosce e delle tue pene, così come se parlassi a me e un fiume di dolcezza, di pace, di amore ti inonderà.

Egli è solo Colui che sa confortare il cuore, che sa consolare e guarire, che sa prodigare tutte le cure più amorose, che sa molcere i dolori e le sofferenze più acute; è fra le sue braccia divine che si ritrova tutta la pace. Abbandonati così al Signore, Maria, ed allora Egli, con amore, ti solleverà a poco a poco con Lui, distaccandoti dal mondo e dalle creature tutte. In Gesù solo tu troverai la pace, tutto, e mai una creatura umana saprà darti quanto l’anima tua ha bisogno. Hai la Beata Teresa che sa tanto guidare, perché non ricorri ad essa come ad una sorellina? Parla a lei così come ad una compagna, dille tutte le tue cose, chiedile che ti insegni l’abbandono figliale in Gesù, ed essa ti suggerirà ogni cosa. Ecco, Maria, a me sembra che tu più devi custodire la purezza del tuo cuore.

La purezza è la virtù prima, senza di essa, le altre virtù non possono nascere in noi; è tanto preziosa che anche a costo della vita bisogna in noi custodirla. Vedi, la Beata Teresa diceva: «Prendimi, o Signore, piuttosto che permettere che la mia veste battesimale si macchi quaggiù con la minima colpa volontaria», e così tu, e devi stare attenta ad ogni parola, ad ogni sguardo, ad ogni movimento, ad ogni pensiero, ad ogni cosa. Non ti devi dilettare ad osservare cose impure, o fermarti su pensieri cattivi, a stare attenta a discorsi cattivi, ad incitare a fare cose che non si devono fare: chiedi a Gesù e alla Beata Teresa che custodiscano la mente e il tuo cuore e ferma nella volontà, attenta ad ogni cosa, forte e serena, va’ avanti senza paura. Se cadi, Gesù amorevolmente ti rialzerà; ma mi raccomando, sii pura, Maria, è Gesù che mi dice di ripetertelo: sento che il tuo male dipende forse dalla poca purezza.

Basta la buona volontà, sai, e non altro. Coraggio, avanti dunque nella via della virtù, io ti accompagno con la preghiera. Ora ti saluto che ho già scritto molto; mi raccomando, sii forte con te stessa.

Salutami tutti; stanno bene?

Zia Amelia che fa? Saluti dai miei, da Pia e da me un bacio caro.

Renata

Grottazzolina, 28 luglio 1925

Degli esami non ho ancora saputo nulla, appena lo saprò te ne darò notizia.

Come passi i tuoi giorni? Sono sicura che sei occupata.

 

⫸N° 23     <CONTEMPLARE LA SUA BONTÀ INFINITA>

Egregia Signorina

Benché la posta mia non le giunga, pure sempre la ricordo con affetto sincero. Volevo inviarle per mezzo di zia un mio bigliettino; ma non mi è stato possibile.

So che il Signore la visita con pene e sacrifici da parte sua dato che la sua donna sta poco bene; ma penso che da ciò il Signore sarà glorificato, per la sua rassegnazione e gioia serena.

La vita è bella in mezzo alle difficoltà e ai dolori, perché così possiamo mostrare il nostro amore a Colui a cui tutto dobbiamo, non è vero? Se fosse stata liscia e tranquilla non sarebbe piacevole ad essere vissuta. Gesù poi sa così bene darci piccole amarezze e pene, che non si può fare a meno di sorridere e gioire. Tutto misura secondo le nostre forze, tutto aggiusta e prepara. Quando si è sul punto di sopportare la pena, sembra quasi che la pena sparisca e non resti altro che contemplare la sua bontà infinita. E poi quando vi è l’amore, tutto sembra leggero e soave, non è vero? Lei lo sa meglio di me, non occorre che glielo dica. Sempre la ricordo nelle mie orazioni e anche lei si ricordi di me. Il suo laboratorio, le sue bambine come vanno? Penso che il lavoro la terrà sempre occupata; chissà come sarà ricca di meriti e di pietre preziose la sua corona che dovrà coronarla in Paradiso!

Le auguro che sempre più si moltiplichino e divengano più preziose ancora.

Come sta? Io, come le avrà detto zia, mi sono ingrassata un pochino e sto meglio.

Ora non ho più il peso dello studio e mi dedico completamente al lavoro e al violino.

Anche quest’anno passerò l’anno scolastico a Fermo, perché andrò a lavorare nel collegio s. Chiara.

Ha ricevuto la mia cartolina da Ancona?

I miei tutti la ringraziano e la salutano e da me riceva infiniti auguri per la sua donna e un bacio.

Dev. ma Renata

Grottazzolina, 29 luglio 1925

 

⫸N° 24   <EGLI  FA COME LA RONDINE>

Maria cara

Rispondo oggi alla tua ultima lettera. La Onori ancora non mi ha scritto, le ho inviato una cartolina e ora sto aspettando la risposta. Sono contenta che la tua confessione ti sia andata bene: ora quando ci torni? Vacci spesso; ascolta i suoi paterni consigli.

Mi dici di venire da te; io cara non posso prometterti nulla; pochi giorni fa sono stata pure poco bene; ma ora è un po’ di tempo che mi sento benino, e quindi non posso dirti nulla, vuol dire che se starò bene e se papà e mamma mi lasciano partire tranquilli, verrò: intanto sta’ serena e calma che il Signore ti aiuterà.

Oggi sono stata a Fermo per la lezione di musica e anch’io ho fatto le mie cose. Ora sto leggendo il libro di religione che abbiamo comperato a scuola e sto traducendo la messa dal latino. Come sono belle, Maria, le parole del Signore! Come attraggono! Vedi, quando non hai nulla da fare, leggi il Vangelo, meditaci sopra e la tua anima sarà interamente inondata di luce.

Lì, Maria, troverai tutta la dolcezza di Gesù che commuove, tutta la sua bontà che attrae, tutta la sua grandezza e il suo amore. Come vorrei descrivertelo Gesù mite, Gesù che va in cerca di coloro che piangono, che soffrono per stringerli al suo Cuore, Gesù che stringe a sé le anime più piccole e più deboli, Gesù che ama i poveri e i peccatori. Gesù che non sdegna nessuno e non trascura nessuno, che tutti ama di un amore infinito! Come è caro, Maria! Egli è lassù in cima al monte della perfezione che ci chiama, che ci incoraggia a seguire la via della virtù. No, la via della virtù non è aspra: sì, ci sono spine, e acute certe volte, ma il giogo del Signore è dolce e leggero. Raffigurati questo quadro; immagina Gesù che cammina su quella via e si volge indietro e ti chiama e ti dice di seguirlo; Egli cammina con gioia in cuore e con serenità in viso, e poi, vedendo che tu non ti muovi, perché non senti la forza, Egli torna indietro, ti prende per mano e dolcemente ti dice: «Su, figlia mia, cammina con me, non fa niente se pungono». Oh Maria, dimmi, come non seguire Gesù? Ma con tutto l’ardore, con tutte le forze, anche a costo della vita, non ti sembra? Oh, Egli fa come la rondine che insegna a volare alle sue rondinelle; prima prova Lui e poi amorevolmente ci insegna, ci sostiene, ci aiuta.

Su, su coraggio! Voglio che mi arrivi, se io sto più avanti di te, e allora, Maria, quando mi avrai raggiunta cammineremo insieme dietro ai profumi di Gesù, lodando e glorificando in cuor nostro il Signore.

Sì, allora dai nostri cuori, come in un solo cuore, perché unite in Gesù, partirà per il Signore tutto un cantico d’amore e di lode; non è vero? Su dunque, avanti, prega tanto Gesù che ti dia luce e forza e tu umile, con semplicità, con carità, amalo, amalo tanto; offri a Lui ogni tua più piccola cosa, ogni tuo respiro, ogni tuo passo, ogni palpito del tuo cuore e fiduciosa, vincendoti sempre, cammina. Quando sarai più avanti, potrai contemplare più da vicino Gesù e allora la sua bellezza, la sua dolcezza ti affascinerà come ha affascinato me e allora non potrai resistere più; ma chiederai a Gesù con forza, con insistenza che ti faccia sua, che ti prenda con sé, fra le sue braccia, che non ti lasci più sola, che t’immerga nell’oceano dell’amore suo infinito; altrimenti non puoi più vivere, non puoi trovare la pace. E Gesù ti accoglierà sì, ti farà sua, tutta sua, ti stringerà per sempre a sé, accarezzandoti come una sua piccola bimba. Coraggio dunque, non ti perdere mai d’animo, pensa che la misericordia del Signore è infinita. Se, camminando, ti succede qualche cosa, non disperare, ma corri tra le braccia di Gesù, chiedigli perdono di vero cuore ed Egli tutto perdonerà.

Ama tanto il Signore, Maria, e prega santa Teresa che ti aiuti. Io ti aiuterò con la mia preghiera sempre e ti seguirò col pensiero.

Ti ringrazio delle tue preghiere che gradisco più di ogni elitra cosa.

Ciao, lascio ché ho scritto già tanto, saluta tutti e per tutti i miei, a te tanti saluti da mamma, papà, Pia e da me ricevi un bacio caro.

Renata

Grottazzolina, 6 agosto 1925

 

⫸N° 25     <GESÙ ACCOGLIE A QUALUNQUE ORA>

Maria cara

Ti scrivo quest’oggi, dato che poi incominciano gli esercizi spirituali e in quei giorni di raccoglimento non vorrei distrarmi in nessuna cosa.

Oggi ho ricevuto la tua e ho appreso la disgrazia che è successa. Ma come mai! E ora la scuola dove la fanno? Fortuna che non è successo nulla ai vicini, altrimenti chissà come andava a finire. Basta, il Signore ha provveduto ed è finito così. Tu come stai? Mi dici che sei strana e cattiva in questi giorni, perché?

Perché lasci dominarti così dai tuoi nervi? Via, sii forte e sappi comandare a te stessa. Dato poi che ricevi ogni mattina Gesù nella Santa Comunione, devi in Lui trovare la pace e la gioia.

Se ti trovi nell’aridità, non fa nulla; offrì al Signore l’aridità tua stessa e rimani nella pace; al Signore gli è lo stesso gradita, anzi di più.

Fa’ pure la novena a santa Teresa: però essa potrà rispondere alle tue preghiere che ti aiuterà quando anche tu ti aiuterai.

È la tua vita senza ordine e oziosa che ti fa stare strana. Non sai che il demonio lavora di più in quelle anime che sono nell’ozio e non hanno nessuna occupazione? Vedendole così, egli può meglio trascinarle nel male. Ed è l’ozio che tifa venire i pensieri cattivi, i sentimenti perversi.

Se tu cambiassi vita, se tutto ordinassi e subordinassi ad un fine che dovresti proporti, vedresti che tutto cambierebbe per te, e la vita, che ora ti appare brutta, prenderebbe un aspetto sorridente e bello. Maria, come dovrai piangere i giorni più belli della tua giovinezza sciupati così!

Via, deciditi una buona volta, ed occupa le facoltà che il Signore ti ha date.

Quando un giorno di fronte a Dio dovrai rendere conto di tutto ciò che avrai fatto con i doni che ti ha dati, cosa risponderai?

Non ne approfitti né per Lui, né per te.

Coraggio dunque, Gesù accoglie a qualunque ora; Lui è sempre comodo, sono le anime che non lo sono. Come sarei contenta se venissi agli esercizi spirituali! Ci sono giovedì, venerdì e sabato. Se puoi, vieni; saranno un fiume di luce che ti inonderà l’animo. Prega dunque e anch’io pregherò per te, affinché santa Teresa ti ricopra delle sue rose profumate e sia per te la sorellina cara, il modello che devi imitare per piacere al Signore.

Fa’ sempre ogni giorno la Santa Comunione: se non senti niente, se altri pensieri ti distraggono non fa nulla, offri al Signore il tuo nulla, i tuoi pensieri, pregandolo che ti illumini e ti aiuti e amandolo come puoi. Che la luce ti giunga copiosa e la grazia del buon Dio li rinnovi e purifichi.

Un bacio a te e saluti ai tuoi.

Renata

Grottazzolina, 22 agosto 1925

 

⫸N° 26      <PASSATO CHE NON RITORNA>

Maria cara

Ti scrivo con Gesù nel cuore che ho ricevuto questa

mattina, a Fermo, nella Santa Comunione. Ho ricevuto la tua lettera e la tua cartolina e mi dispiace saperti poco bene.

Il tuo male, però, non mi preoccupa, perché penso che non sarà niente. Tu sta’ tranquilla e mi raccomando non fare il solito; sii garbata e gentile con i tuoi e apprezza tutte le cure affettuose che immagino ti prodigano. Per me sta’ tranquilla e non tifar venire in mente cose, brutte che ti agitano, perché io sto benino e, conducendo sempre la solita vita riposata, passo i miei giorni.

Questa mattina sono stata da Sara e mi ha detto che la signora direttrice l’ha consigliata a studiare da sé, prendendo qualche ripetizione. Anche tu pensaci seriamente e non ti lasciar sfuggire il tempo, perché è prezioso e passato non torna più. Fammi sapere in ogni modo tue notizie che spero siano già migliorate. Se non scrivi, lo sai, non fa nulla, una semplice cartolina mi può tenere informata. Sii serena nelle tue piccole sofferenze e nella pace del tuo cuore offri ogni tua più piccola cosa al Signore.

Ricorda quella frase sì bella che ti lessi nel libro di santa Teresa: «Per i puri, tutto è puro» e non dare ascolto ai tuoi cattivi pensieri. Se ti tormentano, accetta il tormento per amore del buon Gesù; ma non ti ci fermare. Vedrai che se riuscirai ad essere più pura e semplice, avrai più pace e riceverai più luce. Mi raccomando, dunque, sii serena, fa’ che gli Angeli che ti sono intorno scorgano nel tuo viso la gioia serena del cuore che deve avere una figlia di Dio, una buona e vera cristiana.

T’invio a mille gli auguri, i saluti e un bacio.

Renata

Grottazzolina, 3 settembre 1925

 

⫸N° 27    <HO CONOSCIUTO LA MIA MISSIONE>

Cosa dirle, Padre, come esprimerle tutto ciò che sento, che provo nell’animo mio? La luce, dopo la Comunione di ieri, mi ha inondata appieno ed ho conosciuto la mia missione. Gesù, Gesù che mi ha illuminata, che mi ha affidato una schiera immensa di piccole anime. Sì, ho pensato ai mille e mille bimbi che vivono nelle tenebre, che non hanno nessuno su questa terra che faccia conoscer loro la luce, ove risiedono le vere gioie del cuore, ed ho sentito un senso di pietà e di compassione. I genitori che ingannano i propri figli, che li indirizzano in una via sbagliata, preparando loro una vita che non è vita, ma è errore, inganni, illusioni e delusioni, in cui il cuore non ha pace; ma è tormentato dalle passioni e soffre per la mancanza della verità. I bimbi, i piccoli bimbi innocenti che si abbandonano al loro babbo e alla loro mamma fiduciosi, nella certezza che i genitori faranno loro conoscere solo ciò che è vero e buono per farli un giorno felici. Poveri bimbi, dormono tranquilli eppure non sanno che la via in cui sono indirizzati è sbagliata, che la vita che si prepara loro non è la vita vera! Povere piccole anime innocenti! E Gesù? I piccoli impareranno a bestemmiarlo, ad offendere il Suo Cuore Divino. Eppure Egli ama i bimbi, anzi vuol solo circondarsi di loro, perché la loro innocenza, il loro candore, la loro semplicità rallegra il Suo Cuore afflitto. Dio, Dio mio! Gesù ha detto: «Chi scandalizzerà uno di quei piccoli, sarebbe meglio per lui gli fosse legata una mola di asino e fosse gettato in mare».

Quale condanna spetterà a quei genitori? Anche noi, dunque, siamo stati ingannati? Anche sopra i miei genitori cadrà la condanna per l’eternità? Oh no, no, se ci hanno ingannato, o Dio, perdonali: io li amo ed in cuor mio li ho mille volte perdonati. Oh, fa’ che la luce li illumini, che conoscano la verità!

Ed i miei fratellini? Signore, Signore, fa’ che a loro tutto rimanga nascosto, ed accetta, consuma me per loro, affinché rintraccino la via vera, perché il babbo e la mamma si avvedano dei loro errori! Fa’ che le loro colpe siano mie, che le offese che tu ricevi dai miei fratellini e da loro ricadano sopra di me, e consumami, consumami. E nell’angoscia profonda dell’anima, pensai ai milioni di bimbi che sono come i fratellini miei e un grido dal cuore mi è uscito: Dio, Dio, salvali Tu! E l’ho fatti miei ed ho preso io le responsabilità, consacrandomi a loro per sempre. Oh, sì, la mia missione sarà quella di riportare a Gesù le piccole anime sperdute nel buio! Così rallegrerò il Suo Cuore Divino, così sarò contenta. Gesù, Gesù lavorerò per te, per le tue piccole anime con cui ti dilettavi quaggiù e farò sì, che ti conoscano, che ti amino e odino tutto ciò che ti offende e rattrista. Così, Signore, potrai di nuovo divertirti, accarezzare i loro visini, prendere le loro manine, sorridere alle loro grida festose e gioire in mezzo a tanta semplicità, a tanta innocenza e purezza. Oh! sì, io mi offrirò per loro, vivrò per loro e come una mamma, saprò per loro soffrire, sacrificarmi, dare la vita per la loro vita. Dio, Dio mio, quale dolce cosa, che delizia! Nulla mi distrarrà dai miei bimbi, e mi figurerò di vivere in mezzo a loro e prodigare mille affettuose cure ed espandere così tutta l’anima mia. Sarò per loro la mammina che li accoglierà nell’affetto dolce e sereno, che li stringerà al cuore per dar loro luce, far loro conoscere la verità. Se non riuscirò? Oh! No, nulla voglio che mi turbi, conosco tutta la mia pochezza e la mia impotenza e da Te aspetterò tutto, o Signore. Nella gioia immensa e profonda, mi sono offerta a Gesù, mi sono data a Lui per sempre.

Ed i miei genitori, e papà e la mamma mia?

Oh! Anche sopra di loro saprò attirare le misericordie del Signore, dato che io stessa mi sono presa la loro responsabilità. E non temo, e so che papà e mamma riceveranno la luce, che Gesù mi consolerà.

Oh! Padre, come mi sento commossa! Nella mia nullità, mi sarò dato dunque, rallegrare il Cuore amatissimo di Gesù, asciugare, ad una ad una, tutte le sue lacrime? Che gioia, che felicità! Oh! È Gesù che nella Sua infinita bontà mi ha esaudita ed ha contentato il mio piccolo cuore!

E se sapesse con quanto amore m’illumina! Ora mi ha fatto conoscere che per compiere la missione affidatami, bisogna che mi faccia piccola tra i piccoli, che mi confonda con loro, per vivere con loro e trarli così nella luce.

Sì, sento il bisogno di divenir piccina, piccina, per piacere al Signore, per accontentare così il Suo Cuore, e prego S. Teresa che m’insegni e Gesù che mi faccia umile, che mi dia l’umiltà del cuore, poiché ne sono assetata moltissimo. Sì, voglio farmi bimba per il Signore, voglio chiamarmi il Suo piccolo nulla.

Padre, preghi per me tanto, tanto, poiché ho bisogno di preghiere, dato che Gesù, nella sua infinita misericordia, sta rendendomi più perfetta e più sua e una serie di piccole lotte e di sentimenti diversi m’invadono.

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 17 settembre 1925

 

⫸N° 28     <COME Santa CECILIA>

Maria cara

Se sapessi come ero contenta di poter suonare in chiesa quel poco che so fare per Gesù! Era per me una gioia; nella mia pochezza, mi figuravo di rallegrare, come s. Cecilia, il Cuore amatissimo di Gesù; ma Egli ha voluto che non mi riposassi a lungo nella luce, ha voluto che tornassi a combattere tra le tenebre, ove si è degnato di mettermi; ed io in cuor mio l’ho ringraziato e mi sono a Lui offerta.

I miei combattimenti saranno melodie più gradite a Gesù, perché hanno il profumo del sacrificio e della mortificazione. Il mio piccolo cuore, abituato ai disagi morali e all’oscurità, non può restare a lungo nella luce, poiché, tornando poi nelle privazioni dell’animo, ne soffrirebbe troppo forse e, nella mia tanta debolezza, rimarrei sopraffatta dal dolore.

Il Signore che tutto vede, però, stabilisce Lui tutto ed io gioisco sempre poiché non sono più mia; ma sua, tutta sua da tanto e tanto tempo.

Eccomi dunque al mio posto per sempre che non cambierei con nessuno: eccomi Maria nel lavoro e nell’attenzione continua per Gesù. Da lontano parteciperò alla festa e godrò della vista delle tue rose che saranno gradite al Signore.

Fa’ che esse tutto dicano a Gesù; la volontà ferma nel bene, il tuo amore, il tuo desiderio ardente di essere migliore; e questo sarà anche il dono migliore che potrai offrire alla Mamma tua del cielo. Saluta tutti i tuoi e tu ricevi un bacio affettuoso.

Renata

Grottazzolina, 25 settembre 1925

 

⫸N° 29   P R E G H I E R A

<A Santa TERESA PER LA CONVERSIONE DEL BABBO>

Santa Teresa, ho tante, tante pene nel cuore! Penso a papà, ai piccoli miei bimbi. Papà, papà che si sente male, che teme prossima la morte. Oh, nulla mi rattrista se non quello di vederlo nell’oscurità. Voi sorellina cara, vedevate il vostro babbo soffrire; ma sapevate che egli con quelle sue sofferenze ci si fabbricava la corona che doveva coronarlo in Cielo, io invece… ogni più piccola sua cosa la vedo sciupata.

O Santa Teresa…, Santa Teresa, consolatemi, fate che Gesù consumi la sua piccola ostia di espiazione!

   Oh, se lo sapessi nella luce, se sapessi che ogni sua piccola sofferenza fosse un merito che si acquista, oh, sì, vorrei allora sempre vederlo soffrire, per vederlo ricco di tesori preziosi e circondato dall’aureola luminosa dei santi!, ma invece… Dio mio, misericordia! Fate che si converta, che vi ami! Consumate colla vostra grazia divina tutto in lui e fate che nel suo cuore vi sia solo la luce, la carità, l’amore.

Grottazzolina, 29 settembre 1925

 

⫸N° 30  P R E G H I E R A

<A S. TERESA PER OTTENERE L’UMILTÀ DEL CUORE>

O Santa Teresa, ottenetemi dunque da Gesù l’umiltà profonda del cuore di cui ho tanto bisogno. Fate che il Signore mi inondi di luce e di grazia e mi purifichi, mi rinnovi, mi faccia piccola per il suo Cuore divino. Ottenetemi da Gesù tutto e fate che mi infiammi d’amore, che mi dia la dolcezza, la carità, la mansuetudine necessaria per i suoi pic¬coli bimbi. Fate piovere sopra di me la vostra pioggia di rose in modo che tutta mi ricopra ed io me ne rimanga immersa nel profumo soave delle cristiane virtù.

Grottazzolina, 30 settembre 1925

 

⫸N° 31  P R E G H I E R A

<A S. TERESA PER LE PICCOLE ANIME

CHE IL SIGNORE MI HA AFFIDATO>

O Santa Teresa, che nel vostro pellegrinaggio quaggiù amaste tanto i bimbi e a loro miraste per piacere a Gesù, proteggete dal Cielo le piccole anime che il Signore mi ha affidato, fate cadere su loro i vostri petali profumati in modo che la luce le illumini e Gesù ritrovi nelle piccole anime innocenti, il riposo, l’amore sincero e gentile che disseta il suo Cuore Amatissimo. Oh Sacratissimo Cuore di Gesù, che amavi cullarti fra i piccoli tuoi bimbi, io a te consacro le animucce che ti ignorano e che hai a me affidato, affinché da te ricevano quella luce che a loro manca, e ritrovino così la via buona che conduce a te.

Grottazzolina, 30 settembre 1925

 

 

⫸N° 32    P R E G H I E R A

<A GESU’ PER I PICCOLI CHE NON LO CONOSCONO>

O Gesù mio amatissimo, dissetami d’amore, lascia che io ti ami, ti ami fino a morire. Vieni nel mio cuore ed infiammami del tuo stesso amore, affinché ti ami come bramo d’amarti.

Gesù, Gesù, consuma anche la tua piccola figlia nelle fiamme dell’amore tuo divino; affinché il suo cuore sia contento e il suo sogno di amarti fino alla follia, e di vederti amato da una moltitudine di piccole anime che ti ignorano, sia appagato. O Gesù, riportare a Te i tuoi piccoli bimbi sperduti nelle tenebre, consolare il tuo Cuore Divino; che delizia, che gioia! Tu ami riposarti nelle anime piccole e umili che sono nascoste agli occhi del mondo; ebbene, io voglio farmi piccina piccina, voglio nascondermi sempre più agli occhi degli uomini tutti per cullarti, o mio Unico Tutto. Sarò tutta, tutta tua, nessuno mi distoglierà da Te, e così, all’ombra della tua croce voglio passare la mia vita, amarti e ricondurre a te le anime innocenti che ami. Oh, lasciami dire o Dio che ti amo, che bramo di struggermi d’amore per te!

E t’amerò, t’amerò fin che posso nel mio nulla e ti farò amare, o Gesù. Che gioia sperimenterà il mio piccolo cuore nel vederti amato anche da una sola piccola anima che era lontana da te? Bisogna che sia molto misericordioso, o Dio, per permettere ciò al mio cuore, e, come sopporterò tale gioia?

Non morirò dalla contentezza? Gesù, Gesù…

Ma che saprò fare io, per ricondurti le tue animucce? Oh, niente, solo amarti, amarti per loro che non ti amano, perché non ti conoscono e offrirti quei piccoli sacrifici che so compiere durante la giornata. Dio mio, io non so far nulla, lo sai, ma mi sento audace, perché piccina, mi sento padrona del tuo cuore, dei tuoi stessi tesori e non sapendo quindi far nulla, a te chiederò tutto, me ne starò ai tuoi piedi per ricevere i tuoi doni e spargerli poi sopra i tuoi piccoli cari.

Gesù, insegnami tu stesso ad immolarmi per loro e a te offro tutto il mio nulla, sperando che nella misericordia tua infinita mi accetti e consumi.

Grottazzolina, 3 ottobre 1925

 

⫸N° 33   <SII PURA E SEMPLICE>

Maria cara

Rispondo alla tua ultima lettera che ho ricevuto pochi giorni fa. Mi dici che qualcuno si occupa troppo di te: lascia far pure, a te non deve proprio importare nulla. Va’ sicura per la tua via, sii pura e semplice e nessuno ti dirà mai nulla. Quando tu sai quel che fai ed hai la coscienza tranquilla, cosa ti importa di quello che gli altri dicono? Il Signore ti aiuterà in tutto, sii fiduciosa e abbandonati a Lui interamente. Non aver paura di nulla, sta’ tranquilla e pensa a te solamente. Questo è il modo migliore per essere presto lasciata in pace. Avresti desiderio di venire al laboratorio, capisco; ma pensa ai soldi che hai fatto sciupare inutilmente ai tuoi e a quelli che ora dovrebbero spendere per tenerti a Fermo per il lavoro.

Potresti, mi sembra, benissimo lavorare a casa per conto tuo: del resto se non trovi opposizione è giusto quello che io ti dico, fa’ pure come vuoi.

A me non pensare, anzi, stando lontana, l’affetto diverrà più puro e poi tu capiterai spesso a Fermo. Oggi mi ha scritto la Onori e forse anche essa tornerà giù. Papà si è rimesso; ma ancora non sta bene. Io sto bene e fo sempre la solita vita.

Salutami tutti i tuoi, la Signora Assunta, bacia i suoi piccoli e tu pure ricevi un bacio caro.

Renata

Grottazzolina, 6 ottobre 1925

 

⫸N. 34   P R E G H I E R A

<A GESÙ PER UN’ANIMA CHE SI RACCOMANDA ALLE MIE PREGHIERE»

Cuore Sacratissimo di Gesù a te, che tutto puoi, raccomando l’anima che mi ha detto di pregarti. Deh, accoglila tu nel tuo Cuore Divino e illumina, rinnova, purifica in essa.

Tu sai tutto quello che passa in quell’anima tua, o Signore, risanala se è ammalata, illuminala se è nelle tenebre, liberala dal male se è tentata, consuma in essa tutto ciò che tu sai inutile, impuro, imperfetto e dalle la pace e la tua luce.

Fa’ che conosca la tua volontà e la ami, affinché in essa riposi per sempre.

Grottazzolina, 9 ottobre 1925

 

⫸N° 35    P R E G H I E R A

<A GESÙ PER IMPETRARE LA PERFEZIONE>

in    Gesù vieni nel mio povero cuore e consuma col fuoco dell’Amor tuo Divino tutto ciò che vedi imperfetto e cattivo. Togli ti prego tutto ciò che a te dispiace, e fammi pura e santa, piccola e semplice per piacere al tuo Cuore Santo.

Gesù, Gesù, rinnova, purifica col tuo Sangue Divino, brucia ad una ad una tutte le mie imperfezioni e distaccami totalmente dal mondo e dalle creature, affinché sia tutta tua e mi perda interamente te.

Grottazzolina, 10 ottobre 1925 circa

 

⫸N° 36  <SCRITTI SPIRITUALI>

<Al padre spirituale>

 

È Gesù, Gesù che posa dolcemente il suo capo sul mio piccolissimo cuore e mi parla, dopo averlo preso nella Santa Comunione.

Egli piange, piange e gli domando: «Gesù, che vuoi, che ti manca, mio Amore, perché piangi?», e mi risponde: «Mi manca l’amore; mi mancano le carezze, l’affetto, le tenerezze tutte!». «Gesù, povero mio Gesù, poggia pure il tuo capo stanco sul piccolo cuore della tua piccina e riposati, esso è tutto per te sai, e sarà tutto tuo per sempre.

Non piangere no, e non temere che la tua corona di spine mi punga e mi faccia male, riposa pure, anzi fa’ che le tue spine mi penetrino, le loro punture mi saranno maggiormente care, mi accresceranno l’amore, mi uniranno più a te.

Gesù, Gesù, con tutta la tenerezza ti stringo, ti dico mio, tutto mio!

Gesù è meravigliosamente bello e caro nella sua tristezza infinita, nel suo volto coperto di lacrime e di gocce di sangue prezioso che sgorgano dalle punture dolorose delle spine acute che lo martirizzano. Così lo vedo e lo contemplo nel mio cuore, così lo cullo in me.

Fa’ pure tue tutte le più piccole consolazioni, tutte le più piccole gioie che mi sono riservate nella vita, fa’ tutto tuo non lasciar niente per me, fa’ che le sole amarezze e sofferenze siano mie, che i dolori tutti siano per me.

   Prendi pure tutto, tutto, fa’ che io viva per te; ma non piangere, sorridi, non vedi che un piccolissimo cuore ti ama e ti consola? Gesù lacerami se vuoi, consumami come ti piace; ma riposa sereno: io t’amo, t’amo tanto. Mi diceva Gesù: «Gli uomini in terra si muovono a compassione per un bimbo o una bimba che sia priva delle carezze materne o paterne e non pensano a me che non solo sono privo delle carezze dei miei figli che ho redento col mio sangue; ma che ricevo da loro gli insulti più pungenti, le offese più grandi».

E piangeva così, nel dolore straziante del suo Cuore Divino. Che dire, che rispondere, Padre? Se avessi potuto avrei voluto struggermi tutta per Lui.

Non solo poi piangeva per i suoi figli che l’offendono, ma anche e di più per le animucce che gli sono strappate via e gli sono allontanate.

«Oh, tu piangi o Gesù per le tue animucce innocenti che hai perdute e perdi continuamente, così, come una madre a cui fosse strappato via il figlio di tra le sue braccia. Gesù, ad ogni bimbo che da te è allontanato, è uno strappo doloroso al tuo Cuore. Lo sento; Dio, Dio che fare per evitarlo? E piango con te, per te, unita al dolore tuo o Signore, amandoti per le tue animucce che non possono amarti perché non ti conoscono; che dolore! Oh Gesù, se gli uomini conoscessero quello che soffri

E stringevo Gesù a me con tutta la tenerezza di cui ero capace per consolare il suo Cuore afflitto. Se sentisse Padre, è impossibile esprimerlo! Se potessi consolare Gesù così ogni mattina come lo gradirebbe! Ma come fare? Nel dolore di non poterlo consolare, gli offrirò il mio piccolo cuore vuoto, perché anche così gli sia di culla. L’animo mio ancora piange e piangerà sempre col Signore.

Fermo, 27 ottobre 1925

 

⫸N° 37    <PICCOLO DONO>

Padre buono

Perdoni innanzitutto la libertà che mi sono presa nel presentarle questo mio piccolo dono. È stato sempre un pensiero che ho tenuto nascosto, immaginando nella mia piccola mente qualche cosa che le dimostrasse tutta la gratitudine e la devozione che la sua piccola figlia spirituale serba per lei. È minuscolo, come, vede, come sono minuscola io; ma pur nella sua piccolezza, è racchiusa tutta la mia riconoscenza.

Cosa dirà non lo so; ma spero voglia perdonare e gradire.

Mi benedica e riceva i miei più distinti ossequi.

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 22 dicembre 1925

 

⫸N° 38  <LA GLORIA DI DIO SOLO MI RICOLMA DI GIOIA>

Maria cara

Eccomi con te un momento. Sono rimasta sola a casa, perché gli altri ed Ena pure sono tornati a Fermo. Sono solamente con papà, mamma, Valeria e Nannina. In casa, nel lavoro, nella dolce ombra della croce santa, passo i miei giorni amando e adorando il Signore.

Il Natale è passato bene; ma pur nelle tenebre e nel dolore penoso del mio cuore. La gloria di Dio solo mi ricolma di gioia, quindi anche quando papà e mamma conosceranno e ameranno il piccolo Gesù, il Natale sarà più bello.

E tu come l’hai passato? E i tuoi? Stanno tutti bene? Ecco che si avvicina un nuovo anno, Maria, anno di luce e di pace, speriamo. Pensa in questi giorni ai benefici tutti che hai ricevuti dal Signore e fa’ che tutto un inno di lode e di gratitudine parta dal tuo cuore per Lui. Non solo; ma pensa, Maria, pensa a tante cose e piangi se hai fatto male e gioisci se hai fatto bene e proponi, proponi seriamente, fermamente di migliorarti, di cambiar vita. Fa’ che avvenga in te, tutto un cambiamento radicale. Tutto un rinnovamento che ti produca pace, gioia e serena tranquillità. Prega, prega molto, di’ a Gesù che ti lavi col suo sangue prezioso, che ti rinnovi, che ti purifichi, che ti vuoti di tutto, per riempirti della sua luce, della sua grazia e del suo amore. E tu mettiti di buona volontà, comanda una buona volta a te stessa e fa’ che il sacrificio, il dolore non ti spaventino. Se sapessi come sono belli i sentieri del Signore! Come sono profumati cari!

Le spine non pungono; ma accarezzano dolcemente, producendo una gioia infinita. Tutto è caro e dolce e bello infinitamente.

Prega Santa Teresa, gli Angeli e i Santi che ti aiutino e tu lavora sopra di te questi giorni. La vita allora ti sembrerà bella e tutto prenderà per te un aspetto sorridente.

Coraggio Maria dunque, Gesù è venuto e ti aspetta, Egli piange nella sua culla; perché a freddo e sete, gli manda il tuo amore, l’amore che lo riscaldi, che lo disseti. Stringilo al tuo cuore nella santa comunione dunque è dono agli tutta te stessa, rinunciando completamente a tutto, ai tuoi desideri, la tua volontà, alla libertà, a tutto per fare unicamente quello che a Lui piacerà. Così Gesù vuole il dono, il dono completo e nome a metà. Si generosa dunque, lascia di prendere e portare nel suo Cuore.

Vedi come ti ho parlato a lungo? Ma non sono io che ti parlo, è Gesù che ti parla per mezzo mio. Sei contenta? Ed ora basta, è già tardi, bisogna che corra da mamma che è sola di là. Io torno a Fermo il giorno 3 a sera, se scrivi quindi inviale lassù. Porgi per me tanti auguri ai tuoi e a te un bacio caro. Che un torrente di luce ti illumini; auguri.

Renata

Grottazzolina, 31 dicembre 1925

 

⫸N° 39   <PERDERMI INTERAMENTE IN LUI>

Signorina egregia

Le scrivo con Gesù nel cuore che ho ricevuto questa mattina nella Santa Comunione e le dirò quindi tutto quello che Lui mi detterà.

Spero che avrà ricevuto la mia cartolina che le inviai a Natale, dove la ringraziavo del suo ultimo bigliettino e dove ricambiavo gli auguri.

Le belle feste sono passate; ma il loro soave profumo è rimasto e rimarrà sempre nell’animo, non è vero? È Gesù in quei giorni che parla, che fa gustare tutte le sue dolcezze ineffabili, tutte le soavità del suo amore senza fine e si vorrebbe quasi, che quel tempo non passasse mai. Per me il Natale è trascorso bene; ma pur sempre tra le tenebre e quindi nella tristezza del mio piccolo cuore che vorrebbe che tutto un inno di lode e di amore partisse dai cuori tutti, specialmente da quelli che sono più cari; ma aspetto, aspetto ansiosa che la luce venga, che il Cuore di Gesù trionfi.

Così, stringendo Gesù a me in quei giorni, gli parlavo delle mie piccole pene, delle mie angosce, e l’amavo, offrivo a Lui il mio piccolo e povero cuore per sua culla, pregandolo così che lo vuotasse di ogni affetto terreno e che lo riempisse della sua carità, del suo amore, della sua umiltà, di tutto se stesso.

Com’è dolce cullarsi così in Gesù! Ma no, non vorrei cullarmi solamente; ma perdermi interamente in Lui. Questo chiedo a Gesù, questo desidero ardentemente, per appartenergli così tutta e per essere totalmente sua.

Come si possono tacere le sue dolcezze? Mi sfuggono dal cuore senza accorgermene, mentre ne sono pienamente commossa.

Ma basta, lei come ha passato le feste? La sua Assunta come sta? Le sue fanciulle che fanno? Siamo ancora ai primi di gennaio e quindi le invio gli auguri per il nuovo anno. Auguri a mille per lei, per la sua donna, per le sue bimbe, perché tutto riesca per suo bene e a gloria del buon Gesù.

Ieri imbucai una lettera di zia (come sempre la chiamo) per lei e forse le sarà giunta oggi. Vado spesso a fare delle visitine tanto a zia quanto alla signora e sempre serbo per loro il medesimo affetto e riconoscenza. Io sono sempre occupata nel lavoro in cui trovo tanta gioia e tanta pace.

Sempre la ricordo nelle mie preghiere e sempre la penso nella sua solitudine e nelle sue attività.

Anche lei sempre mi ricordi e, rinnovando gli auguri, le invio tanti saluti anche per Peppina.

Dev. ma Renata Carboni

Fermo, 10 gennaio 1926

 

⫸N° 40   <GIOIA PURA PRODOTTA DALLA CARITA’>

Maria cara,

E’ l’angelo cattivo che ti fa dubitare del mio affetto, che ti fa mancare la fiducia in me. Non è che io mi sia data alle altre compagne dimenticando te, no, l’affetto in me per te è costante, né diminuisce, né cresce, solo, si purifica attraverso la grazia e la luce di Dio.

Ciò che mi fa agire per gli altri è la carità di Gesù che è in me. Aiutare gli altri, nelle cose in cui io posso, è gioia per me, gioia pura, prodotta dalla carità, dall’amore che essendo per Dio. Tu pensi che io aiuto gli altri e non aiuti te? Sì Maria prego per te, perché sento che la preghiera è il migliore aiuto, e non posso aiutarti, se non so aiutarti, con le mie povere parole, ti dirò tutto quanto Gesù mi suggerirà e ti darò, se vuoi, tutta la luce che Lui dà a me per te.

Fa’ che la tua mente sia sempre sgombra d’ogni cattivo pensiero. Vedi, la grazia, Dio scende su te, e tu sii a Lui grata, offrendogli specialmente in questi giorni del carnevale, in cui Gesù è maggiormente offeso, e piange, un tuo pensiero, un tuo piccolo sacrificio quanto puoi e vuoi, e Lui ti ricompenserà, dandoti il doppio, il triplo di ciò che tu gli darai.

La luce di Gesù sempre sempre ti giunga copiosa. Un bacio.

Renata

Fermo, febbraio 1926

 

⫸N° 41   <ECCO LA MIA SETE>

Cara

Non potendoti parlare a lungo domani, perché vai via, ti scrivo per dirti quanto sento nel mio piccolo cuore.

Ho trovato nel mio cassetto il tuo ricordino; ma pur ringraziandoti, bisogna che ti dica la mia poca contentezza. Nel vederlo, il tuo ricordo me ne ha fatto tornare in mente un altro che mi era caro; sì, tanto caro, benché l’avessi tenuto per pochi minuti. Tu lo ricordi e forse, da amica veramente sincera, lo serbi nascosto: il piccolo Crocifisso, che strinsi con gioia fra le mie mani, e che accetterò più in là, quando gli avrai dato tutto il valore che io desidero. Ma tu non sai comprendere ancora i palpiti del mio cuore, non sai forse ancora indovinare ciò che mi è estremamente caro e ciò che desidero con tanto, con tutto l’ardore. Se tu sentissi per un momento ciò che è nel mio animo, proveresti una sete ardente, viva.

L’amore per Gesù, vedere amato Gesù: ecco la mia sete.

Egli piange nella sua culla; perché ha freddo e sete, gli manca il tuo amore, l’amore che lo riscaldi, che lo disseti. Stringilo al tuo cuore nella Santa Comunione dunque e donagli tutta te stessa, rinunciando compieta- mente a tutto, ai tuoi desideri, alla tua volontà, alla libertà, a tutto per fare unicamente quello che a Lui piacerà. Così Gesù vuole il dono, il dono completo e non a metà. Sii generosa dunque, lasciati prendere e portare nel suo Cuore,

Vedi come ti ho parlato a lungo? Ma non sono io che ti parlo, è Gesù che ti parla per mezzo mio. Sei contenta? Ed ora basta, è già tardi, bisogna che corra da mamma che è sola di là. Io torno a Fermo il giorno 3 a sera, se scrivi quindi inviale lassù. Porgi per me tanti auguri ai tuoi e a te un bacio caro. Che un torrente di luce ti inondi e ti illumini; auguri.

Renata

Grottazzolina, 31 dicembre 1925

 

⫸N° 42  <SORRIDERE, SORRIDERE SEMPRE>

Maria cara

Benché lontana, ti sono vicina lo stesso e ti tengo, come quando eri quaggiù, compagnia.

Come stai? Ho saputo che sei arrivata bene; ma appena arrivata …. due lacrime … Hai provato commozione, non è vero? Ma più forte devi essere, ricacciare indietro quelle gocce di pianto e sorridere, sorridere sempre. Se sapessi com’è bello il sorriso! Rallegra Gesù e dà pace al tuo cuore.

Stai a letto con la febbre ancora? Che fai di bello? Pensi al Signore sempre con amore, offrendogli ogni tua piccola cosa?

Lo ami con sincerità e per Lui solo il tuo Gesù, non è vero?

Maria, ti chiedo ciò, perché sento che Gesù ha sete, sete d’amore e il mio piccolo cuore brama di dissetarlo sempre.

Lascio che è tardi questa sera, domani finirò.

Renata

Fermo, 13 marzo 1926

 

⫸N° 43  <GESÙ CI COMMUOVE COL SUO AMORE>

Maria cara

Ieri sera sono stata all’ora Santa al Duomo e anche lunedì ci siamo andate tutte con la parrocchia di S. Pietro.

Come tutto è bello e soavemente triste in questi giorni! Gesù ci commuove col suo amore e ci fa piangere con Lui, non è vero? E tu che fai, che fai di bello? Pensi e segui il Signore nel suo viaggio amaro, nelle sue angosce e amarezze tutte che ha sofferte per te? L’ami ancora di più il tuo Gesù che muore d’amore per te sulla dura Croce?

Seguilo così Gesù, Maria, e offrigli ad una ad una le tue piccole sofferenze con gioia, con vera contentezza, e prega, prega anche per me, sai? per la tua piccola amica misera e debole tanto.

Renata

Fermo, 31 marzo 1926

 

⫸N° 44   <IL SIGNORE È RISORTO>

Maria cara

È venuta zia Aurelia e colgo quindi l’occasione per inviarti una mia. Ieri ho ricevuto la tua lettera e ti ringrazio di tutto.

Sì, seguilo sempre Gesù col tuo pensiero e penetra piccola buona, penetra nell’oceano infinito dell’amor suo che è senza fondo.

Così immersa godrai allora tutte le delizie e le dolcezze del suo Cuore divino che fanno piangere e gioire. Ora la gioia deve regnare nel tuo cuore e sempre la gioia. Il Signore è risorto e tu con la natura tutta, che si riveste di bellezza e di gaudio, devi cantare insieme agli Angeli e i Santi le glorie del Signore. Sì, devi cantare e ringraziare nello stesso tempo il buon Dio di quanto ti ha dato.

Anche di me ringrazialo, sì; ma pensando non a me; ma alla sua bontà infinita per cui si degna chinarsi sulle anime più piccole e più misere per ricolmarle dei suoi doni e delle sue grazie.

Io, cara, sono un nulla, un piccolo nulla posto qui, in questa terra per bontà del Signore. Ho in me tutte le miserie e le debolezze di una creatura, che il Signore buono si compiace di nascondere, rivestendomi della sua carità e del suo amore. Ed io vivo così, nascosta in Lui, consapevole sempre della mia fragilità e della mia miseria confusa e stupita di tanto amore e tanta carità.

La bontà di Gesù mi commuove certe volte e, incapace di contenerla tutta nel mio piccolo cuore, piango e così, solo con le lacrime so mostrargli tutta la mia riconoscenza e la mia gratitudine. Cosa dire? Non si può parlare; solo piangere si può.

Nulla ti deve turbare, quando il buon Dio si compiacerà di rapirmi, io volerò senza esitare a Lui per cantare lassù le sue glorie eterne; e ciò non deve rattristarti; devi gioire con me, amando solo la volontà di Dio.

Tanti auguri sempre e un bacio caro.

Renata

Grottazzolina, 2 aprile 1926

 

⫸N° 45  <RINGRAZIA IL SIGNORE>

Maria cara

Credevo che tu venissi ieri come avevi detto e così ho aspettato a scriverti… Come stai? Sempre lo stesso mi dici, forse non ti senti ancora in forze? Un po’ è la primavera che porta spossatezza e vedrai che a poco a poco, nutrendoti, tornerai a stare bene. Il tuo cuore come va?

Non pensarci, no; è venuto papà e ha detto che riguardandoti puoi rimetterti bene, senza aver più disturbi. Intanto, o mia piccola buona, non rattristarti per questo; ma anzi, ringrazia il Signore buono che ti ha dato un piccolo male da sopportare. Così preso, il tuo male ti diverrà caro e dolce più che un bene.

Se io non avessi le mie piccole sofferenze da offrire al Signore, non avrei nulla da offrirgli, e lo ringrazio infinitamente di avermi così privilegiata. Esse mi sono care più che ogni altro tesoro e formano tutta la mia ricchezza. Guai se il Signore me le togliesse! Il mio piccolo nulla avvizzirebbe quaggiù. E non sei contenta di avere anche tu qualche fastidio da sopportare? Non ringrazi il Signore del tesoro che ti ha dato? Se lo comprendessi, Maria!

Ieri sera, come desideravi, sono stata da zia Maria, ella è sempre così triste ancora e la mia presenza le ha fatto rinvenire la perdita avuta. La Santa Comunione per Nannina poi la feci martedì scorso e sempre mi ricordo di lei.

Tu ricevi spesso Gesù nel tuo cuore? Ti dimentichi di Lui? No, lo ami sempre il tuo Gesù, non è vero? Maria, amalo sì, sinceramente, in questo mese specialmente dedicato alla Vergine bella. Lassù fai il mese, non è vero? Pensa, o Maria, alla Mamma tua che hai in Cielo e medita in questo mese la sua bellezza, la sua grandezza, la sua preziosità, glorificando così il Signore e vedrai la luce scenderà copiosa su te, inondando il tuo cuore di pace e di amore.

Renata

Fermo, 4 maggio 1926

 

⫸N° 46     <GIOIRE E CANTARE>

Signorina tanto cara

La ringrazio sentitamente della sua e delle confidenze che mi ha fatte e non dubiti che non dirò mai nulla ad alcuno.

Sono contenta sapere che la sua donna sta benino e le auguro che stia sempre meglio in modo che anche lei sia più libera.

Sempre la penso nella solitudine in cui si trova e sono con lei nell’angoscia profonda del cuore che anch’io ho provato.

Però vedrà che il buon Gesù a poco a poco brucerà col suo amore infinito tutto ciò che la rattrista e le farà divenire dolce e cara anche la solitudine.

È il cuore, certe volte, che trovandosi solo piange; ma al suo pianto dobbiamo resistere, non è vero? in modo che, libero da ogni terreno affetto, sia tutto del Signore per il Signore dove è veramente la gioia serena e la pace. Benché già abbiamo scelto il Signore e non il mondo, in noi è una continua lotta dello spirito cattivo che ci presenta il mondo e le creature e Vangelo buono che ci presenta Dio in tutta la sua bontà e misericordia.

È nella lotta che dobbiamo far vedere al Signore il nostro amore per Lui, non le sembra? e quindi anche quando il cuore piange angosciato, dobbiamo non piangere con Lui; ma gioire e cantare, se Dio ci dà la forza per soffocare così il suo pianto.

Gesù ci vuol sue, tutte per Lui e noi lasciamo pure che Egli faccia di noi quello che a Lui piace, anche se nella sua bontà infinita si compiacerà di martirizzare il nostro cuore nelle angosce e nelle amarezze. Tutto è dolce per Lui non è vero? Tutto è caro e tutto sembra piccolo di fronte al suo amore senza limiti.

E noi misere, per le nostre tante imperfezioni, gettiamoci pure nelle fiamme del suo amore e riposiamo tranquille nella vita, ché Lui tutto brucerà.

Così, senza volerlo, mi accorgo di avere espresso liberamente i miei sentimenti e di aver già scritto molto, mi perdoni dunque ed ora le parlerò di altro. Sono stata già più volte da zia che è sempre occupata nelle sue faccende o nei suoi lavori. Non vedevo Torà di riaverla qua, la sua presenza e la sua compagnia mi sono sempre tanto care. Io sono sempre occupata con il lavoro e con la musica, e a volte anche nelle faccende di casa. Ho sempre il pensiero di papà e mamma che mi addolora, ma spero in Dio che tutto può. Al mattino vado a scuola e lassù, lavorando nel silenzio, prego ricordando lei, la sua piccola e tutti.

Non dubiti che farò la Comunione che mi ha chiesta secondo le sue intenzioni. Peppina è sempre occupata con lo studio, specialmente quest’anno che ha gli esami di Stato. Anche Paolo viene studiando e speriamo che la buona volontà gli duri sempre.

Grazie a Dio ora stiamo tutti bene e anch’io posso occuparmi senza nessuno sforzo. Lei come sta?

La saluto cordialmente anche per Peppina e le auguro ogni bene.

Dev. ma Renata

Fermo, 12 maggio 1926

 

⫸N° 47   <UNA COMUNIONE PERPETUA>

Maria cara

Ho ricevuto la tua cartolina e poco fa la tua lettera. Sono contenta di sentire che stai bene e così t’auguro di starne sempre. Quando si ubbidisce e si fa quello che il Signore vuole, si ha sempre la gioia e la pace. E tu così fa’ sempre in ogni più piccola cosa, amandolo con tutta la tua tenerezza.

Quando puoi, falla sempre la Santa Comunione, mi raccomando, e quando non puoi, resta contenta lo stesso, perché Gesù dice che l’esattezza dei propri doveri è come una Comunione perpetua, non che l’anima lo riceva sacramentalmente, ma è come se lo ricevesse, perché, facendo il proprio dovere con amore e per amore, l’anima, dice Gesù, riceve un aumento di grazia e Lui si comunica a lei.

Tu quindi compi tutto con esattezza, fa’ tutto per amore di Gesù e gusterai lo stesso le sue dolcezze e il suo amore, come se l’avessi ricevuto nella piccola ostia. Venerdì, come sapevi, abbiamo avuto il SS. Sacramento esposto nella cappellina delle Suore ed abbiamo passato tutta una giornata bella e santa.

Il Direttore ci ha parlato alla sera, consacrando il collegio e la scuola al S. Cuore di Gesù.

Benché tu non Ceri, Gabbiamo avuto presente lo stesso ed abbiamo pregato per te. Ieri sera poi abbiamo avuto religione ed abbiamo parlato in generale di essa.

Prega per me sempre ed abbimi presente nelle tue Comunioni.

La maestra e Ada ti salutano e ti ricordano anche loro. Domani andando a scuola, darò i saluti tuoi alla Superiora.

Occupa sempre i tuoi giorni in sante e buone cose e sta’ tranquilla e serena.

I tuoi stanno tutti bene?

Un saluto a tutti e a te mille cose affettuose e un bacio caro.

Renata

Fermo, 11 giugno 1926

 

⫸N° 48 <AIUTAMI AD ESSERE POVERA>

Maria cara

Rispondo da quaggiù alla tua che ricevetti a Fermo avanti ieri. Tornai a casa col dottor Illuminati che doveva venire ed ho trovato mamma a letto ancora. Sta un po’ meglio, mi sembra; ma il cuore ancora non le si è bene rimesso e bisogna che stia a dieta lattea per la sua malattia renale. Speriamo che tutto passi presto e che si rialzi quanto prima. Pia è andata a Fermo al mio posto e torneranno tutti, meno Peppina, sabato.

Ti ringrazio della tua gratitudine per me; ma non devi ringraziare così me, quanto invece il Signore; perché è il Signore che mi dà tutto ciò che io nella mia pochezza ti so dare. A Lui sciogli l’inno di lode e di ringraziamento, vivo, sentito, sincero che s’innalzi come un continuo incenso dal tuo cuore. È Lui, Lui che ti sa dare la luce, la gioia, la pace, tutto, e certe volte nella sua immensa infinita bontà si serve di me sua piccola e misera creatura per darti un consiglio, per dirti una parola buona, per farti conoscere la verità.

Tu dunque ama e ringrazia continuamente ed io ti ringrazio delle tue preghiere che mi sono care tanto tanto.

Tu sai Maria come e quanto mi sia cara la povertà e come ami non aver nulla, per il Signore, che possa a me piacere. Ecco dunque cosa, devi fare; aiutami ad essere povera e a lasciarmi priva di ogni cosa che a me possa piacere. Questo tuo aiuto solo mi sarà caro; perché così mi aiuterai a piacere a Colui che io amo. Sii buona dunque così con me e fammi contenta.

I soldi quando li hai per spendere, mettili da una parte per riscattare le piccole anime sperdute nel buio e condurle così al Signore.

Piccola mia, questa mattina ho potuto anche quassù stringere Gesù al mio cuore, e Lui, Lui solo è tutta la mia ricchezza e la mia felicità.

Prega, prega sempre per me, perché io sappia corrispondere alla sua grazia e al suo amore e tu pure fa’ sempre la Santa Comunione quando puoi. Io forse andrò a Fermo venerdì 30 luglio per la lezione di musica.

Tu come stai? Lavori? Occupa sempre la tua giornata, lavora nella serenità e nella pace e non trascurar mai la meditazione e la lettura spirituale.

Saluta per me tutti, la Signora Assunta e a te invio un bacio e un pensiero affettuoso.

Renata

Grottazzolina, 23 luglio 1926

 

⫸N° 49   <MOMENTI DI PARADISO>

Maria cara

La tua lettera mi ha un poco rattristato leggendo della tua trascuratezza e dei tuoi soliti pensieri. Penso all’anima tua che avrebbe tanto bisogno del cibo spirituale e tu che trascuri così la lettura e la meditazione. Se non ti nutrì, come vuoi che l’anima tua cresca e diventi bella e piaccia al Signore? Ma poi, fra le faccende, la divagazione i momenti più belli non sono quelli di trattenersi con il Signore e con le verità?

Forse la tua mente non è vuota interamente di ogni altro pensiero e il tuo cuore non palpita unicamente per Gesù in quei momenti e non puoi così gustare la dolcezza e la pace di quei quarti d’ora.

Quel tempo solo in cui non pensi che al Signore e non li occupi che di Lui, è il tempo più bello, più prezioso, più santo di tutta la giornata. Sono momenti di paradiso in cui Gesù si comunica all’anima nostra e ci sentiamo più unite a Lui. Perché, perché trascurarli così? Perché non occupare così ogni momento libero della tua giornata? Ama Gesù, ecco l’unica felicità, l’unica gioia in questa terra, amarlo con tutte le forze dell’anima nostra. Oh, non senti il desiderio di consumarti, di struggerti per Lui? Amare il Signore dovrebbe essere l’unica tua occupazione, l’unico tuo tutto; accettando per amor suo ogni cosa, ogni contrarietà, ogni male, ogni pena.

Oh, non hai sete di amarezze e di sofferenze quando pensi che ciò può dissetare il cuore assetato di Gesù? Non senti di dar tutto, tutto per Lui, per amarlo? Maria, staccati da tutto e tutti sempre più, e unisciti strettamente a Gesù ed amalo e digli che vuoi amarlo, che vuoi morir d’amore per Lui, che vuoi per Lui accettare ogni cosa, e sii serena, tranquilla, contenta, contenta sempre nei tuoi mali, nei tuoi piccoli sacrifici e nei tuoi dolori. E lavora, lavora sempre santificando il tuo lavoro, offrendo tutto al buon Dio e prometti di far sempre la santa meditazione e la lettura spirituale.

Io forse domani andrò a Fermo, ma non sono sicura ancora.

Mamma sta meglio sì, perché si viene alzando ed ora mangia; ma a volte le riprendono forte i fastidi. Grazie cara delle tue preghiere e prega sempre perché il Signore le dia luce e pace. Vuoi sapere come puoi aiutarmi ad essere povera? Col non comperarmi più nulla e lasciarmi così.    Conosco oramai il tuo cuore generoso e, reprimendo per me la tua generosità, sarà un sacrificio che offrirai al Signore.

Ho saputo delle nostre compagne e mi è dispiaciuto tanto, poverine! A Sara però le sono rimaste due materie e a ottobre sarà certamente promossa. Tu come stai? Io sono sempre un po’ in pensiero per mamma; ma speriamo che passi presto. Papà dice che non è nulla di nuovo e che ci vuol pazienza.

Il giorno di s. Anna mi sono ricordata di Nannina e sempre mi ricordo di lei. Tu prega sempre per me e ricordami nelle tue Comunioni.

Saluti tanti da mamma, papà, da tutti; saluta per me zie e la signora Assunta e tu ricevi un bacio affettuoso.

Renata

Grottazzolina, 28 luglio 1926

 

⫸N° 50   <NULLA MI TURBA>

Ada cara

Anche nelle angosce e nelle ansie dolorose del cuore, mi ricordo di te e ti penso sempre con tanto affetto. Mamma sta sempre lo stesso, peggio di quando ti diedi sue ultime notizie, e non poco. Papà le ha riscontrato un principio di pleurite insieme alla nefrite che da tempo aveva. I suoi disturbi di cuore non si alleviano e l’affanno non la fa riposare.

Papà è alquanto in pensiero e turbato e noi siamo tutte in un’ansia penosa.

Ella è avvilita e triste, dice che non vuol più penare e i suoi discorsi funerei e non cristiani ci angosciano. Io, Ada cara, sono sempre nella pace del Signore. Nulla mi turba, vedo in tutto la volontà santa di Dio e l’amo e l’adoro sempre. Dalle sue mani divine tutto accetto ed aspetto e tutto mi è ugualmente caro, anzi mi ritengo fortunatissima di vivere così nelle angosce tenebrose e non vorrei diversamente. Nelle mie lotte e nelle mie amarezze mi è dato mostrare a Gesù tutto il mio amore e ciò mi basta, mi rende felice.

Mi sento piccola, vedi, tra le braccia di Gesù e, nella confidenza piena, lascio fare a Lui, amandolo con tenerezza. È il suo trionfo che desidero ardentemente, di vederlo

amato e Gesù certamente mi accontenterà. Tu prega per me e per la mamma mia ed io pure mi ricorderò di te e dei tuoi.

Tu come stai? Hai terminato tutti i tuoi lavori?

E il professore sta bene in montagna?

La signora, i piccoli?

Baciali tu per me, porgi i miei ossequi alla signora e a te mille e mille cose affettuose.

Renata

Grottazzolina, 11 agosto 1926

 

⫸N° 51    <SAPPI TROVARE LA PACE>

Ada buona

Ho terminato ora le mie faccende ed avendo un po’ di tempo libero, mi trattengo con te.

Mamma riposa in questo momento ed io le sono vicina sempre, ansiosa di saperla nella luce e nella pace del Signore. Sta un po’ meglio ed è anche meno avvilita. Quei rumori pleurici sono scomparsi e il cuore le si va rimettendo lentamente. È la nefrite ancora che le impedisce di nutrirsi e le impedirà di mangiare come essa vorrebbe per qualche anno forse. Sta a letto sempre o in poltrona, l’affanno non lo ha più e può stare lunga e riposata.

Il Signore l’ha voluta così ed io lo ringrazio di tutto cuore. La pace e la rassegnazione scenderanno nel cuore suo, spero e sarà così contenta lo stesso.

Ada mia, io ti ringrazio immensamente delle tue preghiere e delle tue parole tanto affettuose e care. Tanto, tanto mi è stata gradita la tua lettera e la serbo con gelosia. La tua soave delicatezza e bontà sono scese nel mio piccolo cuore e gli hanno fatto bene; grazie, grazie tanto Ada buona.

Tu distruggi pure la lettera mia, ella non merita di essere letta e riletta; la mia pochezza e miseria sono troppo grandi ancora, perché io possa essere una creatura da imitare. Se tu mi dici così, io mi trovo a disagio, mentre ti parlo con quella semplicità e spontaneità che mi vien su dal cuore. Mi domandi consigli, di insegnarti la via del Signore, mentre tu ci sei già tanto inoltrata.

Abbandonati, Ada cara, nelle braccia del Signore buono e lascia fare a Lui. Quando trovi qualche piccola contrarietà, qualche piccola cosa che produce in te amarezza, sforzati di mostrare nel tuo viso sempre la gioia e la pace, di nascondere tutto nel tuo cuore per offrirlo così al Signore.

Nulla fa che turbi l’animo tuo ed anche nelle piccole cadute e sconfitte, sappi trovare la pace. È Gesù tante volte che si compiace di vederci cadere, per vedere se sappiamo rialzarci con lo stesso amore ed abbandono. Quando nulla dipende dalla nostra volontà, non fa niente, il Signore buono sa compatire la nostra pochezza e nullità. Non ti affliggere quando provi scontentezza, offri anche questa a Gesù e pregalo che ti aiuti a trovare la pace e, se ti vedi imperfetta, donati così al buon Dio, amalo e Lui penserà a farti sua.

Per te certo saranno superflue le mie parole; ma penso che ti ho accontentata e ciò mi basta.

Sono contenta che ti riposi e che stai bene. Mi dispiace del professore; ma sono sicura che il Signore l’aiuterà e che si rimetterà bene. I miei auguri per una salute sempre più forte e costante sono tanti e sinceri.

Io mi ricordo sempre di te e di tutti i tuoi e ti penso quando al mattino stringo forte forte Gesù.

Il mio libro, mia Ada, spero di riportartelo presto, forse io stessa; lo sta leggendo mia sorella, come ti dissi; ma lo ha quasi terminato. Scusami se così a lungo l’ho tenuto e perdonami.

Maria e Giovannino stanno bene sempre? Baciali tu per me ed anche per Valeria che sta qui divertendosi. Ossequia per me la signora e a te infiniti auguri per ogni bene.

Aff.ma Renata

Grottazzolina, 18 agosto 1926

 

⫸N° 52   <RICEVI GESÙ PER SE STESSO>

Ada mia buona

Ho ricevuto la tua sempre tanto gradita e ti ringrazio; non vuoi che ti chiami buona, ma vedi anche in questa mia mi è venuto spontaneo chiamarti così, che credo il Signore me lo abbia suggerito. Comprendo il sacrificio che fai non stringendo più Gesù a te ogni mattina come facevi a Fermo; ma non fa niente, lascia che il Signore faccia del tuo cuore quello che Egli vuole. Ricevi Gesù per se stesso, per fare unicamente piacere a Lui e quando a Lui piace lasciarti vuota di sé, sii contenta lo stesso.

Ricevilo Gesù, non per gustare le sue delizie e le sue dolcezze soavi, ma solamente per contentare il suo Cuore divino, distaccata così allora anche dalle dolcezze del cuore, tutto ti sarà ugualmente caro e soave. E mi dici che sei nell’aperta campagna tra fiori e creature, in mezzo a cinque vispi nipotini che ti fanno festa; loda e ringrazia il Signore. Tante volte Gesù si degna provarci col lasciare vuoto il nostro povero cuore in modo che tutto ci lascia indifferenti e freddi. Non ti spaventino, Ada cara, queste aridità in cui il Signore si è degnato lasciare le anime a Lui più care, e, se non sai elevarti, canta lo stesso al buon Dio, offrendogli la tua aridità e il tuo vuoto. Sempre sempre la pace deve regnare in te, nulla mai ti deve turbare, il Signore non vuole ciò che non abbiamo e ciò che non siamo capaci di fare; ma si contenta solamente di ciò che abbiamo e che nella nostra pochezza sappiamo fare; non ti preoccupare di nulla, abbandonati così come sei nelle braccia divine di Gesù ed ama. Egli tutto consumerà e brucerà in un attimo.

Il buon Dio ti ha posto fra cinque piccini, perché tu li imitassi. Vedi come mai nulla turba l’animuccia loro, come sempre sono contenti? Sii tu stessa con il Signore. Fatti piccina anche tu per nasconderti tra le braccia di Gesù, riposare sopra le sue ginocchia, ricorrere a Lui ogni qualvolta ti occorre e ti succeda qualche cosa. Che dirai di me? Ti scrivo così, dopo aver chiesto a Gesù che mi dettasse e sento che la mano mi scorre senza che me ne accorga.

Mamma sta meglio; ma questa sera mi lascia in una certa pena per il cuore che le dà più fastidio di sempre. È ancora a letto e chissà quando potrà alzarsi.

Io le sono sempre accanto per renderle meno noiosa e meno brutta la convalescenza, se così si può chiamare, e che per ora non ha termine. Ha sempre mille brutti pensieri per la mente che certo mi fan brutto e male, ed anche Gesù, questa sera mi lascia sola sola nascondendosi, ma il suo amore sempre mi commuove e mi fa piangere, non trovando in me che debolezze e miserie. Tante, tante cose vorrei ancora raccontarti e scriverti; ma lascio perché è tardi.

Tu pure prega sempre per me quando specialmente stringi Gesù al tuo cuore e ricordami. Ossequia per me la Signora, il professore, i tuoi che stanno tutti bene, non è vero? Bacia i piccoli tutti che amo anche senza conoscerli e a te mille cose affettuose e care.

Aff.ma P. Renata

Grottazzolina, 8 settembre 1926

 

⫸N° 53   <PRIMA DI DARE, BISOGNA ACQUISTARE>

Maria cara

Ho ricevuto proprio ora la tua raccomandata e rispondo in fretta per farti avere domani questa mia.

A me è impossibile venire, se fossi libera verrei senza meno, tu lo sai; ma Valeria sta a letto con la febbre per un dente che le dà fastidio, domani poi qui è la festa della Madonna del Rosario e forse verranno la Signora Maricotti e le cugine. Tu sai bene che io non ti consiglio altro che quello che ti consiglia il tuo Direttore Spirituale. Lui ti conosce oramai e sa quello che deve consigliarti. Io non conto nulla e posso sbagliare benissimo, dato poi che non conosco in quali relazioni ti sei trovata e ti trovi con il Signor Curato.

Fa’ quello che lui ti dice e sta’ tranquilla. Pregando per te e parlando di te al Signore, avevo già sentito la risposta negativa.

Il Signore buono mi aveva giustamente suggerito che non devi ancora adoperare le energie acquistate (spiritualmente parlando) perché prima di dare, bisogna acquistare e tu bisogna che acquisti ancora, ancora e ti tempri nella virtù prima di adoperarti così per gli altri. Se ti avessi suggerito diversamente, avrei sentito inquieto e non calmo l’animo mio; perché così proprio Gesù buono mi ha suggerito per te. Ecco quanto io posso dirti, il tuo buon Padre Spirituale poi ti saprà ben suggerire tutto e non avrà bisogno di me piccola e misera; perché a lui parla direttamente il Signore. Seguilo in tutto e abbandonati con fiducia a lui, che buono e santo, saprà condurti ove il Signore ti vorrà. Fa’ per me a lui le mie scuse, perché non sono potuta venire ed ossequiarlo.

A te infiniti auguri per ogni bene e un bacio con affetto sincero.

Renata

Grottazzolina, 2 ottobre 1926

 

⫸N° 54    <PICCOLO POVERO NULLA

Ada buona e cara

Ho ricevuto la tua e solo oggi mi è possibile risponderti, perché le faccende e i lavori mi tengono sempre occupata. Sono contenta che ti ricordi di me, nelle tue preghiere e ti ringrazio infinitamente.

Riguardo allo scrivere non ti preoccupare, scrivi solo quando a te piace e ti va, senza sacrificarti punto e senza pensare a me. Le tue mi sono gradite e tanto tanto sempre; ma con me devi fare senza complimenti. Mi parli così intimamente, mia buona Ada, come se io fossi una piccola dottoressa in verità ed io invece non sono che un piccolo, povero nulla. Se al Signore per caso piacesse lasciarmi vuota di tutto, io non sarei buona a dirti niente. Proprio poco fa sono tornata dalla s. Messa e ho stretto forte forte a me Gesù, con tutto l’amore possibile; benché a Lui sia piaciuto nascondersi nel mio piccolo povero cuore, lasciandomi così nella freddezza e nell’aridità. Vedi, quando nulla sento in me e mi trovo così vuota, prego la Vergine Santa, la Mamma buona, che mi dia il suo amore, le carezze, i baci e tutte le tenerezze che ha avuto per il suo Gesù, perché possa offrirle io e mi diletto col pensiero a coprire Gesù di tutte le tenerezze possibili.

Ada buona, Gesù è contento, contentissimo dei tuoi sforzi e non vuole altro. La tua pochezza non ti deve spaventare; anzi deve farti maggiormente sperare, perché più si è piccoli e deboli, e più Gesù verrà in aiuto, poiché Lui è venuto quaggiù per chinarsi sopra le anime piccole e gracili. Offri a Gesù le miserie tue stesse, perché Lui le consumi e più ne scopri in te e più confida e abbandonati a Lui.

Gesù compatisce e accetta gli sforzi che facciamo per piacergli più che se fossimo perfette. Tu dici che solo più tardi, ripensandoci, ti accorgi delle tue freddezze e aridità, ebbene quando te ne accorgi, offrile al Signore e quando il buon Dio ti lascia nel buio e tu non sai comprenderti, va’ avanti lo stesso senza intimorirti, la tua volontà è di piacere al Signore e ciò basta. Io sto discretamente, sono sempre occupata con i lavori per mia sorella che deve andare a Roma a frequentare l’Università e andrà nel collegio nuovo delle suore di s. Chiara, lì, nella casa madre. Sto poi preparando i libri per mettermi a studiare; ma ancora non ho cominciato. Giovedì 7 ottobre tornerò a Fermo con Peppina e i due piccoli e rimarrò giù per poter prendere così le ripetizioni che mi abbisogneranno.

Tu non torni? E il professore e la signora quando torneranno? Mi è dispiaciuto assai sentire che il professore ancora sta lo stesso ed ha anche quel fastidio al naso; ma spero ed auguro che tutto passi presto e si rimetta bene per il nuovo anno scolastico. Io sempre mi ricordo di te e di tutti ed ho già fatto la santa Comunione per il professore. Mamma sta benino, si viene alzando, ma il cuore ancora le dà fastidio. Ti ringrazia dei tuoi auguri ed io delle tue preghiere per lei.

La medicina che volevi conoscere si chiama Veramon che fa bene per qualunque dolore, oppure i cachet.

Ossequia per me la tua mamma e tutti i tuoi, ringraziandoli dei loro saluti, bacia i piccoli tutti e tu ricevi una carezza e un bacio.

Renata

Grottazzolina, 3 ottobre 1926

Un bacetto a lei, a Maria e Giovannino e agli altri bambini.

Valeria

 

⫸N° 55    <LA TUA PENA È LA MIA>

Maria mia tanto cara

Vorrei che questa mia volasse e ti giungesse all’istante per dirti quanto ti penso e quanto ti sono vicina col pensiero. La tua pena è la mia, il tuo dolore è mio e con te piango, prego, mi affanno. Papà è venuto pochi minuti fa, e mi ha detto come tuo padre sia grave. Non avrei mai creduto che così tutto ad un tratto si ammalasse tanto gravemente; ma il Signore che tutto sa e tutto conosce, saprà renderci anche meno amare le sofferenze che permette per il nostro bene.

So benissimo che tu sei rassegnata a qualunque cosa e ciò, piccola mia cara, mi consola e mi dà sollievo. Sì, sappi ricevere dalle mani del Signore anche le cose più amare che Egli buono ti porge, ringraziandolo lo stesso ed amandolo con lo stesso amore, anzi più intenso. Io, come ti ho detto, sono sempre con te nell’angoscia penosa del cuore e ti amo e ti voglio bene. Vorrei poterti stringere a me, per poterti dire quanto intenso sento l’affetto per te e per coprirti di tutte le tenerezze possibili ed immaginabili. Vorrei farti posare il capo tuo, stanco forse, sul mio piccolo cuore per farti sentire ad uno ad uno i miei palpiti e farti piangere così unita a me, nell’amplesso tenero ed amoroso che solleva e conforta. Sii buona, mia Maria, buona tanto, serena e tranquilla, anche nel dolore.

Io pregherò per te e per il babbo tuo tanto tanto, perché il Signore buono si chini a consolare ed a illuminare. Tu ricordami pure e scrivimi quando puoi per farmi sapere notizie.

Salutami tutti tanto tanto e a te invio mille cose affettuose e care, auguri infiniti e sinceri per il babbo e un milione di baci.

Renata

 

⫸N° 56   < MEDICINE AMARE>

Maria cara

Ieri sera l’Agostini mi ha portato la tua ed oggi ho ricevuto la tua del 15. Mi dispiace moltissimo che il babbo tuo sia così ammalato; ma voglio sperare che tutto passi e presto e lo auguro di cuore.

Questa mattina mi sono recata in collegio dove sapevo erano le giovani della G.F.C.I. e ho detto alla Cifani che avvisasse le altre tutte, che erano già dentro con il Direttore, che pregassero per il babbo tuo così tanto malato. Anch’io pregherò, non dubitare e tu sta’ tranquilla e serena, confidando in Dio e solo volendo la sua santa volontà. Sono stata anche dal tuo Direttore Spirituale e mi ha detto che spera che non sia bisognoso il suo intervento per il babbo tuo, che farà pregare e pregherà s. Teresa, perché guarisca; ma se, per caso, fosse necessario, che lo mandi pure a prendere che verrà senza meno. Riguardo poi alle altre cose, egli ha detto che è sempre del medesimo parere, ossia che tu devi resistere, non accettando nemmeno per una prova, e che ai tuoi faccia comprendere che non è per cattiva volontà, né per tuo capriccio che non vuoi accettare; ma solamente perché non te la senti e perché ci sei stata sconsigliata. Sappi fare, Maria, e sii forte; adopera tutta la tua energia e non. lasciarti vincere dal demonio tentatore. Lasciati guidare da chi ti vuole bene e non desidera che il bene tuo. Le mie parole fa’ che ti rimangano impresse e sempre e ti dicano che non per gusto, né per mio capriccio do a berti le medicine amare; ma unicamente per il bene dell’anima tua e per trarti fuori dal male in cui ti trovi.

Sì, non ero stata mai così dura con te; ma ho saputo esserlo e lo saprò essere anche in seguito, se sarà necessario, non badando alle tue parole sconoscenti ed ingrate. Vedi, io ti amo unicamente per il Signore e, se per il bene dell’anima tua, dovessi somministrarti sempre delle medicine amare e fossi sicura che facendo così, tu ti allontaneresti da me, preferirei vederti allontanare che fare diversamente.

Non è il mio bene che io cerco, ma il tuo, il tuo unicamente per te stessa, e se tu credi che questo non sia il vero bene, puoi benissimo rinunciarci; io non so amarti meglio.

Non credere ora che le tue parole siano rimaste in me, no, sono volate via lontano lontano, perdendosi nell’infinito e il mio affetto per te è sempre vivo e intenso così come lo è l’amore di Dio.

Sono con te nel dolore e nelle ansie penose del cuore per il babbo che hai malato e, stringendoti a me con la tenerezza e il medesimo affetto, ti bacio di cuore.

Renata

Fermo, 25 ottobre 1926

 

⫸N°  57 <COME POTERTI ESPRIMERE LE SUE DOLCEZZE INEFFABILI?>

Ada buona, tanto cara

Questa volta sono io che scrivo in ritardo; ma tu mi compatirai e mi scuserai. Sono stata già a trovare Maria e Giovannino che ho trovato benissimo ed ho conosciuto mamma tua. Anche il professore e la signora li ho trovati bene e puoi immaginare quanto piacere abbia provato nel rivederli quaggiù. Ora aspetto anche te e spero riaverti presto. Io sono sola con Ena e Paolo e la solita donna; mamma si è dovuta rimettere a letto per il cuore e Pia, la sorella maggiore, deve stare con lei. Mamma, Ada cara, mi lascia sempre in una certa pena ed amarezza che io cerco però di accogliere con gioia e contentezza, sforzandomi di sorridere sempre quaggiù a tutto ciò che è amaro e doloroso, per offrirlo così al Signore e fargli conoscere che la sua piccola bimba non teme di soffrir per Lui; ma che tutto ciò che Egli vuole, le è solo e sommamente caro e soave.

Sono contenta sapere che stai bene anche spiritual- mente parlando, e il mio desiderio è quello di saperti sempre meglio, sempre più del Signore, con il Signore, per il Signore.

Se a te piace e credi, chiamami pure amica, chiamami come vuoi, tutto mi sarà caro e dolce. La tua piccola amica però la troverai molto difettosa e imperfetta; essa nulla saprà darti; ma non temo, tutto chiederò al Signore per potertelo dare. Mi dici che le mie ti fanno molto bene, sì, sono contenta; ma non sono io, è il Signore che mi suggerisce tutto per te ed io quindi non desidero saper nulla; se tu trovi che le mie parole ti fanno bene e ti elevano, alza il tuo sguardo al Signore e ringrazialo, a me non dir più niente.

È Gesù, Ada cara, Gesù che si diletta a chinarsi sulle anime più piccole, come la mia, per ricoprirle delle sue grazie. Come poterti esprimere le sue dolcezze ineffabili, le sue soavità? Non lo amo però per le sue dolcezze, né per le sue soavità, lo amo solo per Lui, per fargli piacere, per amarlo. Vedi, Gesù tante volte scherza col suo piccolo nulla e mi lascia sola sola, lungamente nel buio e nell’aridità ed io allora cerco di offrirgli tutto ciò che può fargli piacere e di coprirlo di tenerezze, per fargli capire che, se a Lui piacesse lasciarmi così per sempre, io sarei contenta lo stesso. Se nulla, proprio nulla sento in me, gli offro il mio niente e sono felice lo stesso. Ciò però che più mi rende contenta ed ardita è la mia pochezza e la mia umiltà che sento sempre viva in me; Gesù non nasconde nulla alla sua piccina; ma le fa sentire come ella sia debole e misera e quanto sia imperfetta. Se sapessi quanto è piccola la tua amica! E che ne farai tu di essa? Basta, la tua bontà mi commuove e la tua semplicità mi edifica.

Non dirmi che sono tanto buona, né che so corrispondere al Signore, bisogna che tu mi aiuti sempre con le tue preghiere e con le tue belle e Sante Comunioni. Io sempre ti ricordo a Gesù e ti penso tante volte quando mi reco a scuola e fo qualche lavoretto. Il mio lavoro è cresciuto quest’anno, non solo perché debbo pensare alla casa; ma perché il signor Direttore ha voluto che insegnassi nella sua scuola Professionale al posto della signorina Moschini. Sono quindi lassù anche quest’anno in mezzo alle suore care ed alle compagne.

Ci sono delle suore nuove, però la nostra maestra non è cambiata. Mancano Madre Orsolina e suor Beniamina la cuciniera.

Maria Capriotti è venuta oggi e contraccambia i tuoi saluti. Hai saputo del dolore che le è toccato? Le è morto il babbo ed oggi è tornata a Fermo per la prima volta dopo la disgrazia. Al laboratorio ne sono poche finora e quasi tutte nuove. Le compagne ti ricordano e così pure la maestra. Questi giorni passati abbiamo avuto i Santi Esercizi, fattici da Padre Duse di Ancona e poi, come sempre, ci è stata la giornata sociale. A me, pensa, vorrebbero farmi segretaria del Consiglio diocesano; ma anche questa sera ho detto al Direttore che non posso.

Vedi quante notizie ti ho date? Fra poco tornerò a Grottazzolina da mamma; ma per soli due giorni.

Ossequia i tuoi, bacia i piccoli buoni e a te mille auguri per ogni tuo bene e tante affettuose cose.

Renata

Fermo, 29 ottobre 1926

 

⫸N° 58   <LUI È ASSETATO DEL TUO SGUARDO>

Maria cara

Avendo anche oggi l’occasione, t’invio due righe in fretta.

Sono tornata poco fa dalla chiesa dove ho fatto la Santa Comunione ed assistito alla Santa Messa e quindi ti scrivo, con Gesù vivo nel cuore, soltanto due paroline, che Lui, nascosto in me, mi saprà suggerire per te. Ho ricevuto la tua del 4 e ti dico subito che oramai non deve esistere più tristezza nel tuo cuore; ma solo tranquillità, pace e gioia serena. Se tu non ti aiuti, ma ti avvilisci sempre più, certamente starai male; perché poi avvilirsi tanto? Gesù l’ha voluto con sé il tuo babbo e quindi sarà per il suo e tuo bene. Offri al Signore il vuoto che senti in suffragio dell’anima di lui e sii contenta. A Gesù dispiacciono le tue lacrime; perché non amare ciò che Lui vuole, ma piangere ancora così amaramente? No, Maria, sappi soffrire e sappi staccarti da tutto ciò che è terreno ed umano. Ricordi la piccola s. Teresa? Quando essa voleva esprimere l’affetto grande che nutriva per la mamma e babbo suo, augurava loro la morte, perché sapeva bene che questa non era la vita vera; ma bensì un passaggio spinoso e duro. Tu dunque, perché ti rammarichi così? Sai bene come il tuo babbo era rassegnato, contento di morire, e quindi perché non esserlo anche tu?

Non è stato forse il suo meglio la morte? Volevi che rimanesse ancora quaggiù a soffrire le durezze e i disagi della vita? Se così desideri, vedi bene come l’affetto per il babbo tuo non era puro, santo, disinteressato, ma egoistico. Maria, Maria, lascia che il Signore disponga a suo piacere e sii fiduciosa e buona.

Vedi, vedi come Gesù mi parla per te? È Lui che ti rimprovera così dolcemente, che vuole che alzi il tuo sguardo più in alto, lassù nel cielo bello, sereno, senza guardare quaggiù.

Oh Maria, se tu comprendessi Gesù! Come parla giusto e bene sempre! Vorrebbe che tu guardassi solo Lui, che ti dilettassi solo delle sue bellezze e Lui è assetato del tuo sguardo e lo cerca e lo vuole; lo sento.

Coraggio dunque, distaccati da quaggiù, vola a Lui per sempre.

Io, come puoi immaginare, sono sempre occupata, adesso poi quando papà andrà a Roma, mamma e gli altri verranno tutti giù. Mamma sta benino ora e speriamo che continui.

Tu quando vieni? Ti aspetto presto per il circolo.

Saluta tanto tanto tutti, la signora Assunta, la signorina Agostini e a te un bacio con tenerezza infinita.

Renata

Fermo, 6 novembre 1926

 

⫸N° 59    <SII  L’ANGELO DELLA TUA FAMIGLIA>

Maria mia cara

Rispondo subito alla tua e spero poterla imbucare sull’automobile per farti vedere che non ho niente con te; ma che è solo l’affetto che per te serbo intenso sempre.

Come sono stata con te l’altro giorno, perché? Non ti ho forse accolto col medesimo affetto, non ti ho forse suggerito lo stesso dei consigli, non ti ho forse detto delle buone parole come sempre?

Di che cosa dubiti? Perché agitarti così? Non so, a me sembra di essere stata con te come sempre, o forse non ho saputo esternare l’affetto intenso e la tenerezza viva che serbo ora per te come le altre volte?

Maria cara, il mio piccolo cuore sempre ti ama e ti vuol bene così come gli ha insegnato ad amare Gesù, senza attaccamento e restrizioni, nella carità che non trova limiti, né conosce debolezze. Le tue miserie non diminuiscono in me l’amore, no, anzi lo accrescono e il fuoco della carità fa sì che esse non rimangano nella mia mente e vedo in te solamente la creatura che Dio vuole che ami, il suo amore, la sua bontà, la sua sapienza infinita.

Non temere, no, il mio affetto sarà sempre vivo in me; solo se Gesù mi abbandonasse potrebbe venir meno; perché allora non vi sarebbe più carità, più amore, più niente, ma Gesù non abbandonerà mai il piccolo nulla, o se anche a Lui piacesse lasciarmi un momento, per far conoscere a me e agli altri il mio niente, sarei pronta ad accettare l’abbandono, purché poi la sua gloria rifulga.

Volevo scriverti ieri per mezzo di zia Aurelia; ma non ebbi tempo; le domandai di te e mi disse che stavi bene. Ciò mi consolò e mi fece pensare che ora saresti stata di più aiuto e di più conforto per i tuoi, specialmente per la mamma tua.

Sii l’angelo della tua famiglia, Maria, il conforto della tua mamma e l’angelo buono di tuo fratello. Fagli sentire che ci sarai tu ora che gli vorrai bene come il babbo, che lo aiuterai e l’amerai sempre.

Io non dubitare che mi ricorderò del babbo tuo sempre, specialmente in questi giorni e così pure di te. Tu sta’ contenta, tranquilla, serena e nei tuoi lavori ama e loda il Signore.

Saluta tanto tanto tutti e a te invio mille cose care e un bacio affettuoso.

Renata

Fermo, 16 novembre 1926

 

⫸N° 60  <SOLO LA GIOIA>

Peppina mia tanto cara

Questa sera, due righe in fretta in fretta. Papà è tornato poco fa e penso quindi a te che ti ritrovi sola. Ti sono sempre, sempre vicina col pensiero ed ora che mi sei più lontana, ti penso di più ricordandoti a Gesù sempre.

Non sei sola, no; hai intorno a te tante buone Suore; poi hai Gesù che ti è sempre vicino, vicino, che veglia su te, che ti ama tanto, tanto, tanto. Distaccati, piccola mia, da tutto ciò che appartiene alla terra e sappi trovare nel tuo Gesù tutto, tutto: la compagnia, la forza, il sollievo, se ti senti sola; senza piangere, ma alzando verso di Lui il tuo viso sereno e contento.

Piccola mia, la tua sorellina ti vuol bene, ti pensa e ti tiene compagnia da lontano. Lontano le lacrime, via le malinconie e le tristezze; solo la gioia deve esistere nel tuo cuore, perché Gesù vuole così! Ti scriverò a lungo presto, presto; ora lascio, perché non posso scrivere di più. Un bacio con tutto l’affetto, stringendoti forte, forte a me.

Renata tua

Fermo, 19 novembre 1926

Mamma sta benino abbastanza.

Hai visto il Direttore? Sta a Roma.

 

⫸N° 61  PREGHIERA DI PAOLA RENATA CARBONI

<A GESÙ PER IL DISTACCO DALLE CREATURE>

Mio Gesù, fate che le creature siano un nulla per me sempre e più fate che io sia un nulla per loro, che sia dimenticata, calpestata come un granellino d’arena. Fate che la mia mente, il mio cuore e l’anima mia vostri siano sempre, solo pieni di Voi, del vostro amore per Voi e che il mio sguardo non si posi mai su nessuna cosa quaggiù.

Fate che non le carezze delle creature da Voi mi distraggano, non l’essere quaggiù teneramente amata mi faccia per un solo attimo posare quaggiù il mio pensiero, ma fate che Voi solo in tutto veda, la vostra dolcezza, la vostra tenerezza per me.

Voi solo nella mia gioia e nelle mie amarezze, nel fervore e nell’aridità, nella solitudine angosciosa del cuore quando vi compiacete nascondervi ai miei occhi, Voi solo in ogni attimo della mia vita senza guardare mai a nulla quaggiù.

25 novembre 1926

 

⫸N° 62  <SOLO DIO AMO>

Tutto ciò ch’è terreno appartiene quaggiù non mi preoccupa punto, solo Dio conosco ed amo lui solo. Che novità posso avere io? Nulla; le novità per me consistono nell’essermi migliorata, nell’avere acquistato un’altra virtù.

Mi attrae solo tutto ciò che parla di Dio e sa di lui e di lui solo saprei parlare. Poiché non so vivere che di lui e per lui.

Sono tanto piccola cosa e la mia pochezza e nullità sono sempre vive in me. Anche se in seguito avessi, per modo di dire, tutte le cariche e i titoli del mondo, rimarrei sempre nella mia piccolezza.

Si è così contenti quando si è piccoli! L’amo tanto la mia piccolezza che la considero come la cosa più preziosa e cara.

Mi si domanda se mi fo Suora Missionaria. Lo sono già da tempo; il desiderio di portare anime al Signore l’ho sempre avuto vivo in me e la sete di vederlo amato mi arde sempre. È per lui che lavoro, per lui che amo, per vederlo glorificato quaggiù.

Il mio cuore è divenuto la piccola casa aperta a tutti e guardo già ai miei piccoli guadagni come unico mezzo per aiutare gli altri.

R.

25 novembre 1926

 

⫸N° 63   <CHIEDI LA FORZA CHE TI MANCA>

Cara mia Maria

Non puoi mai immaginare quanto mi abbia fatto dispiacere la tua lettera.

Qual è la cagione delle tue sofferenze, dei tuoi dolori tanto grandi?

Se non hai ragione, non devi fare così, non devi abbandonarti alla malinconia e alla tristezza, poi anche se ci fosse una cagione, si confida in Dio e si sta contenti: «La tristezza e la malinconia non debbono essere a casa mia». Così diceva s. Filippo Neri e così appunto deve essere quando un cuore è perfettamente cristiano.

Tu invece piangi e vai in chiesa non per chiedere aiuto e forza, ma per chiedere di morire; no cara, fai male, tanto male al cuore di Gesù che ha sofferto mille e mille volte più di te. Tu devi essere forte in quei momenti e, se la forza ti manca, chiedila a Dio che te la darà. Quando i pensieri cattivi ti affliggono, scacciali via per fare un atto di ossequio a Dio; quando sei invasa dalla tristezza, cerca di vincerti, lotta contro il demonio che vuol farti cadere; e se perdi, se la tua debolezza è stata tanta da non vincere, umiliati dinanzi a Dio e chiedigli perdono perché, nonostante la nostra debolezza, Iddio accetta queste umiliazioni. Poi, non hai i fiori? Non hai nulla che possa distrarti? Guarda il cielo come è puro e così deve essere pura la tua anima, guarda il sole come splende e così appunto deve risplendere la gioia nel tuo cuore giovane.

Pensa in quei momenti alla bontà di Dio che ti circonda, pensa che Egli ti ama e rifugiati nel suo cuore divino. Te l’ho detto ancora che chiedere di morire quando uno soffre è una debolezza troppo grande. Ripensa agli antichi cristiani, leggi il libro Fabiola e vedrai che, mentre erano torturati nei modi più crudeli, sorridevano, gioivano, perché erano contenti di soffrire per il loro Signore.

Tu tutto offri a Lui, mettiti sotto la sua protezione, rifugiati nel suo cuore, chiedi la forza che ti manca, invoca la mamma tua «Maria», lotta accanitamente contro le tue inclinazioni cattive e vincerai e riporterai la vittoria sopra di te.

Sii forte dunque, non far più così perché, ti ripeto, faresti troppo soffrire il cuore di Gesù che non esaudirà mai la tua preghiera da vile, da cattiva, da debole.

Hai saputo la disgrazia che ci è accaduta con l’automobile? Però ora stanno tutti meglio, solo mamma si è rotta un braccio.

Tu prega sempre per me; ma più per la mia famiglia, io pregherò che il Signore ti aiuti a vincerti ed a superare gli esami. Ora ti saluto, l’invio tanti sinceri auguri e tanti baci affettuosi.

Tua Paola Carboni

Fermo, 30 novembre 1926

 

⫸N° 64  <PICCOLO FIORE PREDILETTO>

Peppina mia cara

Ho aspettato oggi per rispondere alla tua lettera, perché, essendo giovedì, sono più libera. Ti scrivo con il lapis per non fare cancellature, perché, se devo cancellare, cancello con la gomma. Sono contenta che ti trovi bene e specialmente che ricevi così spesso Gesù nel tuo cuore, però ‘se senti fastidio ad alzarti così presto, non lo fare sempre. Perché alla sera ti addormenti così tardi? Cosa fai? Sempre, sempre ti penso, Peppinuccia mia, e ti sono vicina. La tristezza non deve esistere nell’animo tuo; quando si possiede Gesù, si possiede tutto e con Lui si sta bene, anche in mezzo ad un deserto, lontani da tutto e da tutti. Perché piangi, poi quando pensi a me? Ripensi forse a quelle parole che la sorellina tua ti disse al mattino del 22 maggio? La sorellina tua, Peppina cara, è un piccolo fiore prediletto da Gesù, che Egli ha scelto per adornarsene presto. Ella piccola, si offerse a Gesù, perché la consumasse, e Gesù mi ha accettato. Nei disegni di Dio, dovevo essere il piccolo fiorellino bianco destinato dal Signore a vivere nelle tenebre, in mezzo alle spine, la piccola spiga di frumento, destinata a vivere in mezzo alla zizzania, spiritualmente parlando; la piccola ostia bianca che si doveva offrire per riparare, espiare, perché la luce fugasse le tenebre e papà e mamma si convertissero. La piccola ostia bianca, la sorellina tua, allora si offrì tutta al Signore, donandogli tutto tutto, anche la giovinezza sua, ricordando al Signore che i fiori si colgono nella primavera. Ho sempre avuto, sin dai primi anni della mia vita di cristiana cosciente, il presentimento che dovevo esser santa e non sapevo concepire la vita religiosa a metà. Sentivo che Gesù mi elaborava con la sua grazia ed io l’amavo con tutto il mio piccolo cuore. La sua chiamata fu viva e mi diedi tutta a Lui così com’ero, piena d’imperfezioni e di debolezze. Un giorno poi mi domandò l’amore, mi chiese con tanta insistenza d’amarlo, ch’io piansi e, non potendo più resistere, lo pregai che tacesse, dicendogli che l’avrei amato con tutte le mie forze, che non avrei cercato che Lui, che non sarei vissuta che per Lui solo. Gesù tacque allora ed il mio unico desiderio non fu che quello di piacere a Lui, a Lui solo, per dissetare il suo Cuore divino. Gesù mi cambiò a poco a poco, mi trasformò e mi trasforma ancora, distaccandomi da tutto ciò che appartiene quaggiù, facendomi sempre più sua, conquistandomi tutta. Tante volte, voltandomi indietro, vedevo che volavo, volavo verso la cima della perfezione ed ero desiderosa di volare, volare sempre più per Gesù. Gesù non volle che la sua piccola anima fosse conosciuta nel suo cammino spinoso e da sola con Lui, seppi lottare, vincere e soffrire. Nessuno ha saputo leggere mai in me. Ciò che è passato nel mio interno, Gesù solo lo sa. Lui l’ha provata la piccola bimba sua, nella lotta e nel dolore, e l’ha fatta tutta sua.

Sono tutta di Gesù, ora, e sento che Lui mi prepara per lo sposalizio eterno con Lui. La luce verrà, allora, Peppina mia, e copiose rose scenderanno per te dal cielo. La sorellina tua si ricorderà di te sempre nel cielo e non ti lascerà mai sola, essa ti aiuterà e ti darà tutto quello che tu le chiederai. Gesù non mi dice nulla quando verrà a prendermi ed io non lo disturbo; aspetto. Mi rivedrai quaggiù e riceverai da me l’ultima carezza e l’ultimo bacio.

Ora, basta; tu accogli ogni cosa dal Signore, pronta sempre a tutto per Lui, e donagli anche la sorellina tua che ami, distaccandoti da essa pienamente, senza piangere, né rattristarti. Terrai questa lettera per te? Non la dare a nessuno, tienila stretta al tuo cuore per te sola…

Hai ricevuto la mia prima e la lettera di mamma dove ti scrissi? Mamma sta benino, sono tornati tutti a Grottazzolina il 29 come ti aveva detto ed anche oggi mi ha scritto, dicendomi che sta meglio. Quaggiù faceva qualche volta le scale senza fastidio, lavorava e si divagava.

Avanti ieri è venuto l’avviso che hai ottenuto la borsa Carducci di L. 1000 da ritirarsi metà a gennaio e metà a marzo.

Perché non prendi farmacia sola? Da’ ascolto al tuo professore e contentati. 064i Potresti essere così più libera, finir prima i tuoi studi ed occuparti un po’ di altre cose più belle: di musica, studiare qualche lingua e dedicare di più il tuo tempo al Signore, conoscendolo sempre più ed amandolo, perché è Lui solo che sa dare la vita. 064l Godi le bellezze di Roma e sai trovare in esse tutto ciò che vi è nascosto di santo e di vero? Hai meditato mai sopra le rovine del Colosseo, sulle catacombe? Quanta luce devi trovare in Roma! Il pensiero dei Santi e dei Martiri che l’hanno abitata deve fortificare l’anima tua ed elevarti. E come passi i giorni? Studi? Il pensiero di dover ricevere Gesù al mattino non riempie giornalmente la tua vita? E Marina? Papà sta bene e già ha ripreso servizio.

Sono stata contentissima che hai trovato un buon confessore, vedi come ti aiuta il Signore? Non aver paura, non può abbandonarti e tu sii forte.

Io sono sempre occupata, sì; ma non faccio fatica. La scuola, a me sembra, vada bene e arrivo a tutto benissimo. Ena si sta preparando, ancora non ho potuto discorrere con don Guerriero e quindi non so niente quando potrà fare la s. Comunione. Essa ha un grande desiderio di farla presto e non vuole aspettare. Legge, studia e forse, se vorrà mamma, al pomeriggio, andrà a lavo-rare dalle Suore, perché è sempre libera, dato che ha l’orario unico per la scuola. Ora credo, si stia vestendo per andare alla chiusura del mese dei morti a s. Pietro con Nena; io non vado perché ho da fare questa sera e poi ho desiderio che ci vada Nena.

Paolo fa il buono, viene studiando e si divaga, non so se ti scriverà di nuovo, è così tanto occupato!

A Fermo fa freddo abbastanza ed io mi scaldo già il letto, perché mamma vuole così. Domani ho due ore di scuola, lascio perché debbo ancora prepararmi.

Salutami tanto Marina, Antonietta; a te tante tante cose care ed affettuose e un bacio con tenerezza infinita.

Renata tua

Fermo 2 dicembre 1926

 

⫸N° 65  <PERFINO NELLA NOTTE  SOGNIAMO IL LIETO GIORNO>

Peppina cara

Ena dunque farà tutto martedì 21. Ci sono per essa preparativi e la cappellina dell’Arcivescovo sarà piena quel giorno di tutte persone buone e sante. Verrà don Nazzareno, don Guerriero, forse anche la Madre Superiora, Antonietta Donati, la signorina Maricotti come madrina di Battesimo ed io madrina di Cresima. Povera piccola, non vede l’ora! ed io sono impaziente di donarla tutta a Gesù. È intenta a prepararsi e non pensa ad altro, tutto le sembra poco di fronte alla grazia che sta per ricevere.

Don Guerriero la prepara in un modo meraviglioso ed essa ha molto piacere di andarci; vorrebbe, se fosse possibile, andarci tutti i giorni per sentire la parola del Signore e tanti bei raccontini. Non aspettiamo altro e perfino nella notte sogniamo il lieto giorno.

Ci manchi tu sola ed io e Ena ti desidereremmo tanto; ma non essendo possibile averti, ti pensiamo e ti avremo presente lo stesso. Come stai? Cosa fai, studi?

Hai ricevuto la mia ultima dove rispondevo anche ad Antonietta Murani?

Mamma si lamenta che non riceve posta da te e sta in pensiero; sta meglio ed è uscita pure da casa.

Piccola mia ti stringo a me forte forte con tutta la tenerezza e ti lascio che ho da fare.

Tanti saluti a Marina e ad Antonietta ed a te un bacio anche da Ena che sta a scuola.

Renata tua.

Fermo, 14 dicembre 1926

 

⫸N° 66   «GESÙ VUOLE LA GIOIA»

Peppina mia

Ho ricevuto proprio ora la tua e mi è dispiaciuto che la mia sia andata perduta; ma al Signore è piaciuto così e quindi va bene. La tua l’avevo ricevuta e rispondevo a ciò che mi dicevi. Ti parlavo di me, dicendoti che di nulla dovevo perdonarti, poiché ricordo solo la pazienza e la dolcezza tua per me cattiva e misera e che io dovevo chiederti scusa e perdono delle mie cattiverie e debolezze. Sempre così devi considerare la tua sorellina, sempre come la più imperfetta e la più misera, come veramente è; Gesù mi fa sentire come io sia nulla e come a nulla sia buona e nulla potrà cambiare il vero concetto basso che ho di me stessa. È Gesù, è solo Gesù che vuol servirsi, nella sua infinita bontà e misericordia, delle anime infime e più imperfette come la mia e solo a Lui tu devi guardare e non a me. Peppina mia, mi dici che hai tanta tristezza e non puoi pensare a rimaner sola; ma perché? Non hai forse Gesù, non è Lui il tuo tutto? Via, via la melanconia e la tristezza; Gesù vuole la gioia e, per gioir sempre per Lui, bisogna dimenticar se stessi e solo a Lui pensare. Quando ti senti così e senti mancare le forze per andare avanti, raccogliti, ricorri a Gesù tuo, e Lui saprà darti la luce, la forza, tutto, tutto. Abbandonati a Lui, senza temer di nulla e non chiedergli che ti tolga da quaggiù, né che ti faccia soffrire; dobbiamo soltanto dare al Signore, offrendogli le nostre piccole pene, i nostri piccoli sacrifici, il nostro tutto; lasciamo scegliere a Lui: noi sappiamo accogliere e con la stessa gioia e con la stessa serenità tutto quello che a Lui piacerà darci, tanto le gioie che i dolori, tanto le rose che le spine. Piccola mia, vorrei esserti vicina, stringerti forte forte a me, darti tutto, tutto quello che Gesù mi ha dato per te. Vorrei farti conoscere quanto Gesù ti ama, quanto ti è vicino sempre, quanto desidera le tue confidenze ed il tuo amore!

Oh, non finirei mai di parlarti se continuassi così! Ma passo a rispondere alle tue domande. Papà verrà questa sera e gli darò tue notizie. Paolo aveva messo un bigliettino nella mia che è andata perduta ed ora scriverà di nuovo. Ad Ena ho comperato un piccolo crocifisso d’argento, la signorina Maricotti le ha comperato una coroncina e don Guerrieri le donerà una statuetta di s. Teresina. Non so, vuoi riportarle qualche cosa che le serva per la scuola? Un pennaiolo, o un piccolo assetto da lavoro, dato che dopo Natale andrà a scuola dalle Suore nel pomeriggio, o anche un bel libro; fa’ tu e scegli.

Riguardo alla chimica ti dicevo che avresti provato pure; ma che, conoscendo di non poter riuscire, l’avessi lasciata per continuare solo farmacia e non tornare a casa del tutto, lavorando sopra le tue forze.

Ti attendo a Natale e non vedo l’ora di riaverti. La mia scuola va bene ed arrivo a tutto benissimo.

Tante cose affettuose e, augurandoti ogni bene, ti bacio.

Renata tua.

Fermo, 14 dicembre 1926

 

⫸N° 67  <IL TEMPO DELLA GRAZIA È VICINO>

Peppina mia tanto cara

Che cos’è tutta questa tristezza che senti? Perché? Peppinuccia mia, è forse Gesù che ti farà passare un periodo tenebroso per darti poi la luce? Confida in Lui, sempre, offrigli tutto e sii generosa. La tua sensibilità sappi dominarla ed indirizzarla al Signore e sarà bene per l’anima tua. Gesù, Peppina mia, tutto Gesù vorrei donarti per farti avere la gioia e la pace! È nel buio e nella prova che devi lottare e mostrare al Signore il tuo amore. È Lui che lascia e sembra abbandonarci, mentre invece ci è più vicino e ci trasforma con la sua grazia, senza che ce ne accorgiamo. La tua debolezza non ti spaventi, ma ti renda più fiduciosa in Dio che dà a chi a Lui si abbandona senza riserva.

Piccola mia, la sorellina tua ti vuol bene tanto, tanto, ti è vicina, ti stringe a sé, prega, e la luce ti giungerà piena, ti darà la forza, tutto. Sforzati sempre di piacere a Gesù, confidando solo in Lui ed offrendogli, se non hai altro, le tue stesse debolezze.

Presto, presto tornerai e staremo insieme; confida pure alla sorellina tua le tue piccole pene e le tue amarezze; tutto mi sarà caro e il mio piccolo cuore ti sia di asilo e di rifugio sempre, perché in esso vi sarà Gesù che tutto saprà darti per consolarti. Gesù mi fa sentire che il tempo della grazia è vicino, che Lui verrà presto a regnare nella nostra famiglia ed io lo prego, lo prego sempre offrendomi a Lui un numero infinito di volte. Egli mi lascia completamente nell’oscurità ora e non so che farà di me; io però non mi preoccupo punto, lo amo ed attendo solo a cogliere per Lui le rose.

Quando il tuo piccolo fiore sarà colto quaggiù, potrai gustarne il profumo; lascialo cogliere al Signore quando lo vuole, non glielo rifiutare. Egli ha dato tutto per te e tu offrigli di cuore la sorellina tua piccola, per Lui. Vuoi che Gesù ti abbandoni? No, mai, mai; Egli ti vuol sua, lo sento e scenderà in te quando tu, distaccandoti da tutto e da tutti quaggiù, saprai fargli posto nel tuo cuore.

A me, con la tenerezza più intensa e con l’affetto più caldo ti stringo forte, baciando

La sorellina tua Renata.

Fermo, 16 dicembre 1926

 

⫸N° 68  <UNA SOLA COSA CON LUI»>

Ada mia cara

Non ho saputo più nulla di te, perché non ho ricevuto più niente e approfitto ora di mamma tua per inviarti i miei più sentiti auguri per il Santo Natale.

Chissà come avrai volato per la via della perfezione e dove sarai arrivata! Io nella mia pochezza mi abbandono a Gesù, perché non so andare avanti sola, bisogno. che Lui mi conduca passo passo e mi faccia strada.

Gesù Bambino porti a te e ai tuoi la luce e la pace e ti ricolmi delle sue grazie. Egli ti trasformi e ti rinnovi tutta in modo che tu sia una sola cosa con Lui sempre nell’amore e nella carità.

Io tornerò a casa il 23 e non so ancora se mi tratterrò a Grottazzolina per il Capodanno. Tu quando torni? Ti ricordi di me?

Hai ricevuto le mie cartoline? Io sempre ti ricordo al Signore quando Lui specialmente, facendosi piccolo piccolo, discende fino a me per nascondersi nel mio piccolo cuore.

Sono occupata sempre sempre nelle faccende e per la scuola; nel Consiglio Diocesano sono rimasta come membro aggiunto e vengo facendo quelle piccole cose che posso.

Mamma sta meglio e mi ha scritto, dato che è tornata a Grottazzolina, che è uscita ed ha fatto le scale senza fastidio.

Ti ringrazio, Ada buona, delle tue preghiere per lei e prega, prega sempre perché abbia la luce, la salute dell’anima. Martedì 21 la sorella penultima, che sta con me quest’anno, farà la Prima Comunione su nella Cappellina del Vescovo e non solo; si battezzerà e cresimerà pure. Pensa tu che festa e che grazia! Non vedo l’ora, Ada mia, di donare quell’animuccia a Gesù e ne attendo ansiosa il momento.

L’altro giorno incontrai Giovannino e Maria che andavano a passeggio; ma Maria ha perduto con me ogni confidenza e si nascondeva piangendo. Tutti ti attendiamo, desiderose di averti fra noi; vieni presto e, augurandoti di nuovo ogni bene e salutandoti affettuosamente, ti lascio per attendere alle faccende che mi aspettano.

Aff.ma Renata

Fermo, 18 dicembre 1926

 

⫸N° 69    <APPARTIENI ALLA GRANDE FAMIGLIA DELLA G.F.A.C.>

Maria cara

Due righe in fretta, perché le faccende mi assorbono pienamente. Sii serena, calma, paziente e buona che il Signore infinitamente misericordioso ti aiuterà. Abbi fiducia in Lui e non ti abbandonare ai tuoi cattivi pensieri. Non ti mostrar debole con il demonio che sa adoperare tutte le arti per conquistare un’anima. Leggi, leggi molto tutto ciò che parla di Gesù, del suo amore e in queste letture sappi trovare la forza e il nutrimento per l’anima mia. Ricordati sempre che sei cristiana, ossia seguace di Cristo Gesù e che appartieni alla grande Famiglia della G.F.A.C.

Nulla più posso dirti, questa sera sono tanto occupata.

Un bacio e mille cose affettuose.

Renata

 

⫸N° 70  <CULLAR GESÙ>

Ada cara

Ti ringrazio tanto della tua e, per soddisfare il tuo desiderio, chiedo a Gesù un mazzolino spirituale da poterti offrire per il Santo Natale.

Ada mia, l’anima mia è inondata in questi giorni di una divina poesia che mi eleva su su fra il coro degli Angeli per cantare con loro il «Gloria in excelsis».

Gesù, il piccolo Gesù ha freddo, soffre e il nostro amore vuole. Oh, il tuo cuore arda d’amore per Lui sì che lo riscaldi e lo culli! Cullar Gesù, ecco il mio unico pensiero in questi giorni. Cullarlo nel mio piccolo cuore, amarlo, adorarlo, coprirlo di rose e di tenerezze è l’unica mia occupazione e, non sapendolo amare abbastanza, gli chiedo il suo stesso amore per amarlo e attirare le sue misericordie divine sulle anime.

Oh, Ada cara, vorrei donargli il mondo se fosse possibile, vorrei donargli tutto ed io che mi trovo nella piccola culla oscura della mia famigliola, mi offro a Lui un numero infinito di volte, perché la luce venga e Lui trionfi e regni.

Hai ricevuto la mia ultima? Rinnovo a te e ai tuoi gli auguri per il Santo Natale e per il nuovo anno e ti lascio che ho da fare.

Bacia i piccoli tutti anche per Valeria e, ringraziandoti anche per mamma dei tuoi auguri, t’invio tante cose affettuose.

Renata

Grottazzolina, 24 dicembre 1926

La mia preghiera è viva per te.

 

⫸N° 71  <FRA GLI ANGELI>

Padre buono

Nella mia infinita piccolezza, mi sento interamente sperduta nell’oceano infinito di Dio e ciò che passa in me, non so descriverlo. Mi sento come fuori di me stessa, su, su fra gli Angeli a cantare il «Gloria», ad adorare Gesù.

Un qualche cosa di celeste e di divino mi circonda, mi fa penetrare negli abissi interminabili dell’amore di Dio, mi fa perdere nella contemplazione e nell’amore. Che ne farà Gesù della sua piccola bimba?

Non importa saperlo; a Lui un numero infinito di volte mi offro, perché regni e trionfi.

Sono pienamente distaccata da ciò che passa in me e così, nella gioia e nella pace celeste, amo e penso alla aridità; alla lotta, al buio che aspetto ansiosa, per donarmi nell’oscurità, tutta a Gesù ed amarlo. La mia nullità è viva in me e solo nella mia pochezza mi vedo e mi ritrovo.

Perdoni, Padre, se mi sono presa troppa libertà e chiedendole la Santa benedizione, la ossequio.

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 26 dicembre 1926

 

⫸N° 72  <E’ GESU’ CHE MI RIEMPIE DI GIOIA>

È Gesù che mi riempie di gioia, che mi fa gustare delizie anche in mezzo alle lotte e alle spine. In lui tutto trovo e mi basta e sento come anche in mezzo ai disagi tutti della vita si può essere con lui felici. Come riposa il cuore quando si è saputo elevare su tutto ciò ch’è terreno e umano: allora, vuoto di tutto ciò che appartiene alla terra, sa contenere ciò che appartiene al Cielo che lo sazia e gli dà pace.

Com’è consolante condurre le anime al Signore! Darei

per la loro salvezza più della vita, se l’avessi! Oh! Però non darei tutto per la mia consolazione, no: ma solo per il Signore, per consolare il suo Cuore divino: io mi metto all’ultimo posto e, se anche per me non restasse che amarezza, gusterei questa.

La mia missione sarà quella di ricondurre a Gesù le piccole anime sperdute nel buio.

27 dicembre

 

⫸N° 73  <NULLA MI SGOMENTA>

Signorina buona

Il suo continuo pensiero gentile per me mi commuove e non so come ringraziarla della cartolina che ho tanto gradito.

Avevo già pensato di scriverle una letterina quando questa mattina la signorina, zietta mia, mi ha detto che lei desiderava avere il mio indirizzo.

Sono sola quaggiù, lo sa, e mentre mi occupo della casa, penso anche alla scuola. Sono occupata e tanto quest’anno, sempre; e le cose tutte di quaggiù, a volte, m’impediscono di pensare al Signore come vorrei; ma nulla mi sgomenta mai; mi offro a Gesù in tutta la mia piccolezza, l’amo e trovo la mia gioia in tutto ciò che è sacrificio e rinuncia.

Come ha passato il Santo Natale? La so sempre fra mille occupazioni e anche fra mille pene; ma lei sa bene fare e chissà quali tesori accumulerà per il Cielo. L’amore di Dio le si fa vivo intorno ed è Gesù che le parla per palesarle quanto mai l’ama.

Zia le ha scritto già della gioia che ho avuto per la mia sorellina che ha ricevuto il Santo Battesimo, la Cresima e Gesù, Gesù che nella piccola ostia santa si è donato a lei!

Non può immaginare quale consolazione abbia provato; bramavo tanto di condurla a Gesù per Lui e non vedevo l’ora.

Adesso aspetto ansiosa di poter avere con me l’altra sorellina Valeria, per saziare il suo piccolo cuore già tanto innamorato di Gesù. Lei preghi, preghi tanto il buon Dio che mi aiuti, perché Gesù regni e trionfi.

Oh! Gesù, è l’unico mio tutto e sono assetata d’amore per Lui. Io sempre la ricordo nelle mie preghiere e a Gesù parlo anche di lei.

Come sta? Mamma e gli altri miei tutti stanno benino.

Peppina la saluta. Augurandole che il nuovo anno le sia apportatore di luce e di pace, la bacio affettuosamente.

Dev. ma Renata

Fermo, 29 dicembre 1926

 

⫸N° 74  <IL MOMENTO DELLA GRAZIA>

Maria cara

Ti ringrazio delle tue a cui rispondo da Fermo, perché sono tornata quaggiù ieri sera 28. La tua del 24 l’ho avuta il 27, perché papà aveva preso la posta e se Vera messa in tasca. Quando seppi che l’automobile di Ortezzano non andava, pensai subito a te, ma sapevo bene che in qualche modo avresti fatto per tornare. Come hai passato il Santo Natale? Sono contenta che stai così bene spiritualmente e t’auguro non di continuare a stare così, ma sempre meglio. Ti ringrazio delle tue preghiere, di tutto e prega sempre Gesù. Anch’io l’ho passato discretamente, mamma e Pia stanno benino e tutti ti salutano. Sono uscita poco fa dalla scuola di religione e ci ha parlato della grazia. Maria, Maria se tu pesassi il bene che ti vuole il buon Dio! Cerca sempre di corrispondere alle sue grazie ed amalo, amalo con tutto il tuo cuore. Pensa al piccolo Gesù e cerca di riscaldarlo tu, di cullarlo nel tuo cuore, amandolo sopra tutte le cose. Chiedi a Dio che ti vuoti, che ti vuoti di tutto e ti riempia di sé e tu sii buona, accostati spesso ai Santi Sacramenti, metti da parte tua tutta la buona volontà.

Sempre mi ricordo di te, Maria e del babbo tuo, e vicina sarei voluta esserti in questi giorni per farti sentir meno la sua mancanza; ma sii serena e pensa ch’egli t’è vicino e forse con le sue preghiere ti ha procurata la gioia che hai provato. La nostra vita però pensa non è fatta di sole gioie; ma di gioie e dolori, di tenebre e di luce e sii forte quando il cielo per te si abbuierà di nuovo.

È allora Maria, il momento della grazia; alza in alto lo sguardo ed ama e lavora di più. Non bisogna essere attaccati a niente quaggiù; ma pronti a tutto, sempre; e che merito si ha quando è il Signore che c’inonda della sua dolcezza, di fervore, di luce?

È da noi che dobbiamo camminare, trascinarci nelle tenebre, e dei nostri sforzi il Signore si compiacerà.

Coraggio dunque e che il Signore ti dia la luce e la forza.

Zia Aurelia come sta? Dille che si riguardi e fa’ per me e per i miei gli auguri ai tuoi per il nuovo anno. A te col cuore pieno d’affetto, auguro ogni cosa, ogni bene e ti bacio con tenerezza.

Renata

Fermo, 30 dicembre 1926

 

⫸N° 75  <È LA TUA VITA VUOTA CHE MI RATTRISTA>

Maria cara

Un momento solo, solo per te, perché debbo uscire per accompagnare Ena dal curato di S. Lucia. Non è che il mio affetto sia diminuito per te; ma è la tua vita vuota che mi rattrista e addolora. La tua piccola amica, tu ben lo sai, non desidera che il tuo bene, per te, e mi avvedo che tu, invece di lavorare per migliorarti, lasci che Vangelo cattivo lavori su te.

Maria, se sapessi quanta pena mi procuri! Da Laureti sono stata; ma non l’ho trovato e non so quando potrò vederlo. Ena farà tutto domani perché Mons. Arcivescovo ha anticipato di un giorno e quindi oggi sono occupata con lei. Non vedo l’ora di donarla a Gesù e ne attendo ansiosa il momento. Le dirò che ricordi anche te a Gesù che stringerà nel suo piccolo cuore per la prima volta e anch’io ti ricorderò.

I tuoi stanno tutti bene? Mamma ti fa sapere che sta meglio. Gesù Bambino ti rechi ogni bene, tutto Maria, e prego perché t’illumini e ti ricolmi di ogni grazia.

Porgi anche ai tuoi i miei auguri più sentiti e sinceri e a te un bacio con tutto l’affetto.

Renata

Fermo, 2 gennaio 1927

 

⫸N° 76  <SEMPRE LO SGUARDO FISSO AL CIELO>

Maria cara

Volevo scrivere ieri per farti gli auguri per la Pasqua; ma mi è passato di mente; ti giungano lo stesso però sinceri e fervidi.

Quanta poesia in questo giorno! Hai pensato ai

Magi che da lontano vanno a Gesù, nonostante i disagi tutti del lungo viaggio? La vita, Maria cara, non è se non un viaggio più o meno lungo che dobbiamo fare tenendo, come i Magi, sempre lo sguardo fisso al cielo, alla stella della fede e della verità, senza guardar mai quaggiù, né sostarci. E cosa hai portato tu a Gesù questa mattina, quando sei andata a Messa e l’hai (spero almeno) ricevuto nel tuo cuore? Cosa gli hai donato? Oh, donagli tutto, le miserie, le debolezze tue stesse e lascia ch’Egli faccia di te ciò che gli piace; quanto, quanto ti vorrei parlare così oggi! Solleva un pochino lo sguardo, isolati un momento da tutto ciò che è terreno e gusta, Maria, la soavità tutta nuova di questo giorno, la bellezza di questa festa del Signore.

Come sta zia Aurelia? Ho ricevuto il tuo biglietto e ti ringrazio del tuo pensiero.

Continua sempre a pregare per me, ossia per le mie intenzioni ed io sempre mi ricordo di te e del babbo tuo nelle mie orazioni.

Adesso debbo andane a lezione di musica, sono sempre occupata come sai e il tempo mi scorre veloce. Come vedi ho scritto in fretta, ma sempre ti sono vicina e ti ricordo. Auguri dunque tanti, tanti, Maria, perché possa divenire sempre migliore e piacere sempre più a Gesù.

Saluta tanto tanto tutti e a te un bacio.

Renata

Fermo, 7 gennaio 1927

 

⫸N° 77  <LASCIAGLI COMPLETAMENTE APERTO IL CUORE>

Maria cara.

Vedendo il tempo buono, credevo che venissi e ti ho aspettato; ma siccome vedo che il tempo si guasta e tu quindi non verrai, scrivo.

Ho ricevuto la tua, ma che vuoi, le tue parole non mi convincono, non mi bastano, non mi contentano, vorrei che tu vivessi la religione, che mettessi in pratica quanto mi dici e voglio sperare che non siano vane le tue promesse fatte al Signore. Tutta una vita migliore, più ordinata, più attiva avrai promesso a Gesù non è vero? È questa dunque che aspetto di vedere, di sapere da te e solo quando ti saprò veramente migliore, mi sentirò consolata.

Fa’ che quest’anno sia un anno di lavoro intenso su te, di lotta magari, di sacrificio; ma che ti migliori e rinnovi. Le mie preghiere sono sempre fervide per te e spero che tu mi corrisponderai, mettendo, da parte tua tutta la tua buona volontà. Cosa fai di bello? Io sono sempre occupata nelle mie cose, nelle mie faccende. Continua, Maria, continua a pregare per la piccola amica tua, per le sue intenzioni ed io ti ringrazio di cuore e tanto.

Fai sempre, sempre la Santa Comunione? Oh, sì, Gesù sa il tuo tutto e, andando a Lui, lascia che ti trasformi e ti rinnovi, lasciagli completamente aperto il cuore. Mi ha scritto Ada che verrà verso febbraio e m’incarica di salutarti e di dirti che ti scriverà presto.

Peppina è tornata a Roma, ancora debbo ricevere la sua posta; ma so che è arrivata bene. Mamma e Pia continuano a stare benino. Pia è venuta sabato scorso e si è trattenuta un giorno con me.

Quando verrai? Se tu devi venire sarebbe bene che ti incontrassi a stare a Fermo in quegli otto giorni dedicati alla Madonna del Pianto.

Ancora non so nulla chi verrà e quando cominceranno; ma appena lo saprò te ne darò notizia.

I tuoi stanno tutti bene? E zia Aurelia? È venuto da me il libretto La rosa di Lisieux e vuoi che te lo spedisca, o lo prenderai quando verrai tu?

Saluta tanto tanto tutti i tuoi, rinnovo i miei auguri per il nuovo anno e a te tante cose affettuose sempre.

Renata

Fermo, 15 gennaio 1927

 

⫸N° 78  <È NELLA LOTTA CHE AMO SERVIRE IL SIGNORE>

Ada mia buona

Credevo che tu venissi e non ti ho più scritto; l’altro giorno ho ricevuto la tua e solo oggi, come vedi, mi provo a rispondere. Brava, hai saputo ben consolare Gesù e cogliere delle rose per Lui. Io il Santo Natale l’ho passato nell’estasi e nella dolcezza e tu nell’aridità! Il Signore ha voluto dare a te modo di cogliere fiori e tu hai potuto mostrare a Lui il tuo amore; io invece, trasportata dalla dolcezza e dalla bontà sua divina, ho colto, sì, dei fiori, ma senza profumo, perché senza sforzo e senza che mi costassero un briciolo di sacrificio.

Ora però le dolcezze sono scomparse e mi trovo di nuovo nel combattimento e nella prova. È nella lotta che amo servire il Signore, per mostrargli tutto il mio amore; ma a volte, anzi spesso, Gesù mi vede per terra, prostrata, ciò però non mi rattrista, né mi sgomenta, anzi mi dà nuova forza e fiducia, mi avvicina a Gesù. Io corro da Lui sudicia come sono, piangendo ed Egli mi lava e mi rinnova.

È la piccolezza l’unica cosa vera in me e l’amo e voglio trovare in essa tutta la mia felicità.

Grazie, Ada buona, delle tue preghiere per me e per i miei, grazie tanto; anch’io sempre di te mi ricordo e prego, ma non mi devi considerare come il primo dei tuoi benefattori, il tuo primo ed unico benefattore è Dio, Dio solo e Lui ama e ringrazia per tutto.

Le feste l’ho passate bene, grazie. Mamma si è rimessa ed anche gli altri stanno discretamente.

Da noi la neve non è venuta, ma durante il Natale abbiamo avuto sempre un tempo pessimo.

Giovannino e Maria li incontro spesso, ma non hanno più la confidenza di prima, con me si vergognano e si nascondono.

Quando verrai tu, avrò modo di accostarli di più e riacquistare la vecchia conoscenza. Ti aspetto Ada buona, e desidero averti vicina; il tempo vola e febbraio verrà presto. Mi trovo sempre occupata per la scuola e mille faccende sempre mi si presentano.

Nel Consiglio diocesano mi hanno dato l’incarico di occuparmi dei libri per formare una biblioteca del Consiglio. Abbiamo sempre le nostre lezioni di religione meravigliosamente date e ogni mese il giorno del ritiro.

Lascio, Ada buona, per dire le mie orazioni, perché è quasi ora di cena. Ossequia i tuoi e ricambia i saluti alla tua sorella con infiniti auguri per ogni bene. A te invio mille e cose affettuose sempre e un pensiero.

Renata

Fermo, 16 gennaio 1927

Maria Capriotti che sta con me ti saluta.

 

⫸N° 79  <SOLO GESÙ NON PASSA MAI>

Peppina mia cara

Ti scrivo con Gesù nel cuore che ho ricevuto poco fa e chiedo a Lui di dettarmi per te. È Gesù dunque che ti parla e ti dice che Egli non è lontano da te, né può allontanarsi mai; ma che ti è vicino come tu forse non credi e ti protegge e ti ama. Gesù è sempre in te, Peppina mia, anche quando tu non puoi riceverlo sacramentalmente, Egli si comunica a te lo stesso e vive entro il tuo cuore. Tu forse non lo senti, ma Lui si nasconde, pur restandoti vicino, avvicinandosi di più; pregalo che ti aiuti e t’illumini. Quando hai la grazia, hai Gesù e tu sai che la grazia si perde solo col peccato mortale, quindi, pur non ricevendo il Signore nella s. Particola, puoi trattenerlo ad ogni istante, perché Gesù si comunica all’anima che lo desidera e lo ama ed accresce in lei la sua grazia che la sollevi fino alle sue altezze sublimi. Gesù ama lo sforzo che fai per trattenere le tue lacrime, Egli ti è vicino nella lotta, per sostenerti, per difenderti e ti assiste e ti protegge sempre, Peppina mia. Offri a Lui ad uno ad uno i tuoi palpiti, i tuoi affanni, le tue pene e quando la tristezza vuole entrare in te e quando ti senti sola, cerca di trovare in Gesù tutto. Anche il confessore a cui ti eri affidata, può venire a mancare quaggiù, solo Gesù non passa mai e non può venire mai meno e Lui solo sa comprenderci perfettamente e dirci parole di vita eterna.

Quest’oggi, mercoledì, giorno dedicato a s. Giuseppe, ho pregato Lui per te, perché ti protegga e t’aiuti e perché ti faccia trovare un buon confessore. Di te poi mi ricordo alla chiesa di s. Francesco dove starà per tutta questa settimana la Madonna bella del Pianto; vado giù ogni giorno; ma per una sola visita quasi sempre, perché non posso rimanere per la predica, dato che ho da fare.

Sempre sempre ti seguo col pensiero, ti sono vicina, prego per te, Peppina mia, ed accolgo con tenerezza infinita le tue continue confidenze.

Mi dispiace sapere che stai ancora poco bene; ma voglio sperare che non sia nulla; sopporta intanto, piccola mia buona, i tuoi fastidi offrendoli a Gesù, perché si degni di scendere sempre più su te e su papà e mamma. Siamo tre piccole ostie che ci dobbiamo offrire al Signore, perché Lui regni e Gesù non verrà meno alle nostre preghiere. Gesù fa ad Ena favori speciali ed essa arde dal desiderio di riceverlo sempre e d’amarlo. Anch’essa prega per te, te lo ha scritto, e ti ricorda sempre.

Io sto bene; quest’altra settimana dovrò fare anche lezione di matematica, perché la Signorina Moschini verrà a Roma e così mi trovo sempre occupata.

Gli altri stanno tutti bene e mamma spera venir presto quaggiù per qualche giorno. Salutami Marina e dille che le scriverò, Antonietta, e a te invio mille e mille cose affettuose e l’augurio fervido e vivo di ascendere sempre più in alto.

Renata tua.

Fermo, 19 gennaio 1927

 

⫸N° 80  <NEI SENTIERI PROFUMATI DELLA VIRTÙ>

Marina cara

Desideri avere un mio scritto e voglio accontentarti; ma cosa credi ch’io sappia dirti? Nulla Marina cara, ma nella mia povertà mi pongo nelle mani di Dio e dico a Lui che mi suggerisca ogni parola per te, per l’anima tua. Ti ringrazio innanzitutto della graziosissima immagine che mi hai mandato; il tuo pensiero gentile per me, mi ha commosso e mi sento in dovere di ricambiarti e saranno le mie preghiere, i piccoli fiori che saprò coglier quaggiù che saliranno a Dio per te, per te pure, sì, perché Gesù tragga anche te nei sentieri profumati della virtù, ove tutto è pace e soavità e nulla turba la quiete serena dello spirito. Quando l’orecchio è chiuso ai rumori assordanti del mondo e il cuore è vuoto di ogni affetto umano, allora è la divina poesia che si gusta, che rapisce ed eleva, facendoci considerare come ogni cosa di quaggiù sia frivola e vana. È questo vuoto che devi fare in te, Marina buona, perché il Paradiso entri in te e tu possa gustare le armonie angeliche, anche in mezzo alle occupazioni, le angosce, le amarezze della vita. Potrai allora ammirare la bellezza infinita dell’universo che canta la grandiosità del Creatore e potrai udire l’inno di gloria e d’amore a Dio, che si sprigiona dall’umile mammoletta fino all’uomo, re della terra. È tutto un canto, Marina cara, che sanno gustare coloro che sanno elevarsi dalla terra al Cielo e che viene cambiato in grida, in voci roche di dolore da quelli che quaggiù rimangono.

Le armonie divine giungano dunque al tuo orecchio, sì che tu possa gustare le dolcezze ineffabili dell’amore di Colui che per te di nuovo, mille volte, darebbe la vita.

Con tenerezza invio a te i miei più affettuosi pensieri.

Renata

Fermo, 23 gennaio 1927

 

⫸N° 81  <CORRI DAL TUO DIO NASCOSTO>

Peppina mia cara

Ho ricevuto ieri un’altra tua e spero avrai ricevuto già la mia del 19, mi sembra.

Liana è venuta ieri da me, dato che si è trattenuta due giorni a Narni. Mi ha portato tutto ciò che mi dicevi e ti ringrazio per ora delle immagini che mi sono tanto piaciute, poi ti rimborserò. Liana mi ha detto che stai benino e ciò mi consola, nonostante i fastidi che sempre mi dici di sentirti.

Avanti, avanti, Peppinuccia mia, avanti sempre senza mai sostare quaggiù, con lo sguardo rivolto al cielo, a Gesù. Non dar modo alla tua tristezza di inondare il tuo cuore, sii forte, a Gesù chiedi aiuto e scacciala lontana da te. In Gesù tutto trova e, quando sembra che un vuoto cupo e tenebroso ti circondi o che il frastuono della città voglia trascinarti nel vortice turbinoso del mondo, corri dal tuo Dio nascosto, corri da Gesù che se ne sta solo sempre, che ti aspetta e a Lui apri l’animo tuo; Egli con la sua pace, con il suo silenzio che tutto dice, ti consolerà e solleverà. Peppina cara, sarà il Signore che ti proverà per vedere se la tua fede è forte, se l’amor tuo è sodo facendoti sentir cosi, e tu accetta per amor suo la prova e serena, tranquilla confida in Lui. Accettiamola insieme e con generosità offriamo tutto a Lui. La sorellina tua sempre ti è vicina e ti stringe a sé e prega perché Gesù ti faccia sua e faccia scendere su te le sue grazie divine. Coraggio, Peppina mia, è durante il tempo della prova e della lotta che dobbiamo coglier fiori e, passato l’uragano, il sole divino splenderà con più lucentezza.

Sono stata dalla signorina Maricotti e le ho detto ciò che mi dicevi, ti saluta insieme alla signora.

Mamma sta bene, pensa venir qui presto, appena farà meno freddo e Pia e gli altri stanno pure tutti bene. Ena aveva scritto anch’essa un biglietto per te che avevo messo nella mia, dove ti dava sue notizie. La cartolina mia postale l’hai ricevuta?

Sono sempre desiderosa di saper tue notizie e di saperti contenta; lo studio come va? Non ti sforzare troppo e non ti agitare, fa’ quello che puoi che il Signore ti aiuterà.

Ti bacio con tutto l’affetto e la tenerezza mia.

Renata tua.

Fermo, 23 gennaio 1927

 

⫸N° 82  <CON GESÙ E PER GESÙ>

Peppina mia cara

Ho ricevuto la tua proprio ora; papà dopo la tua ultima si è tranquillizzato ed ora sta contento; ma è proprio vero che stai meglio? Dimmi la verità e non mi nascondere nulla. Pia sta tranquilla, tu conosci il suo carattere e papà che vede sempre più grave quello che non è, quando specialmente si trova un poco sconfortato.

A me perché non hai fatto sapere niente? Hai ripreso un po’ le forze? Hai la febbre?

Scrivimi e dammi notizie. Sempre sempre ti è vicina la sorelletta tua, Peppina mia, non dubitare che ti pensa, ti segue e prega per te. Il Signore è con te e ti aiuterà sempre; Egli ti farà passare fra angosce e sofferenze; ma ti farà sua, ti trarrà a sé. Sii serena sempre e tranquilla, fa’ quel che puoi ed offri tutto a Gesù.

La Signorina Moschini ha lasciato venerdì la scuola e quindi venerdì prossimo farò la prima lezione di matematica.

Ena è sempre tanto buona, già ha imparato ad offrire al Signore ogni sua più piccola cosa, a fare tutto con Gesù e per Gesù e dice che si vuole fare santa. È raccolta e vivace insieme e con infinita semplicità mi apre sempre il suo piccolo cuore. Paolo studia sempre poco; ma cerco di stargli sopra e fargli comprendere tante cose.

Saluta tanto Marina e con tenero affetto ti bacio e ti stringo a me, augurandoti ogni bene.

Renata tua

Fermo, 1 febbraio 1927

 

⫸N° 83  <IL SIGNORE NON SI COMPIACE DELLE OPERE STREPITOSE>

Ada cara

Ho aspettato oggi per risponderti alla tua perché, essendo domenica, ho più tempo. Come tu bene hai detto, il Signore guarda all’intenzione, allo sforzo, all’amore con cui facciamo le nostre cose e non al successo. Il Signore non si compiace delle opere strepitose e non vuole da noi i grandi sacrifici, poiché conosce la nostra piccolezza, è all’amore che guarda, ed una piccolissima cosa, come per esempio mettere dritta una cosa storta, può acquistare un pregio infinito di fronte a Dio, se fatto per suo amore; e quanto più l’amore con cui facciamo le nostre cose è puro ed intenso, tanto più i nostri nonnulla acquistano valore. Sono le piccole cose che il Signore vuole da noi piccole anime e di queste si compiace; abbandonandoci sempre più a Lui, accettiamo la nostra piccolezza e amiamola.

Sono le umiliazioni, la vista delle nostre imperfezioni, Ada buona, che ci deve rallegrare e solo allora piaceremo al buon Dio. Farsi piccole, nascondersi, ecco tutto e Gesù gusterà il profumo che esalerà dal nostro cuore.

Quando poi, nonostante la nostra buona volontà, non riusciamo a fare una cosa, accettando l’umiliazione e offrendola a Dio, Egli si compiacerà di noi più che se fossimo riuscite.

Oggi è domenica e tutto un inno s’eleva dalla terra al cielo; ma ohimè, miste ai canti melodiosi della Chiesa giungono a Dio anche le grida di offesa e di oltraggio di tante anime; ebbene facciamo, Ada cara, che i nostri piccoli cuori cantino al Signore per quelli che l’offendono. Ora giunge il Carnevale, il tempo delle pazzie mondane in cui il Signore Gesù viene dimenticato, calpestato; un grido d’angoscia m’esce dal cuore; oh! tocca a noi consolarlo, asciugare le sue lacrime divine, amarlo. A te apro il mio cuore, perché tu unisca i tuoi palpiti ai miei per offrirli a Dio.

Ada buona, questa spero sia l’ultima che t’invio, non aspetto adesso una tua ma te, te in persona.

Ti ringrazio sempre delle tue preghiere e mi ricordo di te.

L’occupazione mia, sì, è intensa dato che ora devo fare anche lezione di matematica; ma con l’aiuto di Dio arrivo a tutto benissimo, senza che nulla turbi la mia pace. Maria Capriotti è tornata oggi a Fermo e mi ha detto che sta un pochino inquieta per il tuo silenzio.

Ti lascio dunque, pensando di averti presto qua; ossequia i tuoi e a te invio mille cose care.

Renata

Fermo, 6 febbraio 1927

 

⫸N° 84  <LA GRAZIA SOPRANNATURALE AIUTA NELLA VITA>

Mamma mia cara.

A Nena ho fatto lavare i vetri e sabato sera le ho fatto lavare il pavimento della cucina con la soda. Sabato poi è venuto Angelo e ti ho rimandato il fornetto e la vasca; la macchina no, perché Angelo non mi ha trovato a casa e Nena non lo sapeva. L’orario della scuola l’ho lasciato così, perché giovedì e sabato ho vacanza e quindi venerdì posso fare benissimo cinque ore. Non dubitare che ci governiamo e con queste belle giornate andiamo sempre a fare una passeggiata appena mangiato. A Paolo ho fatto mettere pure i calzoni nuovi che aveva, dato che quegli altri li ha rotti tutti; li posso regalare a Santina?

Mamma mia, tu mi dici di papà, è vero; ma è la grazia soprannaturale che aiuta nella vita, che sa dare la pace; quella serenità che non viene mai meno, per cui si è sempre contenti anche in mezzo ai dolori.

Dato che la sofferenza è una legge quaggiù, ti piacerebbe forse vedere soffrire, imprecando e augurandosi la morte, piuttosto che vedere accogliere le spine inevitabili della vita, che a volte pungono tanto dolorosamente, con serenità e gioia?

Oh! mamma! È tutta un’armonia interiore che produce la grazia, per cui non si disprezza la vita; ma si ama anche in mezzo alle sue angosce e amarezze, e non si gode del divertimento di un attimo per poi ripiombare di nuovo nella tristezza e nel vuoto; ma sempre e di più quando agli occhi degli uomini sembra stoltezza ed infelicità.

Sono contenta sapere che papà si è rimesso; ma che si riguardi, che non faccia il suo solito. E tu come stai? Hai avuto più fastidi di cuore? Esci spesso e vai a prendere un po’ di sole con queste belle giornate? Quando verrai a farci una visitina? Ti attendiamo presto, desiderosi di averti fra noi. Paolo ed Ena ti salutano tanto e da me ricevi tanti baci affettuosi anche per papà; saluta Pia e Valeria.

Tua figlia Renata

Fermo, 14 febbraio 1927

 

⫸N° 85  «PER UN FUTURO SACERDOTE»

Maria cara

Che consolazione poter dare qualche cosa ad un futuro sacerdote! È un dono di Gesù, sai? Per Lui tutto devi fare, perché il tuo alunno diventi tutto del Signore e, anche attraverso i primi rudimenti della scienza, impari a conoscerlo e ad amarlo. Egli certamente un giorno si ricorderà di te e ti assocerà a sé nel celebrare la Santa Messa. Non ti deve preoccupare nulla; ripassati qualche cosa, cercando di fare tutto quello che puoi.

Prega per la gloria di Gesù, per Lui e, quando verrai, ti dirò la ragione.

Hai fatto sempre la Santa Comunione?

Ricordati del dovere di riparazione che abbiamo in questi giorni di Carnevale; com’è dolce consolare Gesù! Sia questo il pensiero che ti tenga sempre occupata. Adesso devo scrivere anche a Peppina che mi ha scritto ieri; ricordami sempre nelle tue preghiere ed io farò altrettanto per te e per il babbo tuo.

Saluta i tuoi e mille cose affettuose e mille auguri.

Renata

Fermo, 14 febbraio 1927

 

⫸N° 86  <NEI SENTIERI PROFUMATI>

Peppina mia

Ho ricevuto il tuo biglietto e mi dispiace sapere che non hai ricevuto la mia per te. Forse avrai già ricevuto la lettera di don Nazzareno, poiché ieri, sabato, mi disse che aveva imbucato per te alla mattina. Nella mia, che non hai ricevuto, ti dicevo di non lasciarti vincere dalla pigrizia e di essere ordinata nelle tue cose spirituali, dato che lo zampino del demonio è fino fino e ti dicevo quindi che non ti allontanassi da don Nazzareno; ma che stabilissi di scrivergli ogni dato tempo per poi farlo sempre. Mi dispiace, Peppina mia, saperti ancora senza un confessore, ne hai provati alcuni?

Pregherò che il Signore ti aiuti e ti sorregga Lui, tu intanto confida in Gesù. Nella mia ti raccontavo come per ispirazione divina avessi scritto a mamma che avevo fatto battezzare e comunicare Ena, parlandole anche a lungo della religione a cui però essa mi ha risposto che avevo fatto male e che della religione non ne vedeva affatto il bisogno. Ho risposto, come già ti ho detto, parlandole degli effetti che produce la grazia soprannaturale ed è stata zitta, non mi ha affatto risposto. Sabato venturo forse torneremo a casa per una visitina e dopo ti dirò l’effetto, se mi sarà dato conoscerlo, che hanno fatto in lei le mie parole.

Come stai adesso? Ti senti sempre meglio? Marina? Nella lettera andata perduta avevo messo anche per lei un biglietto.

Peppina mia, pensi più a Gesù adesso? A Gesù che in questo periodo del Carnevale ha bisogno di essere consolato da te come da tutte le anime sue? Egli, sentì come ti vuol bene, quanto ti ama e adesso che non puoi ancora trovare un ministro suo a cui affidarti, apri a Lui interamente il tuo cuore e con la stessa tenerezza di una bimba ad una madre, raccontagli tutto quello che passa in te, nel tuo piccolo cuore. Egli ama che tu gli faccia le tue confidenze. Distaccandoti sempre più da tutto e, vuotandoti di ogni cosa di quaggiù, va sempre più a Gesù, allora sentirai viva la sua voce che ti guiderà e ti indicherà la via. Nella mia vita spirituale Gesù, piccola mia, si degna sempre più chinarsi su me ed io lo prego per te, perché con me ti tragga nei suoi sentieri profumati per correre insieme a Lui, e il mio piccolo cuore palpita di tenerezza per te che sei la sorelletta mia, come anche per tutte le anime; ti vedo a volte con l’immaginazione lottare e vin-cere e prego che la forza ti si raddoppi e la grazia ti inondi al completo. Intanto prega, prega per te, per la sorelletta tua, perché la volontà del Signore si compia in essa ed Egli sia glorificato, per papà, per mamma, per i fratelli, per tutti, poiché la carità è l’unica fiamma che deve bruciarci. Darò, appena ci andrò, i tuoi saluti alla signorina Maricotti. Paolo dice che non vuole scrivere a Mario, tu sai com’è fatto ed è inutile che io glielo stia a ridire. Ena fa sempre la buona, impara a conoscere la virtù e a praticarla ed anch’essa, dato che ha la scuola al pomeriggio, fa ogni mattina la santa Comunione. A volte parliamo di te e ti ricordiamo sempre.

Saluta tanto Marina e a te il mio pensiero e il mio bacio affettuoso.

La sorelletta tua Renata

Fermo 21 febbraio 1927

 

⫸N° 87  <CONSACRATA ALLE PICCOLE ANIME>

Maria cara

Due righe in fretta prima di mettermi a fare le mie cose. Ti ringrazio innanzitutto dei tuoi begli auguri che ho tanto tanto gradito e non so dirti quanto abbia gradito il tuo dono. Hai proprio indovinato il mio desiderio ardente di veder amato Gesù, di salvare per Lui le anime, specialmente le anime dei bimbi per cui sento una tenerezza materna. E ti dico che Gesù alle piccole anime proprio ha voluto consacrarmi, per cui le amo tanto tanto, Maria mia, e darei per loro anche la vita. Sono stata a portare il tuo biglietto al tuo Direttore Spirituale che sta meglio; sono entrata; ma per pochi minuti, perché avevo fretta. Tu come stai? Io non sono più tornata sabato a casa, dato il cattivo tempo, e se sarà buon tempo, torneremo sabato venturo. Anche le proiezioni non ci sono state più e così anche la lotteria.

Lascio ch’è già tardi. Saluta tanto i tuoi tutti e a te tanti ringraziamenti e tante cose affettuose.

Renata

Fermo, 22 febbraio 1927

Metto un biglietto per la signora Assunta.

 

⫸N° 88  <SORRIDI SEMPRE>

Peppina cara

Ti scrivo in fretta, mentre ti vorrei scrivere tanto a lungo: sono già le sette e tre quarti di sera ed è quasi ora di cena. Domani aspetto Virgili per consegnargli il pacchetto per te; ti mando i libri che volevi e un po’ di cicerchiata che avevo fatto per noi. Come stai? Hai ricevuto la mia lettera e la mia cartolina? Sabato dunque, come ti avevo scritto, sono stata a casa e mamma mi ha appena accennato di Ena, la cosa è passata così, e dell’ultima mia lettera non mi ha detto nulla. Come hai passato il Carnevale? Noi a Grottazzolina, come ti avrà scritto anche mamma, abbiamo avuto opere ed operette ed io sono stata a sentire la Lucia. Sai? Mamma mi domandava tanto di te ed io ho creduto dirle della tua decisione.

Non puoi immaginare come sia stata contenta e credi che anche papà è proprio contento che tu lasci Chimica, perché pensa che dopo di te ne deve mantenere fuori altri tre e quindi, tenere te a Roma per cinque anni, gli sembra troppo. Lascia dunque, che farai contenti tutti ed anche te stessa. Scrivimi e dammi tue notizie. Sei un po’più tranquilla? Sii sempre serena e confida in Gesù. Brava, scaccia sempre lungi da te la tristezza e la malinconia e sorridi, sorridi sempre anche quando l’angoscia amara occupa il tuo cuore. Adesso poi che siamo in Quaresima stai più unita a Gesù e più raccolta, pensa a Lui per conoscerlo ed amarlo.

Paolo ed Ena ti salutano tanto e così anche Nena, da me ricevi tante cose affettuose e un bacio.

Lascio, Peppina cara, ch’è tardi, di più vorrei scriverti; ma Gesù saprà dirti tutte le cose che ti vorrei dire.

Renata tua

Fermo, 23 febbraio 1927

 

⫸N° 89  <COME UNA PICCOLA BIMBA FRA LE SUE BRACCIA DIVINE>

Peppina mia buona

Questa sera stessa provo a risponderti; ma non so se potrò terminare. Ho ricevuto la tua ed ho offerto i tuoi palpiti a Gesù, perché li renda puri e santi.

Giacché senti di dover lasciare Chimica, lasciala, non creder che io ne sia contraria, ti dicevo di continuarla dato il consiglio di don Nazzareno; ma una volta che hai deciso, lasciala pure, ne ho parlato anche a don Chiavari questa sera in collegio e anche lui ha approvato. Sarai più libera e starai meglio, ne sono contenta e sento che anche Gesù lo vuole.

Piccola mia, quali sono i dubbi che ti passano per la mente? Scacciali, è Vangelo cattivo che te li fa venire, e senza scoraggiarti mai offri tutto a Gesù, per amarlo. Ricordi s. Teresina quali periodi lunghi di freddezza, di buio e aridità passava? Ella era contenta lo stesso e gioiva, nulla la spaventava mai, sapeva tutto sopportare, abbandonandosi totalmente a Gesù. Tu fa’ lo stesso, sii come una piccola bimba tra le sue braccia divine ed amalo, esprimigli il tuo amore anche quando ti sembra di non sentirlo, di essere arida e vuota. Gesù lo gradirà, Peppina mia, e non tarderà di inondarti delle dolcezze sue ineffabili. Egli vuole la prova, la lotta, tu offrigliela con generosità e sappi essere il soldatino suo. E non hai la mamma tua, la Vergine Santa? Oh, abbandonati a Lei con fiducia, ricorri a Lei e dille tutto come lo diresti alla mamma tua quaggiù se ti comprendesse in queste cose!

Come vorrei parlarti della tenerezza della mamma tua celeste, Peppina mia!

Ella ha per te lo stesso amore e la stessa tenerezza che aveva per Gesù in terra e che ha tutt’ora. Intanto il Signore ti fa sentir sete di luce, di cose che non siano di quaggiù e quello è un segno che vuol trarti a Lui; ma non per questo però devi compiere con noia il tuo dovere; anche a me Gesù faceva sentir ciò e non vedevo l’ora di lasciare i libri per non studiare che Lui. Da ciò che senti, devi comprendere come in alto devi volger lo sguardo, per occuparti delle cose si quaggiù; solo per amore di Gesù, per far piacere a Lui devi far tutto, studiare; e allora, dimentica di te, con l’unica mira di accontentare il suo Cuore divino, tutto ti diventerà caro e dilettevole; è questo che Gesù vuole insegnarti. Per il resto non ci pensare, il Signore intanto formerà l’animo tuo sicché le tenebre ti divengano meno pesanti.

Piccola mia, sono lotte, contrasti, che sono passati anche in me, che ho sentiti in tutta la loro vivezza, la loro angosciosa amarezza. Tu lo ignoravi quando la tua sorellina lottava sola, quando, oltre le angosce del suo cuore innamorato di Dio, si trovava nell’oscurità in cui il Signore si degnava di lasciarla; e la sete ardente di Dio, di Lui, tra le tenebre della sua famiglia la bruciava;  ma ho sempre tutto amato e tutto accettato per il Signore, per la gloria sua, perch’Egli fosse amato e mi sono sempre sforzata di amare le tenebre in cui Egli mi aveva posta, ringraziandolo ad ogni istante, lodandolo, benedicendolo e offrendogli il mio piccolo cuore. Ora esse, le tenebre, mi sono diventate care, ossia amo con tenerezza infinita il mio piccolo nido e non lo cambierei con nulla.

Così fa tu, accetta e offri e la sorellina tua piccola, oramai fuori di queste lotte, ti sosterrà, ti aiuterà a combattere e vinceremo insieme, Sii serena intanto e prega il Signore che ti aiuti e ti illumini sempre. La mia preghiera non manca mai per te e sempre ti seguo.

Unisco alla mia la mia fotografia, l’unica che ho ritrovato, quella che mi feci due o tre anni fa per l’esame di stato.

Il libro di s. Teresina, Costanzina me lo ha rimandato, se lo vuoi, te lo mando; ma forse sarebbe meglio Lo Spirito di s. Teresa. Io ancora lo sto leggendo e se tu puoi avere dalla Madre Generale lo tengo, altrimenti dimmelo che te lo manderò subito. Le immaginette che mi dicesti mi dovevi mandare?

Di’ ad Antonietta che ho avuto la sua cartolina, che aspetto una sua; ma che, senza nessun complimento, mi scriva quando creda e le va, intanto ringraziala e dille che sempre mi ricordo di lei nella preghiera.

Ho detto a don Chiavari che avevi ricevuto la sua ed è stato contento. Piccola mia, speriamo che tu possa trovar presto un confessore, anche questa è una grazia del Signore e con pazienza ed abbandono aspettiamo finché vuole, se gli piacerà    concedercela.

A papà non dirò niente e così nemmeno a mamma; domani sera, sabato, torneremo a casa, per tornare domenica.

Ena ti saluta ed anch’essa prova, e ne soffre, la differenza tra la vita in mezzo alle tenebre e la vita nella luce e nella pace del Signore.

Paolo ha avuto la pagella; ma invece di un cinque, ne ha avuti due.

Papà è venuto ieri e sta bene e così tutti La mia scuola mi tiene sempre occupata; ma non più come prima, ora comincio ad abituarmici e tutto mi riesce più facile.

Ho terminato; domani mattina prima che ritiri la posta, la imbucherò; vedi com’è stato buono il Signore a darmi tempo sufficiente per scriverti?

Ti ringrazio dei begli auguri che mi hai fatto e che ho tanto gradito; a te invio il mio pensiero e con affetto ogni augurio sempre.

La sorelletta tua Renata.

Fermo, 25 Febbraio 1927.

 

⫸N° 90  <PREGHIERA >

Gesù, Gesù mio crocifisso, come Tu ti sei immolato per me, io m’immolo per Te; fa’ che io non cerchi e non desideri che i patimenti, le sofferenze, la Croce per morire sovr’essa d’amore per Te, come ci sei morto per me.

Fa’ ch’io sia morta a tutto ciò che fa parte del mondo, e nella mia pochezza e nella mia miseria a Te mi dono, perché Tu possa in me consumare e vuotare. I miei palpiti siano tutti per Te e ti dicano il mio amore e la mia riconoscenza, Gesù.

Nel Cuor tuo Sacro, o mio Gesù, mi ascondo senza tremare; la mia virtù sei tu! La corona, non me la sono formata io, ma l’ha formata Gesù.

«Gesù vuole accordarci gratuitamente il suo Cielo». Non fo alcun assegnamento sopra i miei meriti perché non ne ho, ma spero in Colui che è la virtù e la stessa santità e sarà Lui solo che, contentandosi dei miei deboli sforzi, mi solleverà fino a sé e mi farà santa.

«Restar piccolo consiste nel non attribuire affatto a se stessi le virtù che si praticano; ma riconoscere che il buon Dio pone quel tesoro nelle mani del suo bambino, per servirsene quando ne avrà bisogno». (S. T.)

Signore vi offro e vi dono il mio piccolissimo cuore, perché possiate riversare in esso le fiamme dell’Amore vostro divino che vengono rigettate dagli uomini.

Intendo Signore rinnovarvi questa mia offerta ad ogni mio palpito e ad ogni mio respiro.

Il mio pensiero non deve posarsi che su Gesù. Sola sola, distaccata da tutti e da tutto, con Gesù e per Gesù solo. Non una carezza di una creatura deve farmi volgere quaggiù per un attimo il pensiero, non vedermi teneramente amata deve far sì che un mio palpito non sia tutto del Signore; a Gesù sempre il mio pensiero, i miei palpiti, il mio essere anche quando a Lui piacerà nascondersi ai miei occhi, anche quando gli piacerà lasciarmi nell’aridità e nel buio angoscioso ed amaro.

Fermarmi a parlare di cose di questo mondo, come onori, ricchezze, amori, vestimenti e simili, solo per pura necessità, mai per mio diletto, cercando di fuggire tali conversazioni come meglio posso.

Conoscere sempre più la propria miseria e debolezza ed acquistar sempre più la compunzione del cuore, ponendo mente ai nostri difetti e vigilando accuratamente in se stessi.

Fermo, 3 marzo 1927

 

⫸N° 91   <Pensiero al cielo>

Tutto è miseria all’infuori di Dio; cosa valgono le cose tutte di quaggiù? Volgiamo lo sguardo in alto e solleviamoci per mezzo della grazia di Dio.

Fermo, 4 marzo

 

⫸N° 92   <Pensiero a Gesù>

In noi vive Gesù, non guardiamo quindi al di fuori, ma acquistiamo sempre più raccoglimento interiore per vivere solo con Gesù.

Fermo, 5 marzo

 

⫸N° 93  <PROPOSITI DI AMARE UMILMENTE>

Far conoscere, sì, presentare le nostre debolezze e miserie agli altri; ma nascondere quelle altrui: coprire agli occhi degli altri ogni piccola cosa del prossimo e a noi stessi, per non ricordare e aver sempre presente le nostre miserie. Mettere in rilievo le altrui opere e non le nostre e non dar calcolo a qualsiasi nostra cosa, per nasconderci sempre più agli altri e a noi stessi. Dobbiamo sempre patire, tenendo per leggere le nostre sofferenze e nascondendole alle creature; ma, offrendole a Dio nell’intimo del nostro cuore, non dobbiamo fargli palese la nostra tristezza e il nostro dolore, bensì la nostra riconoscenza e la nostra gioia. Ritrovo in Santa Teresina i miei palpiti e come Gesù ha trapiantato essa, suo fiore prediletto, nel giardino fertile del Carmelo, così ha avuto cura di me e, perché non cadessi nel buio, ma formassi l’anima mia piccola e debole, ha fatto sì che io venissi a Fermo, dolce culla per la religione, e in essa mi santificassi nella virtù.

Oh, come sempre mi ha difesa e circondata delle sue cure amorose il Signore!

Fermo, 6 marzo

 

⫸N° 94    <LA PRIMA QUARESIMA RICEVENDO GESU’ AL MATTINO>

Maria cara

Ho un po’ di tempo e ti scrivo volentieri. Ieri, andando a passeggio, ho incontrato zio Benedetto che tornava dal Porto e mi ha dato vostre notizie. Sono tornata poco fa dall’ora di adorazione e sono ora nel mio studiolo sola. Passo il mio tempo nel raccoglimento e nella preghiera come meglio posso, e quanta luce il Signore si degna darmi nel mio silenzio e nella mia orazione! È la prima Quaresima che passo, ricevendo Gesù ogni mattina nel mio piccolo cuore e come mi sento unita a Lui!

Tu come stai? Come passi il tuo tempo? E la tua scuola come va? Sono contenta saperti un pochino occupata, penso che ti divaghi e ti passano bene le ore; nel resto della giornata che fai?

Ti penso spesso e vorrei vederti sempre intenta al lavoro, serena e tranquilla, nella pace soave dell’anima che si ottiene compiendo con esattezza i propri doveri, facendo tutto per Gesù.

Mi ricordo del tuo babbo, ma pur mi addolora leggere ancora il tuo pianto; oh, no, non devi oramai più rattristarti, piangere; il buon Dio così ha voluto e bisogna accettare con serenità e gioia la sua volontà. Ricordi s. Teresina che augurava la morte al suo babbo e alla mamma sua per esprimere loro il suo affetto? Ella ricercava la loro felicità, non se stessa, fa’ quindi che anche il tuo affetto per il babbo tuo sia puro e disinteressato, egli si trova oramai al suo posto e non devi essere contenta? Dispiacciono le tue lacrime al Signore, te l’ho già detto altre volte, gli fai capire così come la sua volontà ti sia pesante ed amara; mentre invece il giogo del Signore è dolce e soave sempre e di più quanto sembra che di più ci pesi. Sii serena, non ti lasciare invadere dalla tristezza e dalla malinconia ed occupa il tuo tempo in cose sante e buone.

Lascio che ho da fare, ti aspetto presto, intanto t’invio il mio pensiero affettuoso sempre e i miei saluti più cari anche per i tuoi.

Renata

Fermo, 7 marzo 1927

Sai? alla lotteria ho vinto io un quadro grande di s. Teresa del Bambino Gesù; tu non hai vinto niente.

 

⫸N° 95  <CRESCE IL MARTIRIO>

Peppina mia cara

Ho letto poco fa il tuo biglietto e dopo aver presentato i tuoi palpiti e le tue pene a Gesù, l’ho pregato che Lui mi dicesse proprio la sua volontà per te, per il bene tuo, che Lui si degnasse dettarmi e sento nel mio piccolo cuore che Gesù proprio mi parla e si china su me per suggerirmi.

È ora che poni fine a questo tuo stato incerto e che decidi, perché la pace, la tranquillità, a te tanto necessaria, torni a regnare in te e più non ti turbi. Ora che tutti sono contenti lascia Chimica, adesso ti senti così poco propensa a questo passaggio; ma poi, se tu continuassi, sorgerebbero in te nuove lotte e nuove agitazioni per cui non avresti tranquillità.

Fa’ questo passaggio e, conoscendo come sia voluto da tutti, non ci stare poi a ripensar sopra.

Era meglio che non avessi lasciato… ecc… è cosa stabilita, accettata come voluta da Dio e fiduciosa in Lui, va’ avanti serena. Offri al Signore questo tuo passaggio ed abbandonati in Lui; se sarà poi sbagliato, saprà Egli aiutarti. Gesù non vuole che così a lungo ci fermiamo e ci agitiamo sulle cose di quaggiù: preghiera, fiducia, chiediamo a Lui consiglio, perché tutto ridondi per il nostro vero bene e a gloria sua, poi, abbandonati a Lui, decidiamo senza troppo agitarci. Mettiamo tutto nelle sue mani e stiamo tranquille, se poi riconoscessimo di avere sbagliato, non ci dobbiamo turbare, quando in Dio siamo stati abbandonati e abbiamo creduto di seguir così la sua volontà; ci penserà Gesù.

Per il resto non ci pensare; in tutto, piccola mia. ci vuole abbandono e fiducia. Gesù conosce meglio di te i bisogni dell’anima tua e quindi, quando tu in Lui ti sei abbandonata, penserà Egli ad aprirti la via alle pratiche di pietà, come del resto l’ha aperta a me.

Devi far conto di essere una piccola bimba fra le braccia del Signore; e i bimbi si preoccupano forse del cibo? No, è la mamma che, conoscendo i bisogni del suo piccolo o piccola, pensa a nutrirla. Così, Gesù, considerandoci bimbe fra le sue braccia, pensa Egli a somministrarci il cibo necessario per l’anima. Noi non ci dobbiamo preoccupare che d’amarlo, è questo solo che Gesù vuole da noi: l’amore.

Se ti potessi far conoscere ciò che Gesù a me fa sentire! È Egli, Egli stesso che m’istruisce e m’insegna a divenir piccola. Nel raccoglimento più intenso della santa Quaresima, nella preghiera Gesù mi fa sentire di più la sua voce, m’insegna facendomi conoscere sempre più come l’amore sia tutto ed infondendomi questo nel cuore per cui mi sento ogni giorno più attratta e presa da questo amore che mi arde e consuma.

Dall’intensità sempre più crescente di questo amore ben puoi immaginare però come ne derivi un dolore ed un’angoscia sempre più intensa nel sentirlo offeso, non compreso, disprezzato da coloro specialmente che più amo e mi sono a cuore. Nell’ultima mia ti dicevo che amavo il nido tenebroso della nostra famiglia e l’amo, sì, te lo ripeto; ma non per questo devi credere ch’io in esso goda… oh, Peppina, no! mi sento momento per momento trafitta da mille spine per le offese che papà e mamma recano al Signore; benché lontana sento risonarmi all’orecchio i brutti insulti che papà rivolge a Dio ed anche ora mi escono le lacrime. A mano a mano che l’amore per il Signore cresce in me, cresce il martirio; ma pur chiedo che questo amore mi bruci e questo martirio mi consumi per riparare, e amo tuffarmi in esso per offrirmi in olocausto al Signore perché trionfi e sia amato.

Mi accorgo di aver scritto tanto, mentre dovevo risponderti a tante altre cose. La tua ultima l’ho ricevuta e ti ringrazio delle immaginette. Riguardo alla frase del professore Zanotti, di cui mi parlavi, mi sembra che voglia dire la grazia di sapere corrispondere alle grazie divine, di saperle accettare per poi mettere in pratica quello che Signore ci insegna; non so poi se sbaglio, dato che non conosco il resto della lettera.

Hai mandato mai una cartolina alla signora Fagotti? L’altro giorno tanto premurosa ha voluto sapere tue notizie.

Anche la Superiora vuol sempre sapere tue notizie e l’incarica di dirti se a Pasqua, quando tornerai, le porti un fagottino, una cotta per sacerdote che ti congegnerà la suora delle cieche, mi sembra che mi abbia detto; ricordati, sai? E la Madre maestra è andata via per sempre. Hai consegnato il mio biglietto ad Antonietta? Come sta? E Marina?

Sabato scorso, quando sono stata da don Nazzareno, mi disse che sperava poter rispondere alla tua presto, poiché era stato e si trovava tanto occupato; forse l’avrai già ricevuta. Sai? Ho comperato un nuovo violino, poiché Zanni mi diceva che era indispensabile, ho fatto metà io e metà papà ed in tutto ci ha voluto 600 lire. Papà ha comperato anche un pianoforte per Grottazzolina. Se sentissi Ena come suona già a quattro mani con Bonacchi! E il maestro se ne trova proprio soddisfatto. Poi ti devo dare anche un’altra notizia: in una specie di lotteria con i biglietti, che zio Amato aveva comperato e mi aveva donato, ho vinto un bel quadro e grande di s. Teresina. Vedi quante notizie? La signorina Maricotti e la signora ti salutano e così anche Maria Capriotti, Delia, la signora. Lascio ch’è ardi e spero che questa mia ti giunga presto.

Il mio pensiero affettuoso ti sia di sollievo sempre e la preghiera ci tenga unite nella dolcezza e nella pace del Signore per perderci in Lui sempre più.

Renata tua.

Fermo, 11 marzo 1927.

 

⫸N° 96   <PREGHIERA DI OFFERTA>

Signore, vi offro e vi dono il mio piccolissimo cuore perché possiate riversare in esso le fiamme dell’Amor vostro Divino che vengono rigettate dagli uomini. (Essere bruciata e bruciando, bruciare).

Oh Gesù mio, ben mi fai conoscere come il tuo Cuore non può contenere l’amore che tu senti per gli uomini e come questo amore viene disprezzato. Tu vai in cerca di una piccola e pietosa anima che lo raccolga. Eccovi il mio piccolo cuore, riposaci pure e fa’ che sia degno del tuo amore.

Ben so Gesù come offrirsi vittime al tuo amore non significhi offrirsi alle gioie e alle consolazioni; ma bensì ai dolori e alle amarezze; ebbene io accetto tutto e tutto ti offro.

«La vera virtù per i più deve essere semplice, impercettibile; essa rifugge da tutto ciò che può far rumore» (Teofano Venard).

Fermo, 17 marzo 1927

 

⫸N° 97  <QUATTRO PICCOLE VIOLE>

Peppina mia cara

Credimi pure che quando ho letto nella tua che sei già passata a Farmacia, ho dato un respiro di sollievo ed ho esclamato dal profondo del cuore: «Sia lodato Gesù». Sono più contenta ora saperti fuori da tante lotte, da tanti pensieri, più libera e in calma; ne ringrazio veramente il Signore. E prima di ogni altra cosa eccomi a farti gli auguri che mi vengon dal cuore; auguri, Peppinuccia mia, di gioia e di letizia in Gesù sempre, nel suo Cuore divino ove tu possa trovare la vera, Punica sorgente di pace e di vita. E con gli auguri quattro piccole viole che ho appassito unicamente per te, t’invio, perché esse ti dicano il mio affetto, ti parlino per me in questo giorno del tuo onomastico. Esse sono simbolo dell’umiltà e l’umiltà del cuore il Signore ti doni; vivono nascoste tra le erbe del prato e bisogna nascondersi agli altri e a se stesse per piacere al Signore; sono di color viola che è simbolo di penitenza e mortificazione e queste dobbiamo in questi giorni specialmente praticare, per fortificarci nella virtù e risorgere con Gesù. Tutto ti dicano e s. Giuseppe ti ricopra delle sue benedizioni, s. Giuseppe che appunto fu umile, modesto, nascosto. Per te sabato saranno le nostre Comunioni; per te le nostre preghiere e i fiori che coglieremo, per te tutto, perché il Signore ti riempia della sua grazia e ti santifichi.

Sono contenta che così mi apri il cuore e mi fai conoscere i tuoi palpiti e i tuoi contrasti; offri tutto al buon Dio tanto le tue lotte che le tue oasi di pace dolce, e sii sempre serena.

La piccola sorella tua tutto serba in cuor suo per offrirlo e darlo solamente a conoscere al Signore, perché trasformi, plasmi e rinnovi. A Pasqua perché non vieni? Mamma e tutti desideriamo rivederti e adesso che hai solo Farmacia, potrai prenderti più libertà; non è vero?

Don Filippo Cipriani verrà, credo, i primi di quell’altra settimana e certamente verrà a trovarti. Ena è sempre buona e va proprio verso la via della virtù. È gioconda ed allegra e sa ben nascondere le sue piccole cose, per offrirle nel segreto del suo, cuore a Gesù. Mi confida i suoi piccoli segreti e mi chiama la sua mammina; ci illuminiamo a vicenda e insieme offriamo al Signore le nostre cose. Ella arde dal desiderio di piacere a Gesù e di amarlo, per cui l’una per l’altra facciamo a Dio questa preghiera: «Padre misericordiosissimo, vi chiedo in nome del vostro dolce Gesù, della Santissima Vergine e dei Santi, di infiammare la mia sorella del vostro spirito d’Amore e di accordarle grazia di farvi molto amare». Anche tu falla al Signore, unendoci intenzione di rinnovarla ad ogni tuo palpito e ripeta ogni qual volta che ti ricordi nel segreto del tuo cuore per la sorella tua che brama di ardere tutta d’amore. La troverai anche nel libro Lo Spirito di S. Teresina; lì l’ho presa; come rispondono i miei palpiti ai suoi! Vi trovo delle pagine che rispondono perfettamente ai miei sentimenti; ma non per questo dico di essere un’altra s. Teresina, no, sono ancora lontana dall’esserlo, però ti dico che sento di raggiungerla, poiché il Signore mi conduce per la stessa via.

Anche Ena vuol mettere un suo bigliettino e anch’essa t’invia una viola. Nena pure ti fa i suoi auguri e tu falli per noi a zio Professore. Con tanto dispiacere ho accolto le notizie di Antonietta che mi hai date e penso di scriverle. Vorrei, come tu mi dici, sedere anche a Marina dato che mi ha scritto anch’essa, quindi lascio e la imbuco oggi, giovedì, sperando che ti giunga per sabato, dato che le mie le ricevi sempre in ritardo.

Noi stiamo tutti bene; mamma pensa venir giù per una visita, Pia verrà gli ultimi del mese, dato che Gina non è ancora andata.

Rinnovo dunque gli auguri e, stringendoti a me con affetto, ti bacio.

Renata tua

Fermo, 17 marzo 1927

La Signorina ti saluta tanto.

 

⫸N° 98    <DAL TETTO AL CIELO>

Maria cara

Le tue lettere mi rattristano, pensando che non sai vincerti e che appena torni al tuo paese, ti lasci prendere da tutti i malanni. Perché così? Non c’è forse anche lassù Gesù, Gesù vivo e vero come a Fermo? Perché ti fai prendere così dalla tristezza e dalla malinconia? E i tuoi piccoli fastidi così sai sopportarli? Cosa vuoi che siano? Semplicemente fatti nervosi, altrimenti non avresti appetito e ben altri disturbi ti sentiresti. Dunque, cos’è questa sfiducia, questo pianto; in alto, in alto il cuore e lo sguardo, più in su; sempre più in su, non dalla terra al tetto, ma dal tetto al cielo. Nascondi in un cantuccio lontano il termometro e mangia e sta’ tranquilla. Se tu fai così, capisci bene che complichi le cose invece di facilitarle; del resto non sei più una bambina. Poi, se ricordi, Maria, tante volte ti ho detto che più ordinata devi essere nei tuoi pasti e in tutto; quindi fissa le ore in cui devi mangiare, riposare e anche lavorare, leggere, e vedrai che tutto a poco a poco passerà. Tu dal canto tuo cerca di aver tranquillità e pace, ecco tutto.

Maria, Maria, offrendo con gioia e serenità ogni più piccola cosa al Signore è la preghiera che devi a Lui innalzare, non il pianto, le lacrime; devi tu consolare Gesù, non chiedere che ti consoli Lui per un nonnulla che ti accade!

Coraggio dunque, la tua piccola amica ti è accanto per farti sopportare tutto con gioia e tu seguila, sopporta con essa, insieme, finché piacerà al Signore. Le nostre piccole pene così canteranno a Dio il nostro amore e si eleveranno come inni al suo trono divino.

Offerte così, ad una ad una, le tue sofferenze al Signore, potrai con esse suffragare l’anima del babbo tuo e attirare sopra di te le grazie e le benedizioni del Cielo.

Ti ringrazio delle tue preghiere per me e delle tue Comunioni che tanto ho gradito.

I miei di casa stanno tutti bene, è venuta Pia e si è trattenuta tre giorni, anche Peppina scrive che sta meglio. Io adesso debbo fare anche lezione di matematica; perché la signorina Moschini andrà via martedì, quindi l’occupazione mi cresce. Ada ti ha più scritto?

Ricambia i saluti alla signora Assunta, bacia i piccoli che sempre ricordo, saluta tutti i tuoi e a te auguri per ogni tuo bene e tante affettuose cose.

La mia preghiera non mancherà.

Renata

Fermo, 28 marzo 1927

 

⫸N° 99   <L’OCEANO DI AMORE INFINITO>

Maria mia cara

Innanzitutto ti ringrazio immensamente di tutto anche a nome di mamma e ti chiedo scusa dell’incomodo che ho dato a te e a zia, che ringrazierai quando tornerai a Torchiaro. Torno poi a ripeterti le solite raccomandazioni. Sta’ raccolta mi raccomando, non divagarti in nessuna cosa e tra le tue compagne sappi dare il buon esempio. Rifletti un pochino e pensa a tutto ciò che devi eliminare in te, proponi di metterti di buona volontà e prega che il Signore ti aiuti e ti illumini. Maria, Maria, se tu comprendessi e conoscessi l’oceano d’amore infinito che il Signore ha per te, come non diresti tante brutte parole! Ma tu non pensi, non rifletti e per questo sei sempre così!

Sappi deporre tutto ai piedi di Gesù che passa, per non donargli da quel momento in poi che amore. Pregalo anche per me, per mamma, per tutti i miei e, pensando a tutti i benefici che ti ha fatti e che ti fa, sappi ringraziarlo di vero cuore.

Mamma sta sempre lo stesso, i giorni passati è stata meglio, ma oggi è tornata a stare, non dico come prima, ma un po’ più male del solito.

Di nuovo ti ringrazio anche delle tue preghiere e t’auguro ogni bene e tanta luce.

Saluta per me Ada se è con voi, Renata Agostini e tutte quelle che io conosco, augurando loro ogni grazia e benedizione del Signore.

Un bacio caro

Renata

<31 marzo 1927 circa>

 

⫸N° 100   <LASCIA TUTTO NELLE MANI DI DIO>

Maria cara

Torno a ringraziarti dei libretti e delle immagini che mi hai lasciate. Sono tornata poco fa dalla Messa dove ho visto anche Ada. Come stai? Nutriti e non ti mettere in mente tante cose; come vorrei vederti serena e buona sempre! Nel tuo viso vi si legge sempre buio, tempesta, mentre solo la gioia serena che sgorga dalla fede vi dovrebbe regnare. Ti torturi da te, t’indebolisci e ti lasci sopraffare da timori e pensierini cattivi; oh, come tutto cambia aspetto quando è preso nel vero senso della verità e della fede! Gesù rinnova questi giorni le sue angosce e amarezze e voglio sperare ch’esse, il suo sangue prezioso ti risuscitino e rinnovino. La mia preghiera ti segue intanto e il mio pensiero si porta spesso a te, per donarti a Gesù perch’Egli operi e rinnovi in te. Ti penso nelle tue piccole angosce, nelle tue sofferenze, nelle tue piccole cose tutte e le offro io al Signore per te, chiedendo luce e grazia. Sii unita con me nel Signore ed accetta ed offri, sopportando tutto con serenità e gioia.

Non ti turbare di nulla, Maria mia, lascia tutto nelle mani di Dio e tu dal canto tuo fa’ quel che devi, mangia e nutriti e non t’indebolire. La Santa Pasqua rechi a te ogni grazia ed ogni bene.

I tuoi stanno tutti bene? Tanti saluti a tutti, speciali a zia Aurelia e a te tante cose nel Signore e affettuosi saluti.

Renata

Fermo, 4 aprile 1927

 

⫸N° 101   <INONDATA DALLA GRAZIA>

Antonietta cara

Non ho scritto puma, pensando che le nostre si erano incontrate e che tu, nel tempo stesso ch’io ricevevo la tua, ricevevi la mia dove ti facevo i miei auguri per la Santa Pasqua. Ho fatto passare questi giorni prima di scriverti, perché la mia mente, il cuore e l’anima mia fossero solo occupati dalla figura del nostro amabile Gesù, dal suo amore e dalla carità sua infinita; ora che tutto è consumato, eccomi con te, con l’animo ancora inondato dal sangue del Salvatore. Gesù mi ha a pieno inondata della grazia sua, per cui mi sento più libera dalle cose tutte di quaggiù e più presa dal suo amore. Egli mi ha voluto interamente rivestire della sua bontà e misericordia ed io, confusa nella mia infinita piccolezza, non so che ringraziarlo ad ogni istante in cuor mio, offrendomi a Lui sempre, perché trionfi e sia amato.

Gesù si compiace del mio piccolo nulla, e senza alcun mio merito mi ricopre delle sue dolcezze. Il mio nido mi offre acute spine che mi pungono tanto dolorosamente; ma che pur amo tanto per offrire ed amare. Solo nella mia piccolezza, non desiderando e non volendo che Dio e la sua gloria, amo starmene ignorata e nascosta per non piacere che a Lui, per non offrire che a Lui i miei palpiti e, presa d’angosce e d’amarezze, canto, oh, sì, canto, Antonietta cara, al buon Dio come se cantassi il mio amore, l’inno di lode e di ringraziamento, anche quando le lacrime irrorano il mio viso, l’angoscia mi stringe forte forte. Canto per consolare Gesù, per rallegrare il suo Cuore, non guardando a me; ma a Lui solo. La mia flebile voce si perde nell’armonia del creato; ma che pur arriva fino al Cuore sacratissimo di Gesù e gli dice tutto il mio amore.

Tu come hai passato la Pasqua? Anche a te il buon Dio avrà ricolmata certamente di grazia, pensando che fra poco sarai sua sposa per sempre; e prego sempre per te perché il Signore soddisfi i tuoi desideri e ti faccia tutta sua.

E preghiamo, preghiamo sempre unite ai piedi di Gesù Crocifisso per morire sempre più a noi stesse e al mondo e non essere che di Dio per Lui stesso. Ora voglio darti una notizia che forse ti farà piacere. Forse con Peppina verremo io e mia sorella Pia e, se nulla si opporrà, scriveremo una cartolina per avvisare. Potremo rimanere tutte e due in collegio, non è vero?

Renata

Fermo, 18 aprile 1927

<Nota del r.- La Santa Pasqua nell’anno 1927 era il 17 aprile; le Sacre Ceneri il 2 marzo>

 

⫸N° 102   <LE SPINE NON PUNGONO PIÙ>

Peppina mia cara

Eccomi con te nel mio studiolo dove ho ripreso le mie occupazioni. Ho mamma con me e si tratterrà sino a mercoledì. Come stai? Hai fatto una buona confessione questa mattina e ti senti più tranquilla? Piccola mia, più forte ti voglio sapere, sorridente e pronta sempre alla lotta, senza mai scoraggiarti. Se il Signore ti prova, non è una grazia, un dono che Egli tifa?

È segno che ti vuol modellare per conquistarti, farti sua, penetrare sempre più nell’intimo del tuo cuore e dell’animo tuo e tu non lo accetti volentieri? Cosa passava nell’animo tuo in quel momento, che hai provato?

Ora che conosco il tuo studiolo e il tuo lettino ti sono ancora più vicina, per aiutarti nella lotta, ove tutti dobbiamo passare, che pur aspra e dolorosa, è tanto, tanto cara, perché conduce a Dio e ci dà modo di cogliere fiori. Coraggio, coraggio, non è tutto lì il dolore e la prova che ci aspetta e dobbiamo andare avanti, forti soldati di Cristo, con la Croce, in fronte segnataci nel giorno della s. Cresima, e le armi in pugno, vigilanti sempre, se il nemico appare. Nella bella Roma, ove tutto parla di Dio e della sua grandezza e misericordia, nel tuo collegio ove è tutta una pace soave e un canto d’amore al Signore delle anime tutte che lo abitano, un nido di luce e di dolcezza celestiale, forma la tua anima, esercitati nella virtù, piega il tuo cuore alla carità e alla dolcezza, riempiti di Dio, delle sue verità, vivi per Lui, per Lui solo, mortificando te stessa, vincendo, reprimendo, rinnovando con la grazia del Signore che Egli ti dà sempre, che ti dona appieno ogni mattina nella s. Comunione, che ti comunica momento per momento, senza che tu te ne avveda. Ama Gesù, Peppinuccia mia, con tutto lo slancio del tuo cuore giovanile e a Lui consacra i tuoi affetti, affinché tutto in te sia santo, puro e nulla Gli dispiaccia mai.

È piccola e stretta – dice il Signore – la via che a Lui conduce; è spinosa e scabrosa, ma è pur così dolce camminare in essa, che le spine non pungono più, non fanno più male e il dolore, la prova, non spaventano, ma rallegrano e fortificano. Cammina con la sorelletta tua, per la via in cui Gesù la guida; per la via di Lui e ti terrò per mano, tenendo la mia nelle mani di Gesù, scoprendo così insieme gli abissi profondi del suo Cuore Divino, perdendoci e scomparendo nell’amor suo che non ha fine. Aprimi il tuo cuore e dimmi, dimmi se stai contenta, se sei serena, ciò che ti preoccupa, le lotte che combatti e gli ostacoli che incontri, così combatteremo insieme, soffri-remo insieme, per poi sventolare il vessillo in segno di vittoria e cantare l’inno del trionfo sul male, sul mondo.

Come hai passato la domenica? Ti sei sentita sola quando sei tornata a casa sabato? Ma la sorelletta tua non ti ha lasciata, è rimasta con te e tu non la vedi. Ti ricordo nelle mie preghiere perché abbi pace nello studio e non ti preoccupino gli esami, così mi ricordo di Marina e di Antonietta che saluterai per me insieme a Nuzza, porgendo loro i miei auguri per ogni loro bene.

Quello è un segno che vuol trarti a Lui; ma non per questo però devi compiere con noia il tuo dovere; anche a me Gesù faceva sentir ciò e non vedevo ’ora di lasciare i libri per non studiare che Lui. Da ciò che senti, devi comprendere come in alto devi volger lo sguardo, pur occupandoti delle cose di quaggiù; solo per amor di Gesù, per far piacere a Lui devi far tutto, studiare; e allora, dimentica di te, con l’unica mira di accontentare il suo Cuore divino, tutto ti diverrà caro e dilettevole; è questo che Gesù vuole insegnarti. Per il resto non ci pensare, il Signore intanto formerà l’animo tuo sicché le tenebre ti divengano meno pesanti.

Piccola mia, sono lotte, contrasti, che sono passati anche in me, che ho sentiti in tutta la loro vivezza, la loro angosciosa amarezza. Tu lo ignoravi quando la sorellina tua lottava sola, quando, oltre le angosce del suo cuore innamorato di Dio, si trovava nell’oscurità in cui il Signore si degnava lasciarla; e la sete ardente di Dio, di Lui, tra le tenebre della sua famiglia la bruciava; ma ho sempre tutto amato e tutto accettato per il Signore, per la gloria sua, perch’Egli fosse amato e mi sono sempre sforzata di amare le tenebre in cui Egli mi aveva posta, ringraziandolo ad ogni istante, lodandolo, benedicendolo e offrendogli il mio piccolo cuore. Ora esse, le tenebre, mi sono diventate care, ossia amo con tenerezza infinita il mio piccolo nido e non lo cambierei con nulla.

Così fa’ tu, accetta ed offri e la sorellina tua piccola, oramai fuori di queste lotte, ti sosterrà, ti aiuterà a combattere e vinceremo insieme. Sii serena intanto e prega il Signore che ti aiuti e illumini sempre. La mia preghiera non manca mai per te e sempre ti seguo. Unisco alla mia la mia fotografia, l’unica che ho ritrovato, quella che mi feci due o tre anni fa per l’esame di stato.

Ossequia le Suore tutte che ho conosciuto e a te, piccoletta mia, invio un bacio grosso grosso che ti stampo in fronte.

La sorelletta tua Renata

Fermo, 8 maggio 1927

 

⫸N° 103   <PREGHIERA>

Mio Gesù, fa’ che non mi rallegri il fare una buona figura dinanzi alle creature e che io non tenga al giudizio degli uomini; ma solo mi preoccupi il compiere la tua volontà, il piacere a te unicamente, nel vederti amato e farti amare.

Gesù fate che io non esista per il mondo, che io sia morta interamente alle cose di quaggiù e che non viva che per Voi, per Voi solo. Oh, fatemi morire Signore, spogliate e vuotate completamente il mio cuore e riempitemi del vostro amore e della vostra carità. Siate Voi il mio tutto e occupate Voi solo la mia mente, il mio cuore e l’anima mia. Voi solo bramo e desidero Gesù, Voi, l’amor vostro per amarvi. Oh, infondete in me questo amore affinché tutta ne arda e bruci, intanto abbiate pietà di me e delle mie miserie.

Gesù spogliatemi completamente del mio amor proprio, del mio orgoglio e delle mie vanità, datemi l’umiltà del cuore e ve la chiedo Signore con tutto il mio cuore; intanto vi offro le mie miserie e le sopporterò finché a Voi piacerà.

Mio Dio dar Voi attraverso tutte le cose anche le più piccole, come attraverso una sola parola, un sospiro, uno sguardo, un’ambasciata, dar solo e sempre Voi per farvi conoscere ed amare e far tutto per quell’unico scopo.

Grazie o Gesù, oh, siete troppo buono con me, la vostra misericordia è infinita!

Che bei giorni a Roma! Tutto ha un’attrazione speciale che fa gustare come sia grande Dio, e quanto mai sia bella la sua dottrina.

Ma, oh, Roma non mi ha divertito. La sua maestà in tutto mi ha incantato; la sua grandezza mi ha colpito e ho goduto in essa, ove tutto parla di Dio e dove il cuore trova il suo relativo riposo quaggiù.

Ciò che poi si prova in S. Pietro non lo so dire: vi è stato un momento in cui sono rimasta quasi sola in quel tempio grandioso, di fronte all’altare del SS. Sacramento, e mi sembrava che l’anima spiccasse il volo. In quel momento di paradiso ho ricordato tutti, perché il Signore si compiacesse di far gustare le sue ineffabili e soavi delizie a tutti i cuori.

10 maggio 1927

 

⫸N° 104   <PREGHIERA>

Mio Gesù, fo voto sotto pena di peccato veniale di consacrarvi la mia verginale purezza, eleggendo Voi solo per castissimo sposo della mia anima, consacrandovi il mio cuore, la mia mente, l’anima mia, tutti i miei affetti, desideri e pensieri, tutta me stessa, non volendo vivere che per Voi solo.

Intanto propongo in questo periodo, che il mio Padre Spirituale ha stabilito per la validità del mio voto, di spogliarmi, con la grazia vostra, di tutto ciò che mi è caro quaggiù, di non fermarmi mai col pensiero su nessuna cosa terrena, di usare la più perfetta carità col mio prossimo, specie con quelle persone che mi offendono e feriscono il mio cuore, di sottomettere la mia volontà alla volontà, altrui anche delle sorelle più piccole, quando non sia contraria alla vostra, e di sottomettere il mio spirito all’altrui spirito, rinunciando ai miei gusti, ai miei giudizi, alle mie opinioni, ai miei modi di vedere, al mio tutto, operando unicamente per Voi e facendo ogni cosa per la gloria vostra, per appartenervi tutta e poter così perpetuare il mio voto.

Fermo, dal 21 maggio 1927 al 15 agosto 1927; e dal 15 agosto a Natale.

 

⫸N° 105   <PIENO ABBANDONO IN DIO>

Peppina mia cara

Sono tornata domenica sera da Grottazzolina; ma la festa è andata male per il cattivo tempo; mamma poi ti avrà date tutte le notizie. Ho letto la tua cartolina a casa dove dicevi che ti senti male; hai la febbre? Non stare troppo occupata, mi raccomando e riposa. Quando puoi, fammi sapere tue notizie, ora sto sola, perché Pia è rimasta a casa e non so quando verrà.

Hai ricevuto la mia ultima?

Ti penso nel tuo studiolo raccolta e ti sono sempre vicina, prego per te il buon Dio perché ti riempia della sua grazia divina e santifichi il tuo cuore. Fai sempre la s. Comunione al mattino? Gusti della dolcezza ineffabile di Gesù sempre? Vorrei trarti con me nel pieno abbandono in Dio, nella completa fiducia della misericordia sua, per farti gustare la pace del suo Cuore Divino e farti conoscere quanto mai Egli è buono.

Gesù ti tragga a sé, piccola mia, con la grazia sua e tu lasciati trarre, amandolo sempre con tutta la tenerezza del tuo cuore.

Marina che fa? E Nuzza, Antonietta? Salutami tutti.

Io sono sempre occupata con la scuola, e domani mercoledì avremo festa in collegio per l’onomastico del Direttore.

La signorina Maricotti ti saluta e anche Maria Capriotti che sta qui con me.

Ossequia per me la Madre Generale, le Suore e a te auguri e pensieri affettuosi.

Tua sorella Renata

Fermo, 25 maggio 1927

 

⫸N° 106  <DIARIO>

Mi sono un pochino distratta.

Fermo, 30 maggio 1927

 

⫸N° 107   <DIARIO>

Ho palesato parlando un piccolo atto di mortificazione, che faccio, ma poi ho sentito pena pensando di essere tenuta per virtuosa, mentre non lo sono. Sono stata poco esatta nel parlare, in quanto ho palesato qualche mia cosa sui disturbi che sentivo e ai quali andavo soggetta.

31 maggio <1927>

 

⫸N° 108 <DIARIO>

Il Signore mi ha detto che non si può servire di me nessuna cosa perché sono troppo imperfetta, troppo misera, troppo piena di me stessa. Mi sono un pochino distratta. Sono stata un po’ debole nel mostrare il disgusto che sentivo nel bere l’acqua Sangemini ordinatami.

1 giugno <1927>

⫸N° 109   <SUA SPOSINA PER SEMPRE>

Peppina cara

Sto meglio, mi sono alzata poco fa, verso le undici e mi vado rimettendo a poco a poco. Ho avuto i soliti disturbi che mi hanno lasciata alquanto indebolita; ma spero riprender presto le mie forze e poter così tornare a scuola. Sono contenta che hai assistito al bello spettacolo della s. Messa pontificale per l’anima tua, perché sono cose che ritemprano la fede, infondono maggiore fervore e fanno elevare più in alto lo sguardo.

Sta tranquilla per me che mi userò ogni riguardo necessario, la mia scuola si chiuderà il 15 giugno, però con gli esami e tutto credo poter star libera per i primi di luglio. A Paolo la scuola termina il 15 di questo mese, spera essere promosso senza esami e speriamo che così sia. Ena anch’essa sarà libera per luglio, così saremo presto tutti a casa. Stiamo tutti bene, anche mamma sta benino; Pia sta qui con me e ti saluta; oggi è tornata a casa; ma tra poco sarà di nuovo con me. Il caldo si fa discretamente sentire, ma io non ne sento da soffrirne.

Non dubitare che ti ricorderò in modo speciale al buon Dio nei giorni che mi hai indicati e tu sappiti comandare per non farti prendere dalla brutta e cattiva agitazione che impedisce di parlare e far bene. Anche tu ricordati di me sempre e prega perché il Signore infinitamente buono mi aiuti ed io sappia nella mia intimità corrispondere alle sue grazie e morire sempre più a tutto ciò che non è suo e conforme alla sua volontà. Sai? Sono sua sposina per sempre, Gesù mi ha voluta ed io a Lui tutta mi sono data.

Quando verrai ti racconterò e ti metterò a parte della mia gioia e della mia consolazione.

Un bacio con tenero affetto e auguri tanti tanti.

La sorelletta tua Renata

Fermo, 1 giugno 1927

Saluta e augura un buon esame a Marina, ad Antonietta e a Nuzza ed ossequia le Suore e la Madre Generale.

 

⫸N° 110   <DIARIO>

Non ho in me ravvisato niente, ma non per questo non sono stata imperfetta, forse lo sono stata più di sempre e, se non scrivo niente, è per colpa della mia poca sorveglianza su me stessa, della mia leggerezza nel giudicarmi

2 giugno <1927>

⫸N° 111   <DIARIO>

Ho scoperto in me nuove imperfezioni che fino ad oggi mi erano rimaste nascoste. Non sono rimasta intera¬mente abbandonata in Dio, ma mi sono un pochino affannata per il timore di non potermi confessare.

3 giugno

⫸N° 112   <DIARIO>

Potevo meglio sopportare le mie piccole sofferenze mostrandomi più giuliva e contenta.

4 giugno <1927>

 

⫸N° 113   <DA LUI SOLO TUTTO VIENE>

Peppinuccia mia cara

Mi sono alzata poco fa dal letto dove ho riposato un pochino non solo fisicamente, ma anche spiritualmente, meditando e intrattenendomi con il Signore. Ho letto poco fa la tua e … e … di cosa hai paura? Sono sposa di Gesù pur rimanendo a casina, sai, nel mondo, non credere che ti lasci e me ne vada lontano, però fa’ una piccola mortificazione, ti dirò tutto quando verrai, intanto sappi mantenere il segreto in cuor tuo, per lettera non mi piace parlarne. Oggi proprio sono tornata a scuola, mi sento meglio e vado riprendendo le forze. Tu pure nutriti e riguardati com’è necessario, intanto da Suor Leonia ti manderò le uova che desideri.

Sono contenta delle tue buone notizie spirituali. Com’è soave il bacio d’amore di Gesù alla mattina, non è vero? Quanto più poi saprai vuotarti e distaccarti da tutto, tanto più gusterai le dolcezze ineffabili del suo Cuore divino. Bisogna distaccarsi dal mondo, dalle creature e da se stessi, rinunciando nelle piccole cose e, come ci è possibile, alla nostra volontà, ai nostri giudizi, alle nostre opinioni, ecc… Facendo tutto da parte tua, staitene poi abbandonata in Gesù come una piccola bimba senza preoccuparti di nulla. Per gli esami sii serena sempre così, di una sola cosa in tutte le cose dobbiamo preoccuparci; di piacere a Dio e fare la sua volontà per Lui; al resto non pensiamo, lasciamo tutto nelle sue mani.

Conosco il tuo confessore sì, per essermici confessata una volta; ma più per il nome di lui sant’uomo e sono contenta che vai da lui, però il buon Dio mi fa conoscere che è sempre Lui, Lui solo che parla per mezzo dei suoi Ministri; solo il modo di esprimersi, il modo di parlare cambia, quindi a Gesù solo fissa lo sguardo tuo sempre, perché da Lui solo tutto viene. Ho dato a don Chiavari i tuoi ossequi venerdì in collegio poiché mi domandò di te, quando tornavi e come stavi. Non hai ricevuto la lettera di mamma dove ti diceva di Elvira?

Ebbene te la do io la notizia; essa beata, ha lasciato l’esilio per raggiungere la meta. Quando arriveremo noi? A Dio la scelta di rapirci presto o tardi, noi pensiamo ad amarlo con tutta l’intensità e a farlo amare dalle anime.

Noi stiamo tutti bene e ti attendiamo, desiderose di riaverti fra noi. La signorina Maricotti sta bene, è sempre tanto occupata e ti saluta. Ricordati di me nelle preghiere tue, pregando secondo le mie intenzioni, perché il Signore possa disporre sempre più di me come vuole.

Auguri e un affettuoso bacio.

Pia, Ena e Paolo ti salutano.

Renata

Fermo, 5 giugno 1927

 

⫸N° 114   <DIARIO>

La grazia di Dio mi ha sempre assistita e per sua sola misericordia ho saputo in me frenare i moti dello spirito cattivo che mi infastidiva, mantenendomi sempre in un basso concetto di me stessa.

5 giugno

 

⫸N° 115   <TUTTO QUAGGIÙ È FRIVOLO E CADUCO>

Maria cara

Ho ricevuto la tua e rispondo subito per soddisfare il tuo desiderio. Prego per te, perché il Signore ti protegga e allontani dal male, perché santifichi l’anima tua, facendoti conoscere come tutto quaggiù è frivolo e caduco e ti riempia della sua grazia, movendo il tuo cuore ad amarlo, la tua mente a meditare le sue sante verità perché possa conoscerle, la tua volontà per non volere che il bene, la gloria sua. Non dico sempre tutto questo al Signore, Egli conosce le mie intenzioni e basta un solo pensiero, una sola parola, un solo sospiro che gli dica il desiderio ardente che ho di vederlo amato e Gesù mi comprende.

Mi unisco a te con gioia nella preghiera, perché tutto sia per il bene dell’anima tua e ho cominciato questa sera stessa la novena che mi hai mandato. Sii serena ed abbi confidenza. Io sto meglio e vado sempre più rimettendomi. Prega per me, perché anch’io abbia sempre più a corrispondere alle grazie del Buon Dio e non faccia mai atti di superbia; nel Cuore adorabile di Gesù ti lascio perché Egli ti bruci del suo amore e ti faccia ardere della sua carità.

Saluti da Pia, Ena, e da me tante affettuose cose anche per i tuoi.

Renata

Fermo, 6 giugno 1927

 

⫸N° 116   <DIARIO>

Mi sembra di essere stata poco dolce con la sorella minore di me. A mio fratello ho detto che faceva dello spirito.

6 giugno  <1927>

 

⫸N° 117   <DIARIO>

Più, più confidenza ancora devo avere nel Signore per tutto.

7 giugno

 

⫸N° 118   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla da scrivere.

8 giugno <1927>

 

⫸N° 119   <PREGHIERA>

Gesù, sposo mio divino, datemi luce affinché possa conoscere la vostra divina volontà. Voi conoscete, mio Dio, come questa sola io cerchi e voglia adempiere a costo pure della mia vita. Fate che il mondo e le cose del mondo non abbiano più nessuna attrattiva per me, che io sia come morta a tutto e a tutti per non consumarmi che in Voi, per Voi, con Voi solo. Fate che nel giorno in cui rinnoverò il mio voto tutto mi sia svelato, o mio Dio, per donarmi a Voi maggiormente e uniformarmi ai vostri divini voleri. Fate che conosca anche la grandezza e tutta intera la profondità del mio nulla, i miei difetti e le mie debolezze per potermene spogliare con la grazia vostra e che le mie speranze non siano vane. Mio Signore, Voi conoscete i miei voti e tutti i miei desideri, deh! fate che tutto si compia quaggiù per vedervi amato. Vergine Santa, Voi presentatemi a Gesù, rivestitemi delle vostre stesse virtù per piacergli, e in Cielo con Voi fatemi ascendere per rimanere sempre in Gesù ed essere una cosa sola con Lui.

Angeli e Santi tutti del Paradiso, beneditemi e pregate per me.

Propongo di spogliarmi ogni settimana di qualche cosa che mi appartiene e mi è cara. Il Signore mi ha fatto conoscere come quando sento in me malessere, mi lasci dominare dal male che sento, trascurando un pochino le mie preghiere, non sentendomici trasportata, mentre invece, sentendomi poco bene, debbo sopportare i miei fastidi con gioia e pace, senza preoccuparmi di nulla, mantenendomi sempre nello stesso raccoglimento, se non più intenso.

Propongo pure di mortificare la mia lingua, non parlando mai di cose che potessero procurarmi piacere parlandone.

Signore, fatemi conoscere ogni momento il mio nulla!

Signore, datemi la grazia di vuotarmi sempre più di tutto, di morire sempre più al mondo e a me stessa e datemi luce per conoscere sempre meglio i miei difetti e potermene emendare.

Non posare mai a lungo il mio sguardo su nessuna cosa terrena.

Fermo, 9 giugno 1927

 

⫸N° 120   <DIARIO>

Ancora meglio devo sopportare le mie sofferenze e non lasciarmi dominare dal malessere; ma aver sempre con me la stessa sorveglianza e mantenermi raccolta nel Signore.

9 giugno  <1927>

 

⫸N° 121   <DIARIO>

Oh, quanto ancora devo vuotarmi! Le cose, le creature ancora vengono ad occupare la mia mente e quanti pensieri che al Signore non piacciono! Gesù, Gesù, abbiate pietà della vostra misera piccola figlia e aiutatemi a divenir nulla.

10 giugno  <1927>

 

⫸N° 122   <DIARIO>

Sento che devo vuotarmi di più di tutto e di tutti per essere più del Signore, saperlo meglio amare e servire.

11 giugno  <1927>

 

⫸N° 123   <DIARIO>

Non so cosa scrivere.

12 giugno  <1927>

 

⫸N° 124   <DIARIO>

Come sono imperfetta! Perché ho avuto un pochino più da fare, sono stata lì lì per venir meno alla serenità che devo sempre avere, mi sono dovuta frenare e tenere con tutte e due le mani la mia pazienza. Non so ancora compatire, senza sentire in me e dover frenare un certo sdegno e impazienza e non mi so riprendere, quando lo devo, con l’animo interamente calmo e dolce.

13 giugno  <1927>

 

⫸N° 125   <IL SERENO TORNERÀ>

Maria cara

Eccomi con te; ma per soli pochi minuti; sono occupata molto con la scuola questi giorni, perché siamo alla fine dell’anno scolastico. Attendi da me una parola di conforto e volentieri sono qui per dirti quanto mi detta il cuore, però pensa prima che Dio solo ha parole di vita eterna e di vero sollievo e che da Lui solo devi tutto attendere come tutto devi accettare. Quindi qualunque cosa ti accada, accettala dalle mani di Dio e sappi sopportare tutto per amor suo come Lui per te ha tutto sofferto. L’angoscia ti faccia in alto sollevare lo sguardo e purifichi l’anima tua, rendendola più generosa e più grande. Non ti spaventi il dolore e l’amarezza, essa è stata il cibo quotidiano del buon Gesù e lo deve essere anche per noi che siamo sue o almeno vogliamo esserlo.

Coraggio dunque; lasciamoci purificare, rinnovare dal Signore, abbandoniamoci nelle sue braccia e adoriamo, amiamo; amiamo tanto più teneramente e con più intensità, quanto più il dolore ci coglie e l’angoscia ci stringe.

È nella tempesta e nella lotta che dobbiamo a Dio mostrare il nostro amore, la nostra fedeltà; siamo suoi

soldati, suoi figli e ciò basti per farci sopportare qualunque avversità e male. Tutto è voluto da Lui per nostro bene, quindi se col nostro povero nulla non sappiamo vedere e conoscere il perché dell’uragano che ci sovrasta, sopportiamo silenziose finché a Dio piacerà; ma pur amando. Tutto passerà, come tutto passa, il sereno tornerà e il sole risplenderà più vivo, beneficandoci e facendoci crescere, per essere un giorno mature e degne di esser introdotte nel granaio beato del Signore.

Coraggio dunque, ti lascio augurandoti ogni cosa e seguendoti con la mia preghiera. Il Cuore di Gesù ti sia di rifugio e di asilo sicuro.

Renata

Fermo, 14 giugno 1927

 

⫸N° 126   <DIARIO>

Ho letto con avidità un tratto di uno scritto perché sapevo che diceva bene di me; come il mio cuore si volge ancora quaggiù! Ho provato poi un certo ritegno nell’esprimere ciò che sentivo, di fronte alle alunne.

14 giugno  <1927>

 

⫸N° 127   <DIARIO>

Ho detto una cosa perché provavo piacere nel dirla, non mi sono saputa mortificare. Il pensiero di dover interrogare in presenza di altri professori mi preoccupa per timore della mia incapacità, per il mio amor proprio…

Non mi sono saputa mortificare come dovevo oggi.

15 giugno  <1927>

 

⫸N° 128   <DIARIO>

Non mi sono saputa bene adattare ai piccoli giochi che Ena mi faceva.

In chiesa non sono saputa stare con quella naturalezza e indifferenza nel tener gli occhi bassi ed essere raccolta perché mi trovavo dinanzi a delle persone.

16 giugno  <1927>

 

⫸N° 129   <DIARIO>

Nell’essere chiamata più volte per altre cose mentre ero occupata, ho sentito impazienza in me e ben forte; bisogna che la trattenga alle volte.

Mi devo più piegare a tutto, farmi piccola, darmi tutta a tutti.

17 giugno  <1927>

 

⫸N° 130   <DIARIO>

Non sono stata sempre pronta a piegarmi in tutte le piccole cose e dimenticare me stessa. Nei diversi pensieri, che occupano la mia mente e mi tormentano, devo tenermi più unita a Dio, far sì che tutti i miei palpiti siano più suoi e nemmeno un atomo di essi della terra e del mondo.

18 giugno  <1927>

 

⫸N° 131   <DIARIO>

Ho sentito viva la presenza delle creature, oh, l’anima mia deve essere di una fede più viva! Dio, Dio solo e basta. Potevo essere più dolce e cortese nel riprendere Ena, più esatta nello scherzare e in tutte le mie cose.

19 giugno  <1927>

 

⫸N° 132   <PARLARE INSIEME DI COSE BEN PIÙ ALTE E BELLE» >

Peppina mia cara

Non ho ricevuto più niente da te; da casa ho saputo che avrai gli esami il 24 di questo mese e che per la fine del mese starai a casa. Ti scrivo due sole righe perché non voglio disturbarti troppo nel tuo studio che immagino intenso e continuo. Solo sono qui per dirti come sempre ti penso, come la sorelletta tua ti ha sempre presente, per inviarti una carezza, un bacio. Piccola mia, non vedo l’ora che posi un pochino i libri da una parte per averti con me e parlare insieme di cose ben più alte e belle che fanno godere anche qui sulla terra e ci trasporteranno in regioni ben più elevate e sante.

Gesù intanto ti sia accanto sempre, ti benedica; ti faccia sua, facendo scendere su te la sua luce e grazia pur attraverso la scienza che studi. Ti penso nelle mie orazioni e chiedo al Signore la pace per te, la calma e la tranquillità in questi giorni.

Palazzani, che ha incontrato Pia, le ha domandato di te; ha detto come va la specialità della Ditta, ossia il tuo fiotto e i tuoi lamenti. Egli non sa che ti preoccupi più tanto come un tempo; non è vero che è così?

La signorina Maricotti ti saluta e così anche la signora. Noi stiamo tutti bene, nella mia scuola domani cominceranno gli esami; lo sai? mi hanno trovata severa nel profitto.

Pia, Ena ti salutano, Paolo è già tornato a casa ed è stato promosso senza esami.

Ricordami nelle tue preghiere, saluta Marina, Antonietta, le Suore e a te dunque il mio bacio più affettuoso e la mia più tenera carezza insieme agli auguri più vivi e sinceri.

La sorelletta tua Renata

Fermo, 19 giugno 1927

Non rispondere se non hai tempo. Hai ricevuto la cartolina della sig.na Maricotti? La Superiora mia ha detto che suor Maria Leonilde dovrà consegnarti un involtino urgente quando tornerai.

 

⫸N° 133   <DIARIO>

Non ho saputo tenere interamente sgombra la mia mente da ogni pensiero nella preghiera. Mi sembra di non avere altro.

20 giugno <1727>

 

⫸N° 134   <LA MANO PROVVIDA DI DIO>

Peppina mia cara

Ieri sera la signorina Pompei è venuta a portarmi la tua lettera ed ho provato dispiacere nel leggere in quali condizioni fisiche e morali ti trovi! Avrai già ricevuto la mia che imbucai domenica 19, dove ti davo notizie di Paolo ch’è stato promosso e di noi tutti. Perché ti agiti così per la scuola? Non è forse una cosa umana che passa? Non ti abbandonare allo scoraggiamento e all’afflizione; quanto più sembra che tutto ti vada all’inverso, tanto più devi spingere ed aumentare la tua fiducia in Dio; e a Gesù, a Gesù buono, che discende spesso nel tuo cuore, che si fa piccolo con te, chiedi la forza e la grazia di poter andare avanti ed abbandonarti in Lui senza preoccuparti di nulla; è così dolce e soave starsene abbandonati nel Signore senza nulla pensare!

Nel tuo studio devi unicamente pensare di compiere la volontà di Dio, devi studiare per Iddio, piccola mia, senza pensare a te, se passerà, se ti andranno bene gli esami e agitarti; tutto per Gesù, lasciando tutto nelle sue mani divine; così dobbiamo operare sempre. Non guardare alle ingiustizie commesse, alle bocciature che sono state date; ma staitene tranquilla, aspettando il giorno in cui toccherà a te dare gli esami, studiando come puoi, senza affannarti e affaticarti troppo. Gesù ti aiuterà, sì, forse quando riceverai questa mia, avrai già dato gli esami, e ti attendo presto presto; sarai promossa come sempre e le tue pene svaniranno. Quando prego per te il buon Dio, sento che Gesù mi ascolta e che ti è vicino, ma sai perché prego? Perché Gesù ti faccia conoscere sempre più la vanità di tutto ciò che è terreno e ti liberi quindi da ogni preoccupazione per le cose di quaggiù, affinché sia più unita a Lui e la pace del cuore sia con te.

Questo è tutto, mia cara, e quando più ti avvicinerai a Gesù, gli esami non ti saranno più spaventosi, perché li

stimerai per quello che sono e tutto troverai facile e leggero, essendo l’amore verso Dio la cosa più importante e il riuscire o no non ti preoccuperà, perché in tutti e due i casi vedrai la volontà divina, la mano provvida di Dio che vuol condurti per una via che tu non conosci, né sai scorgere. Coraggio dunque, il mio pensiero è con te, abbiti tutti i riguardi necessari, sta serena e non affaticarti tanto per lo studio.

La signorina Maricotti ti saluta e tifai suoi auguri, così anche la signora, Pia, la Superiora, ecc. Ad Ena la scuola non è ancora terminata, noi stiamo tutti bene e ti attendiamo. Saluta Marina e fa’ i miei rallegramenti ad Antonietta, e a te, Peppinuccia mia, ogni augurio e mille affettuose cose.

La sorelletta tua Renata

Fermo, 21 giugno 1927

 

⫸N° 135   <DIARIO>

Sono stata poco esatta nei piccoli scherzi e maggior¬mente mi devo tenere unita al Signore. Nel fare una visita forse ho mostrato troppa fretta di andarmene.

21 giugno   <1927>

 

⫸N° 136   <DIARIO>

Mi sembra di essermi per un attimo fermata su un pensiero che mi distraeva dal Signore nell’orazione. Se fossi infiammata dall’amor divino, come sarei migliore, diversa da quello che sono! O Gesù, Gesù mio misericordia, quante imperfezioni in me che non posso, non so precisare.

22 giugno  <1927>

 

⫸N° 137   <DIARIO>

Ho fatto quasi un atto di curiosità. Dal modo come camminavo, ho fatto capire che sentivo sfinitezza. Non sono rimasta completamente abbandonata in Dio.

23 giugno  <1927>

 

⫸N° 138   <DIARIO>

Devo essere più esatta nelle mie orazioni. Ho fatto un piccolo atto di curiosità senza avvedermene.

24 giugno  <1927>

 

⫸N° 139   <DIARIO>

Mi sono fatta chiamare due volte. Devo stare più unita nel Signore, nelle orazioni e non farmi distrarre da altri pensieri.

25 giugno  <1927>

 

⫸N° 140   <DIARIO>

Senza avvedermene mi sono scusata, devo vincermi di più. Ad una che diceva di trovarmi bene, ho detto, perché me lo aveva domandato, che andavo avanti benino, mentre potevo tenerle nascoste le mie piccole sofferenze. Senza avvedermene ho detto, interrogata, una cosa inesatta.

26 giugno  <1927>

 

N° 141   <LOTTARE, LAVORARE PER VINCERE>

Maria cara

Il tuo bel nome mi fa pensare alla Santa Vergine tutta bella e tutta pura, più bianca della neve, immacolata e bella e penso a te, a te che porti il suo nome, che dovresti quindi imitarla non alimentando nel tuo cuore nessun affetto terreno, ma bruciando tutta di amore per Dio, di tenerezza per Lei. La Mamma, la Mamma tua divina aspetta da te una tenerezza, il dono del tuo cuore per poterlo offrire al suo Gesù, al tuo Gesù e tu osi invece rubarle questo cuore per lasciarlo in preda ad un cattivo e depravato affetto.

Dio, Maria, il Signore ha in te stampato il suo nome, ti ha elevata alla dignità di figlia sua, ti ha redenta con il suo sangue e tu, tu ingrata vorresti pagargli il suo amore, cieco per te, con l’ucciderlo in te alimentando un sì cattivo affetto. Come mi fai piangere il cuore, Maria, quanto mi fai male, come mi rattristi! Nemmeno un attimo dovresti posare il tuo pensiero su simili cose, Dio non tifa mancare il suo aiuto, sei tu che devi lottare, lavorare per vincere; intanto prega, prega Gesù che ti allontani dal male, che ti liberi da ogni passione e troverai rispondenza a ciò nel mio cuore.

Il nome che porti di figlia di Cristo ti deve far indietreggiare da ogni cosa cattiva; intanto io prego che il buon Dio ti tolga da lassù. Se hai qualche cosa da dirmi, aprimi pure il tuo cuore, purché tutto ti sia permesso di dire ed io accoglierò i tuoi palpiti anche se mi faranno sanguinare. Lascio che devo andare a scuola. Aspetto da te notizie migliori; intanto ti presento il mio piccolo cuore perché ti sia di rifugio sicuro su questa terra dopo quello di Gesù e di Maria in cui un affetto puro e santo arde per te e il desiderio vivo di saperti tutta di Dio e per Iddio.

Renata

Fermo, 27 giugno 1927

 

⫸N° 142    <DIARIO>

Fotografandomi insieme ad altre mi sono un po’ preoccupata di come dovevo mettermi per non venir male e far brutta figura. Senza avvedermene ho detto una cosa inesatta.

27 giugno  <1927>

 

⫸N° 143   <DIARIO>

Per grazia di Dio mi sembra di non aver nulla da scrivere questa sera.

28 giugno  <1927>

 

⫸N° 144   <DIARIO>Mi sembra di non aver nulla.

29 giugno  <1927>

 

⫸N° 145   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

30 giugno  <1927>

 

⫸N° 146   <DIARIO>

Una volta mi sono quasi scusata in una piccola cosa senza avvedermene. Chiamata, non sono stata subito pronta a lasciare.

1 luglio  <1927>

 

⫸N° 147   <DIARIO>

Ho notato in me dei sentimenti di vanità. Devo essere più unita al Signore, devo sentire più amore per Lui.

2 luglio

 

⫸N° 148   <DIARIO>

Senza avvedermene forse sono stata indelicata verso una persona. (Non è stato vero).

3 luglio  <1927>

 

⫸N° 149  Devo avere un più basso concetto di me stessa.

4 luglio  <1927>

 

⫸N° 150   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

5 luglio  <1927>

 

⫸N° 151   <DIARIO>

Devo dimenticar di più me stessa.

6 luglio  <1927>

 

⫸N° 152   <DIARIO>

Devo saper meglio dimenticar me stessa.

7 luglio  <1927>

 

⫸N° 153   <UNA SECONDA MAMMA>

Mia cara Signora

Oggi è il terzo giorno che mi alzo, lo stomaco ancora non si è rimesso bene, però sto meglio e spero di poter tornare lunedì.

Ho gradito tanto tanto il suo bigliettino; le parole sue e di zia portano sempre al mio cuore un certo sollievo e conforto. Lei non può mai immaginare quale e quanto affetto nutro per lei e per zietta mia, il quale si è ancora raddoppiato in me dopo la morte del povero maestro a cui volevo tanto bene.

Non dimenticherò mai il bel tempo passato in casa sua, le cure che lei e zia hanno avuto per me e i suoi buoni e saggi consigli. Non so proprio come mostrare la mia gratitudine. Lei è stata ed è ancora per me una seconda mamma a cui voglio tanto tanto tanto tanto bene.

Ora a saperla sola, per me è un dispiacere, come è per zia e non vedo l’ora che giunga il 15 novembre perché, come mi ha detto, viene quella ragazza. Il mio cuore è sempre attaccato a lei e sempre sempre la ricordo nelle mie orazioni come pure il povero maestro. Non si sciupi tanto, stia attenta a non prendere la tosse e soprattutto stia tranquilla. Ora che so che c’è Beppe e Raffaele, spero possa stare più riposata e tranquilla. Me li saluti tanto, anche loro ricordo nella mia preghiera, specialmente Beppe e Mario. La lettera che zia mi manderà, la tenga lei, magari a Peppina la faccia leggere; ma non gliela dia, perché la può perdere. Questi giorni forse scriverò a don Chiavari e ho pensato di dirgli che invii la risposta a casa sua; le dispiace? Mi perdoni della libertà che mi prendo. Mi saluti tanto Teresa e a lei invio mille baci affettuosi.

Renata Carboni

<forse scritta nel giugno 1927>

 

⫸N° 154    <PREGHIERA>

Gesù, sposo dolcissimo dell’anima mia, sento che mi volete tutta vostra per  Voi e a Voi mi dono.

Mi avete illuminata e mi avete fatto comprendere come solo le mie piccole cose vi accontenteranno dato che non mi è dato compiere le opere grandi. Sento che mi volete condurre per la via stessa di s. Teresina, che mi volete come lei vostra nell’abbandono totale di tutta me stessa in Voi, nella confidenza illimitata del cuore, nell’amore intenso e delicato che consuma e brucia. Mi sento invasa, mio Dio, da questo spirito di umiltà e di abbandono e nella mia piccolezza vi amo, vi amo. Gesù, ma come dedicarvi interamente me stessa, come essere missionaria come s. Teresina? Ecco: Voi stesso me lo avete suggerito: la mia famiglia sarà il mio chiostro, il mio monastero, le mie sorelle saranno le mie consorelle, la mia mamma sarà la mia Madre Priora, nel mio babbo cercherò di veder Voi stesso che mi amate e s. Teresina sarà la mia maestra a cui ricorrerò in ogni cosa. Cercherò di compiere in essa così la mia missione, offrendovi, o mio Dio, attimo per attimo tutte le mie piccole cose, soprattutto le mie spine. Inondatemi della vostra stessa carità, affinché possa esercitarla in essa, del vostro stesso amore.

Amerò starmene nella mia famiglia, evitando, per quanto da me possa dipendere, di andar fuori o di uscire, conducendo in essa la mia vita raccolta, di preghiera, di apostolato e di olocausto, tenendomi a Voi strettamente unita, esercitando, come mi sarà possibile, la povertà (spogliandomi di ogni cosa superflua per quanto da me possa dipendere, di ogni oggetto inutile, limitandomi di usare e di servirmi di ogni cosa di quaggiù solo per necessità, non fermandomi mai su nulla, tenendo il mio spirito distaccato sempre da ogni cosa); l’ubbidienza, sottomettendomi in tutte quelle cose che non sono contrarie alla vostra volontà e tutte le altre virtù che devono esercitare specialmente le creature a Voi consacrate e fatte vostre spose.

Vivendo così in Voi e per Voi nel mio piccolo nido che amo, non mi limiterò soltanto ad esercitare la mia missione nella mia famiglia, ma il mio cuore abbraccerà tutti i bimbi che mi avete affidati, che non vi conoscono; il mio pensiero si porterà anche nelle lontane regioni ove la luce vostra divina manca ed amerò, pregherò, unendomi ai sacerdoti e alle tante suore missionarie che per Voi vivono e soffrono.

9 luglio 1927

 

⫸N°155   <DIARIO>

Più dolce con Ena potevo essere una volta rimproverandola. Ho dato un pochino a conoscere la mia sete forse e il caldo che sentivo, più libera dalle creature e da tutto devo essere.

9 luglio  <1927>

 

⫸N° 156   <SENTO GESÙ PIÙ VICINO A ME>

Mia cara, mia buona zietta

Eccomi guarita. Ora sto bene e già sono ritornata a scuola. Era stata solo una paura grossa grossa, però non tanto per me quanto per Pia, per Peppina. Stavo a letto ammalata con la gola; però, stando meglio, quella sera avevo mangiato un po’ di più; quando appunto alla notte, sull’ora della digestione, mi svegliai con un forte giramento di testa. Non vi badai. Ma ad un tratto mi prese un sudore, una smania, zietta mia, così brutta che non aveva avuto mai. Mi sentivo non le solite smanie che prendono quando uno sviene, ma proprio una smania di morte. Chiesi subito il mio crocifisso che tenevo nel cassetto del comodino e appena stretto Gesù al mio cuore, rimasi calma e serena. Avevo già detto a Peppina che mi chiamasse il sacerdote, ma poi corse subito Illuminati e disse che non c’era pericolo perché il momento brutto era passato.

È stata una grande paura specialmente per Pia, poiché mi disse dopo, che avevo fatto il viso cadaverico.

Ora sto bene e non voglio più pensarci, vuol dire che starò più attenta nel mangiare. Che stomaco cattivo, eh zia? Ora però se non fa il buono sente…!

Oh, zia, che consolazione; che gioia ho provato nel sapere che ora hai un direttore spirituale! Come sono contenta zietta!

Quando a Gesù dicevo: «Fa’ o buon Gesù che la mia zietta trovi un buon direttore spirituale», sentivo come se Lui mi rispondesse: «Ci penso io», ed ero quindi sicura che l’avrebbe trovato.

Domenica ho scritto anche a don Chiavari poiché adesso, zia mia, sono ancora più prigioniera e non posso quindi far nulla. Però nella mia prigione, sento Gesù più vicino a me e l’amo tanto tanto. Gli parlo di me, della mia famiglia, di tutti. Quei giorni che stavo a letto, sentivo in me una gioia ancor più grande e cercavo di stare quieta ed accontentarmi di tutto, perché a Gesù fosse più gradita la malattia che gli offrivo.

Peppina, zia, quest’anno mi sembra sia un po’ meglio dell’anno scorso; però sempre così chiusa con me! Scherza, ride, è sempre di buon umore e adesso ha più appetito. Papà e mamma stanno bene e ora, per grazia di Dio, tutti. Anche la Signora e Teresa stanno bene; oggi è venuto Beppe, ma riparte questa sera alle quattro. Adesso la Signora ha messo il cartellino fuori per affittare le camere e ogni tanto giungono giovani per vedere, per sapere. Vedrà che anche quest’anno le affitterà tutte. Questa è per la mia zietta una consolazione e per me quindi sarà un piacere, una gioia grande grande. Quella ragazza nuova non l’ho vista; ma Peppina, che l’ha vista, mi ha detto che è tanto alta e dal viso si conosce che è buona e ancora bambina. Ha sedici anni come me. Non vedo l’ora che venga, così la Signora non starà più sola e zia starà più tranquilla. Appena la potrò conoscere, parlerò della mia zietta tanto tanto che la dovrò annoiare.

Zia il centro, come avrà visto, è venuto un po’ male, perché l’ho dovuto restringere, altrimenti non ci entrava. Peppina è stata quasi a tutte le conferenze e ne sono contenta. Io pure le ho sentite. Le mie preghiere per lei, sono sempre fervorose, e vedrà zia che il buon Gesù sempre sempre l’aiuterà. Stia tranquilla, non lavori troppo, perché se ne risentirà poi. Io, non voglio più veder quel viso pallido, ma un viso roseo come un tempo. Questa notte, siccome sempre la penso, me l’ho sognata e non mi sembrava vero di darle tanti baci. Venga presto, oramai voglio incominciare a contare i giorni che ci sono rimasti. Mi saluti tanto tanto la signorina Teresina. La sua lettera, zia, mi ha fatto perfettamente guarire.

A milioni i miei baci affettuosissimi.

Sua nipotina Renata

<forse del 10 luglio 1927. C’è la lettera che lei scrisse a don Nazzareno Chiavari>

 

⫸N° 157    <PREGHIERA>

Tutto quello che non vi dà gloria in me bruciatelo Signore e fate che vuota sia sempre per albergarvi ognor e nulla sia in me se non la piccolezza mia. Nelle occupazioni mie tutte di quaggiù fate che nulla mi turbi e nella piccolezza mia, in Voi abbandonandomi, possa compiere tutti i miei doveri. Nulla voglio fare se non in Voi rimanere vuota, per far agire Voi in me, affinché nulla in me vi dispiaccia mai e tutto sia conforme ai vostri voleri. Parlando e agendo Voi in me trarrete le anime, sì che tutte ve le possa donare.

Venite, o mio Signore, venite, poiché tutta per Voi e in Voi mi voglio consumare.

Devo soltanto gioir quando ricevo qualche umiliazione.

Divenire non altro che un piccolo nulla nelle mani di Dio, perché Egli possa così servirsi di me come vuole e come meglio gli piace.

Non fare nessuna opposizione alla sua volontà divina, ma accettar tutto e specie le minime cose sempre con pace e serenità.

Nel Vangelo da lei usato nella quotidiana meditazione si trova questo suo scritto: «S. Teresa del Bambino Gesù diceva che era piccola ed io al suo confronto sono mille volte più piccola, quindi, sono le parole di Gesù, dovrei essere più grande; sì, così sarà, io dico che Gesù è impazzito d’amore».

10 luglio  <1927>

 

⫸N° 158   <DIARIO>

Ho messo una volta me stessa avanti senza volerlo.

10 luglio  <1927>

 

⫸N°  159  «NELLE MANI DI DIO»

Padre buono.

Mi trovo a letto con i soliti disturbi e con febbre più alta questa volta interamente nelle mani di Dio ed Egli può disporre di me come vuole. Siccome so di non poter venire sabato, approfitto della gentilezza di Maria per mandarle a vedere questo mio scritto e sapere se va bene.

Se sapesse come mi sono sentita più unita a Gesù dopo aver fatto il mio voto! Nulla più mi ha distratto da Lui, e sto bene attenta a non posare il mio pensiero su nessuna cosa quaggiù.

Ho il bel libro della B. Capitanio che mi tiene tanto compagnia e il libro Vita religiosa secondo l’insegnamento di S. Francesco di Sales che mi nutre e mi fa conoscere meglio la via della perfezione,

Avrei desiderio di confessarmi; debbo esprimere questo mio desiderio o tacerlo?

Benedica, o Padre, la sua piccola figlia spirituale e perdoni se mi sono presa anche la libertà di scrivere con il lapis,

Ossequi distinti

Dev.ma Paola Renata Carboni

Grottazzolina, 10 luglio 1927

 

⫸N° 160   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

11 luglio  <1927>

 

⫸N° 161   <DIARIO>

Mi devo vincere di più, avere più dominio su me stessa e ardere di più dell’amor di Dio, rispondendo alla sua divina grazia.

12 luglio  <1927>

 

⫸N° 162   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

13 luglio  <1927>

 

⫸N° 163   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla

14 luglio  <1927>

 

⫸N° 164   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla

15 luglio  <1927>

 

⫸N° 165   <DIARIO>

Più perfetta debbo essere nell’abbandono in Dio e nell’avere più libertà di spirito.

16 luglio  <1927>

 

⫸N° 166   <DIARIO>

Gesù nelle mie lotte mi dice: «Intanto che il tuo cuore non si è interamente reso vuoto e morto totalmente ad ogni cosa di quaggiù nella piena e costante indifferenza di ogni cosa, le fiamme dell’Amor mio non possono prenderlo per bruciarlo. Occorre che tutto sia puro, mio, perché venga dal mio Amore consumato».

Poi mi ha detto anche come con il suo occhio perfettissimo in me, nella mia piccolezza e miseria, non può scorgere che le mie imperfezioni e miserie, perché il resto, se ho qualche cosa cioè di virtuoso e buono, è tutto suo.

Solo la vista delle mie miserie si presenta allo sguardo divino in cui mi trovo esposta sempre.

Ciò che mi dà Gesù è il cibo necessario al bisogno di ogni momento per l’anima mia.

I libri buoni poi ch’Egli mi mette nelle mie mani sono delle provviste ch’Egli fa per l’anima mia e lascia nelle mie mani, perché io possa attingere a quelle fonti luce, forza, vita, conforto quando voglio e mi piace.

17 luglio  <1927>

 

⫸N° 167   <DIARIO>

Più mansueta e umile bisogna che sia, più pieghevole a tutto con tutti e più esatta nel mio dire, conformandomi sempre di più a ciò che il Signore mi fa sentire.

17 luglio  <1927>

 

⫸N° 168   <DIARIO>

Qualche piccola cosa pure mi è successa nel fare e nel dire. Qualche mio palpito non è stato interamente per Gesù, poiché, nel suonare, pensavo che gli altri mi stessero a sentire. Avrei dovuto suonare; ma non ho poi suonato.

18 luglio  <1927>

 

⫸N° 169   <DIARIO>

Lavoravo nella camera di mamma e pensavo venisse papà, così mi vedrebbe.

Pia scherzando mi aveva detto che ero la consolazione di papà e mamma che erano presenti e ho pensato, approvassero. Accusata in piccole cose potevo benissimo tacere le mie ragioni, quantunque dicessi tutto con semplicità senza attaccatezza.

19 luglio  <1927>

⫸N° 170   <DIARIO>

Non so ancora riprendere, guardando solo al bene di quella che riprendo, dimenticando interamente me stessa e l’offesa ricevuta, provando solo dolcezza, amore e carità; ma il mio io vorrebbe farsi avanti e tenta far valere il suo diritto.

20 luglio  <1927>

 

⫸N° 171   <DIARIO>

Più dolcezza e carità debbo avere, dominandomi di più e più vuota di tutto e di tutti per essere solo e interamente di Dio.

21 luglio  <1927>

⫸N° 172   <DIARIO>

Senza avvedermene mi sono successe una serie di piccole cose che hanno però lasciato tranquillo l’animo mio, non so se qualche cosa in me sia dispiaciuta al Signore.

23 luglio  <1927>

 

⫸N° 173   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

24 luglio  <1927>

 

⫸N° 174   <ABBANDONATI CON UMILTÀ ED AMORE>

Maria cara,

Forse oggi attenderai una mia pensando che ieri è stata domenica; invece scrivo oggi mentre sto facendo un po’ di scuola ad Ena e a Valeria, poiché ieri sono stata quasi sempre riposata sul letto per piccoli fastidi intestinali che mi passano.

La mia piccola testa è vuota però oggi; non so solo che pregare Gesù e intrattenermi con Lui prigioniero nel mio piccolo cuore.

Mi dono a Lui e gli offro la mia pochezza perché Lui stesso t’illumini e ti preservi dal male. E la mia preghiera sarà sempre così per te; tu hai bisogno di Dio, che Lui stesso agisca in te e ti rinnovi. La tua volontà incostante ha bisogno di essere ritemprata dalla grazia, il tuo cuore e la tua mente hanno bisogno di essere vuotati, quindi vai presso il tabernacolo santo a migliorarti e rinnovarti, attingi a quella fonte inesauribile dell’amore di Dio tutta la luce e la forza e va’ avanti nella vita serena e tranquilla sopportando ogni cosa per amore del tuo Dio che per te ogni cosa ha sofferto, vedendo sempre piccolo, minuscolo quello che a te tocca soffrire in confronto di quello che Gesù per te ha patito.

Se ti senti sola, raccogliti nella tua cameretta e prega e allora sentirai la compagnia degli Angeli e dei Santi, alza il tuo pensiero a Dio spesso spesso, non adagiandoti nell’aridità che senti. Il nome che porti poi ti fa ricorrere giustamente alla Vergine Santa, alla Mamma tua celeste ch’è rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, regina dei martiri, porta del cielo e a Lei con piena confidenza apri il tuo cuore e spera e confida e abbandonati con umiltà ed amore.

Hai cominciato la cura? Come stai? Penso ai tuoi a cui la tua presenza dovrebbe recare conforto, sollievo e consolazione nella loro vecchiaia, a loro che per te hanno lavorato, pianto e sofferto e tu invece che non ti sai vincere, che non sai mostrar loro in certo qual modo la tua riconoscenza e gratitudine.

Cosa ti dirà un giorno il cuore? Prego che il buon Dio ti illumini e ti dia ogni grazia.

I miei tutti ti salutano; stanno tutti bene, Peppina va migliorando, solo papà si sente ancora poco bene; ma speriamo nel Signore che tutto presto passi.

Saluta tanto tutti, anche la signora Assunta e a te dunque ogni augurio e ogni cosa più cara e affettuosa.

Renata

Grottazzolina, 25 luglio 1927

 

⫸N° 175   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

25 luglio  <1927>

 

⫸N° 176   <DIARIO>

Migliore debbo essere nell’abbandono in Dio, sempre nell’unione intima con Gesù. Forse sono stata un pochino indelicata.

26 luglio  <1927>

 

⫸N° 177   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

27 luglio  <1927>

 

⫸N° 178   <DIARIO>

Ho mancato di un poco di carità verso Ena. Mi sembra di aver fatto un atto di vanità.

28 luglio  <1927>

 

⫸N° 179   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

29 luglio  <1927>

 

⫸N° 180   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

30 luglio  <1927>

 

⫸N° 181   <DIARIO>

Mi sono passati diversi pensieri di vanità.

31 luglio  <1927>

 

 

⫸N° 182   <CONFIDA E DONATI AL SIGNORE>

Maria cara

Ho ricevuto la tua, il tuo dire non mi lusinga punto e non contenta il mio cuore, se scorgi qualche cosa di bene nelle mie devi in alto elevare il tuo sguardo e ringraziare e amare. Gesù ha detto: «Non chi dice: “Signore, Signore” entrerà nel regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli». Vedi dunque come Gesù giustamente non terrà conto delle parole, ma vuole le opere che attestino quanto si dice, la conformità del proprio volere al suo, senza mai lagnarsi di nulla, accettando tutto per amor suo sempre, attestandogli tanto nelle prosperità come nelle avversità il nostro amore, la nostra fedeltà.

Se ti sei saputa vincere in una piccola cosa, brava, il Signore ti benedica, ma ciò è poca cosa, pochissima cosa, sempre devi vincerti e migliorarti senza mai stancarti, né fermarti per un solo attimo.

Il tuo pianto non è che abbia in me prodotto inquietudine; oramai nulla più mia cara, può turbare la pace dell’anima mia, Gesù ha prodotto bonaccia con la sua grazia e le acque dell’inquietudine e del turbamento non si sollevano più; ma ha prodotto in me dispiacere vedendo come ti lasci vincere dai tuoi sentimenti inquieti, come ti alteri per un nulla e dalla serenità passi presto al turbamento e alla tristezza. Hai preso troppo sul serio le mie parole a cui non ripensavo proprio più, però ti dico che se un’altra volta ti dovessi lasciar vincere dalla tua debolezza e turbarti così, preferirei non scriverti.

Sono stata a Fermo sabato come al solito ed ho visto Laureti che mi ha narrato della visita subita. Ha detto che ciò che supponeva papà, Rongoni non l’ha trovato, ma che si tratta di una malattia nervosa, di nevrosi, per cui sente quei dolori e fastidi al cuore e nelle altre parti del corpo. Gli ho detto che attendevi sue notizie e desideravi sapere il risultato della radiografia. Stai tranquilla quindi, speriamo che

tutto gli passi e presto; non tutti i mali vengono per nuocere e il Signore lo permetterà per il bene dell’anima sua.

Lascio ch’è tardi e quasi non ci vedo più. Sii serena e tranquilla sempre, confida e donati al Signore e lavora costantemente su te per migliorarti e piacere al Signore.

Saluta tanto tanto tutti e a te dunque tanti sinceri auguri e mille affettuose cose sempre.

Renata

Grottazzolina, 1 agosto 1927

 

⫸N° 183   <DIARIO>

Senza volerlo mi è sfuggita una piccola bugia e in un momento, senza pensarci, ho usato parole poco dolci con la piccola.

1 agosto  <1927>

 

⫸N° 184   <ABBANDONIAMOCI NELLE SUE BRACCIA>

Rev. ma Madre Superiora,

Il suo biglietto inaspettato e graditissimo mi ha fatto supporre la sua prossima partenza, per cui forse non potrò rivederla.

Sabato sono stata a Fermo, ma sono ripartita la mattina stessa e non ho avuto tempo di passare in collegio. La mia preghiera la seguirà in questi giorni e non dubiti che non mi dimenticherò di ricordarla al Signore, quando specialmente si fa piccolo fino a me nella Santa Comunione alla mattina e, giacché poi mi chiede un pensierino, nella mia pochezza e incapacità mi metto interamente nelle mani di Dio, perché Lui parli per mezzo mio all’anima sua e le faccia conoscere come Egli stia per gradire il sacrificio che sta per compiere. Com’è bello soffrire per il Signore, pensando di dover passare tante angosce per esserci a Lui donate; oh! si vorrebbe allora che la marea del dolore si sollevasse fino a farci morir d’amore. E quando sembra che il cuore venga meno per lo strappo e l’angoscia ci stringa forte fino alla gola, allora è bello e generoso rinnovare la nostra offerta al Signore e ripetergli che siamo tutte sue e che può far di noi quel che vuole. Anche Gesù, disse le sue stesse parole: «Lo spirito è pronto ma la carne è debole». Basta che lo spirito sia pronto, la carne si vince con la grazia. Il Signore permette che lei senta il dolore del distacco, per arricchire ed abbellire maggiormente la sua anima poiché, sentendo, ha più merito di quello che se non sentisse nulla. Gesù è sempre dolce e soave anche quando fa piangere e sanguinare e le sue carezze sono sempre incomparabilmente ineffabili. E lei si trova ora sotto le sue carezze, fra le sue mani divine; oh, guardi Gesù com’è bello! Egli ci vuol far sempre più conoscere come tutto quaggiù è caduco e passeggero per trarci sempre più a Lui e distaccarci dal mondo. Come e quanto è mai buono il Signore! Oh abbandoniamoci nelle sue braccia e nascondiamo il nostro viso in Lui per solamente amare e tutto dimenticare quaggiù.

E se non la rivedrò più, cosa dirle? Come ringraziarla innanzi tutto di tutte le sue gentilezze e delicatezze per me?

So bene come lei vuole i ringraziamenti e procurerò di farlo come meglio so fare; mi permetta però di chiederle scusa per tante mie sviste e indelicatezze che ha dovuto sopportare nella sua carità e perdoni se, qualche volta ha dovuto esercitare un po’ di pazienza per me, con me.

Spero però in ogni modo di rivederla; mamma ha deciso mandarci per una decina di giorni in montagna a me e a Peppina e sta ora attendendo una risposta; speriamo che non venga presto e che possa, nella ventura settimana, recarmi a Fermo e trovarla in collegio. Ena sta bene e anche mamma sta benino; ha sempre qualche piccolo fastidio; ma sta in piedi ed esce. Io passo i miei giorni lavorando e un po’ studiando, donandomi al Signore sempre nel mio piccolo nido in cui si è degnato pormi, perché Lui regni e trionfi. Un piccolo segreto ora voglio confidarle che non le ho mai palesato. Un vincolo dolce e soave lega anche me al Signore per cui sono tutta sua e d’ogni cosa terrena debbo vuotarmi per Lui. Ho fatto il voto di castità per cui anch’io ho la fortuna di chiamarmi la piccola sposa del Signore.

Vede quanta grazia? Ma lei preghi però perché sappia corrispondere nella mia debolezza alle tante grazie di cui il Signore si degna colmarmi e sappia consumarmi come Lui vuole, quale piccola ostia di espiazione nella mia famiglia.

Intanto le chiedo scusa della troppa libertà che mi sono presa, vedendo anche come ho scritto a lungo e le invio i miei più rispettosi ossequi che vorrei porgere alla Rev.ma Madre Maestra, se ancora c’è e alle altre Suore, riserbandomi di farle a voce i miei più sentiti e sinceri auguri nel Signore e per ogni suo bene.

Tanti bacetti ad Assuntina, se ancora l’ha con lei, e anche da mamma e dalle sorelle riceva i più distinti ossequi.

Mi abbia per sua.

Dev.ma P. Renata Carboni

Grottazzolina, 2 agosto 1927

 

⫸N° 185   <DIARIO>

Il mio io si fa un pochino avanti; ho avvisato Ena di una sua cosa non con pura dolcezza e carità. Compatendo.

2 agosto  <1927>

 

⫸N° 186   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

3 agosto  <1927>

 

⫸N° 187   <DIARIO>

Sentimenti diversi mi sono passati nell’animo e un momento di debolezza mi sembra di avere avuto e un po’ di dissipazione.

4 agosto  <1927>

 

⫸N° 188   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

5 agosto  <1927>

 

⫸N° 189   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

6 agosto  <1927>

 

⫸N° 190   <DIARIO>

Devo solo avvisare senza badare a me stessa e nutrire sempre carità e dolcezza in me per tutti: in due momenti mi sembra di essere venuta un pochino meno a questo spirito di dolcezza e carità.

7 agosto  <1927>

 

⫸N° 191   <DIARIO>

Ho avuto un momento di smarrimento e mi è sembrato un istante di essere stata poco generosa verso il Signore per ciò che passava nell’animo mio.

8 agosto  <1927>

 

⫸N° 192   <DIARIO>

Più generosa nel mio pensare debbo essere e nulla mi deve tentar mai.

9 agosto  <1927>

 

⫸N° 193   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

10 agosto  <1927>

 

⫸N° 194   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

11 agosto  <1927>

 

⫸N° 195   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

12 agosto  <1927>

 

⫸N° 196   <RICCA DEI TESORI CELESTI>

Maria cara

Ho ricevuto l’altro ieri il tuo biglietto che aspettavo, dove mi dicevi che stai peggio; perché, cosa hai? Noi, grazie a Dio, stiamo tutti relativamente bene e anche Peppina va riprendendo le forze. Hai ricevuto la mia ultima dove ti davo notizia anche del tuo confessore? Che fai di bello? E i tuoi come stanno? Domani mi recherò a Fermo per la lezione di musica, tu non vai alle feste? Sempre ti ricordo nelle mie preghiere; e tu, e tu come lavori su te, come progredisci nel migliora-mento di te stessa?

Sii serena sempre, sopporta i tuoi incomodi con gioia per Gesù in Gesù, nella pace. Lunedì è la festa dell’Assunta e per te, che porti il nome della Vergine Santa, avrò un pensiero speciale nelle mie orazioni. Tu chiedi che la Mamma tua celeste con Lei ti conduca in Cielo, ossia fuori delle cose del mondo per essere ricca dei tesori celesti.

Ricordami nelle preghiere tue sempre e lascio che è ora di cena.

Saluta tanto tutti e a te tante affettuose cose e auguri per ogni tuo bene nel Signore.

Renata

Grottazzolina, 13 agosto 1927

 

⫸N° 197   <DIARIO>

Più attenta debbo essere.

13 agosto  <1927>

 

⫸N° 198   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

14 agosto  <1927>

⫸N° 199   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

15 agosto  <1927>

 

⫸N° 200   <DIARIO>

Mi sembra di non aver nulla.

16 agosto  <1927>

 

⫸N° 201   <DIARIO>

Senza volerlo, forse, mi sono mostrata sgarbata e ho lasciato trasparire un po’ il mio disagio.

17 agosto  <1927>

 

N° 202   <DIARIO>

Forse dovevo maggiormente compatire le piccole.

18 agosto  <1927>

 

⫸N° 203   <CI RIVEDREMO IN CIELO>

Rev.ma Madre Superiora

I miei piccoli soliti fastidi mi costringono a stare a letto per cui mi è impossibile venirla a salutare, approfitto quindi della venuta di Ena, per inviarle i miei ossequi e i miei auguri più sentiti per ogni suo bene, per una vita d’intenso apostolato nel Signore. Se non ci sarà dato più rivederci su questa terra, ci rivedremo in Cielo per cantare insieme le divine misericordie del Signore. Chi sarà la prima? Lasciamo al Signore la scelta, non ci attiri che la sua santa volontà.

Aspetto un suo mazzolino spirituale che custodirò gelosamente.

Mi ricordi sempre nelle sue preghiere ed io certo non saprò dimenticarla nelle mie. Preghi anche per papà e mamma mia, perché anche loro presto abbiano a conoscere la luce della verità e il Signore sia glorificato.

Un forte dolore al capo, conseguenza della febbre, mi impedisce di scrivere ancora; la ossequio quindi, le rinnovo i miei auguri, le offro le mie preghiere come attestato di riconoscenza e d’affetto e le invio mille care cose.

Dev. ma P. Renata Carboni

Grottazzolina, 26 agosto 1927

Assuntina è partita? Come sta? Il nostro curato ha raccontato l’accaduto a Valeria perché me ne desse notizia. La Pasquarè forse sarà venuta a salutarla e le avrà detto come io le abbia dato notizia della sua partenza. Solo dopo averle detto la cosa, ho pensato che a lei potesse recar dispiacere; perdoni, mi è accaduto proprio senza volerlo, e si abbia nuovamente un mio pensiero affettuoso.

 

⫸N° 204   <QUANDO SARÒ IN CIELO>

Man mano che l’anima mia si avvicina a Dio, non so che parlare a Lui di tutto e di tutti, distaccandomi quaggiù da ogni mezzo umano, da ogni cosa. Sta’ tranquilla tu; anche quando sarò in Cielo, non ti dimenticherò come non ti dimentico mai ora nelle mie orazioni, e scoprirai un giorno che ti ho sempre amata nel Signore, dal momento che Dio unì alla mia l’anima tua.

(Parole scritte il 27 agosto 1927 alla sua amica Onori)

 

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IL FIUME TENNA NELLA MEMORIA DI GABRIELE MANCINI CHE LO VUOLE PULITO

MANCINI GABRIELE A BELMONTE PICENO presso il fiume Tenna

testo dialettale e traduzione italiana

TENNA MIU Te vòjo vène  (Mancini Gabriele)

Lu paese miu è Bermonte, un paisittu de settecento persone che se ‘ffaccia sopra la vallata de lu fiume Tenna. Ci sta un dettu su ‘stu paese che dice: “Bermonte anticu, ce stai cent’anni ‘n-te ce fai ‘n amicu…se te lu fai non te fida’…perchè se nnò te po’ frega’..!” Io, spesso, siccome non ce so’ natu a Bermonte, co’ sta specie de proverbiu me diverto a pija’ in giru li Bermontesi veri, quilli che c’è nati, perché potéte ‘mmagina’ su un paisittu cuscì quanti personaggi ci sta’ su cui potè’ scrive’ un raccontu e siccome tra quisti, per tanti motivi che adde’ no’ staco a di’, penzo de facce parte pure io, allora ve vòjo racconta’ ‘na cosa mia, ‘na cosa che sento dentro e me sta su lu core..!

Era ‘na domennaca dopo magnato e l’estate stava pe’ ‘bbocca’ (1), una de quelle jornate che non ci-ài vòja de fa’ gnente, che non sai do’ jì a sbatte la testa. D’un trattu m’è vinùta la penzata de jì jó Tenna, cuscì, comme facìo da picculìttu quanno vabbo me se portava ‘gni tanto a ‘chiappa’ lo pesce.

Sò partìtu fugàtu, a piedi, perché Tenna sta a un tiru de schioppu da casa mia e dopo pochi minuti, rtirenno lu fiato’, so’ ‘rriàtu (12) sopra la spallata de lu fiume e me so’ fermàtu a guardallu.

Se stava véne, parìa che ero rnatu (11), tirava un’arietta che m’èra mannato via tutto lo strano che ci-aìo addossu e mentre ancora da lontano fissavo l’acqua che scurrìa, me vinìa in mente quanno scazu, javo dietro a vabbo e senza paura camminavamo tra li spi’, le pietre, la creta scivolosa oppure sull’acqua melmosa. Guardavo jó e rvidìo vabbo che se fermava davanti lu vottecó (17); se spojava, rmanìa solo co’ le mutanne, non ci-aìa lu custume; po’, piano piano, boccava tra l’acqua mmoccó la ‘ota (7); se ‘mmollava la panza e intanto java sempre più là do’ l’acqua era ata, e là, tra le piante che la piema era vuttato, issu ficcava le ma’ e pijava li pesci. Li tirava a me che li duìo mette dentro la catana; ma non era facile, speciarmente le prime ‘ote ci-aìo le ma’ ciuche (2), li pesci me java sardènno e non gne la facìo a tenélli.

Mentre me rvinìa su la mente tutti ‘sti ricordi so’ ‘ncuminciato a camina’ per ghi jó vicino. Lu rumo’ de l’acqua se facìa sempre più forte e rsintìo lu profùmu de piante, acqua, sole e aria miste assemo che se unu no la mai sintìto no’ lo pò capi’. Appena so’ ‘rriàtu’ (12) Ilì vicino l’acqua era chiara, vella, se vidìa li pesci comme ‘na ‘ota (7), era più pulitu de quello che penzavo, allora me me so’ cacciato le scarpe e so’ proàto a cammina’ sopra li sassi, ma non-gne la facìo, me ce vinìa da ride’…tant’anni fa ce facio a corsa co’ l’amici, adde’ non me ce tengo rittu per quanto me fa male. Però ero curiusu de vede’, de proa’ e allora me so’ ccorciato le caze e so’ ‘ncuminciato a fa’ che passu ‘mmenzo a lu fiume…che bella senzazio’ sintìo tra l’acqua! Più ce camminavo e più me ce sintìo ve’…più ce camminavo e più la sintìo che se scallava e allora perchè no! Vojo fa’ comme facìa vabbo, so’ tirato via li pagni e so’ rmastu comme issu, co’ le mutanne e so’ jitu là do’ l’acqua era ata e me ‘rriava fino su lu collu , me so’ mistu a bracce larghe e me facìo sfiora’ le parme de le ma’ da tutta quella ricchezza che, con delicatezza, me ‘ccarezzava. Che strano però…in certi momenti me sintio un intrusu. Una ‘ota ero de casa, ci-àìo più confidenza, cunuscìo ogni segretu de ‘stu fiume: do’ stava li pesci, le conchije, li posti do’ putìa sta’ le sèrpe, li ràchini (8), le gajinèlle, li purcijo’ e pure do’ se putìa mette li guardiapesca. Adde’, invece, pare che me vergogno de issu, è comme se ci-aèsse paura che non me rconosce. Vedo l’acqua che me scorre vicino a ll’ócchi e insieme a essa vedo scorre la nostalgia dell’anni che è passati e jó, do’ l’acqua sparisce da la vista mia, vedo un capriolu che sta a beve … d’un trattu se ‘ccortu de me…me guarda per un attimu, sembra volesse di’: “E tu..?!” E sùbboto sparisce tra le piante. Rmano ancora quarche minutu, po’ scappo da l’acqua, rpijo li pagni che ero lasciato lì per terra, li vutto sopra le spalle e scazu, co’ ll’ócchi lucidi, senza giramme ‘cumincio a camina’ verso casa. Dietro sintìo l’acqua che scurria, lu ventu che culla le piante e li cillìtti de cento razze che cantava ognunu a modu sùu, parìa che me salutava tutti in musica, una musica a tanti scunuscita che nisciuna (6) je la farrìa mai a scrie, se po’ solo sinti’ ècco e non costa cosa. Continuavo a camina’ e mentra rsuìo (13) su, sopra la spallata, li ricordi me se ‘ntreciava, ne era tanti e me li rvidìo davanti comme fosse jeri, non sintìo manco le frasche che me sbattia addossu, li sassi che me ‘cciaccava sotto li piedi e li spi’ che me se ttaccava su la pèlla. Quanno so’ ‘rriàtu su, do’ me ero fermatu prima, no’ gne la so’ fatta a ji avanti, le zampe s’è fermate e piano piano, come pe’ non disturba’, me so’ rghiratu (9) a guardallu, era più bellu de quanno so’ ‘rriàto e me parìa dispiaciutu che me javo via. ‘Na ‘ota no stava mai da sulu era sempre pienu de frichi (3) e de vardasci (16) che se vinìa a rbagna’, le donne vinìa a rlàva’ (10) li pagni, chi cacciava la vreccia (18), li pescatu’ co’ la canna, co’ le ma’ (4) o co’ la rete a belancia quanno c’èra la piema. Manco la notte stava da sulu perchè lo pesce lo ‘cchiappava co’ la citilèna e pure d’inverno ci-aìa la compagnia, perchè la matina era pieno de cacciatu’ che spettava l’ànetre o che cercava le veccàcce e lu jornu, quanno rrescallava, li contadi’ facìa le legne e lu tinìa sempre pulitu.

Adde’ l’à ‘bbandonatu tutti, non va più de moda, non c’è più tutta Ila gioventù che lu tinìa allegru per quantu è lungu, va tutti jò lu mare, jó c’è tutto ‘n-ce manca còsa, pure la convusio’ ne dè tanta e non te dà modu de penza’ a quello che ce sta succedendo attorno e forse, per certi versi è mejo cuscì. Mentre stavo fìssu a riflette su ‘ste cose, da lontano , comme in un sognu, sintìo che quarcuno de casa me cercava, me chiamava e allora, senza risponne pe’ no’ roppe ‘llu silenziu rcumincio piano a camina’, ma la testa non se vulìa rghira’ (9) e ll’ócchi rmanìa fissi jó, a guarda’ quell’acqua che sbattìa tra le pietre, sotto l’ombra de le piante, do’ lu sole ogni tanto cercava de ‘bbocca’ (1) pe’ specchiasse dentro l’acqua de ‘llu bellu fiume nóstru.

Gabriele Mancini

(1)bbocca’-re = entra-re.

(2)ciuchi\e = piccoli\e.

(3)frichi = bambini.

(4)ma’ = mani

(5)mmoccó = un po’

(6)nisciuna = nessuno.

(7)’ota = volta.

(8)ràchini = ramarri.

(9)rghira’ = girare.

(10)rlava’ = lavare e rilavare.

(11)rnatu = rinato.

(12)’rriatu = arrivato.

(13)rsuìo = risalivo.

(14)scazu = scalzo

(15)spi = spini, rovi.

(16)vardàsciu = ragazzo

(17)votteco ‘= grosso ristagno d’acqua. Dove l’acqua del fiume è più profonda e più larga.

(18)vréccia = breccia, ghiaia.

\\\ <Traduzione del redattore>

\\\

Mancini Gabriele “TENNA MIO TI VOGLIO BENE!”

Il paese mio è Belmonte Piceno, un paesetto di 700 persone. Si affaccia sopra la vallata del fiume Tenna. C’è un detto su questo paese che dice: “Belmonte antico ci stai 100 anni, non ti ci fai un amico. Se te lo fai, non fidartene, perché poi ti imbroglia”.

Io, spesso, siccome non sono nato a Belmonte, con questa specie di proverbio comincio a ridere tra i Belmontesi veri che ci sono nati, perché potete immaginare in un paesetto che è così, quanti personaggi ci stanno su cui poter scrivere un racconto e siccome tra questi, per tanti motivi che ora non sto a dire, penso di farne parte pure io, ora vi voglio raccontare una cosa mia, una cosa che sento dentro e mi sta nel cuore.

Era una domenica dopo pranzo e l’estate stava per iniziare, una di quelle giornate quando non hai voglia fare niente, e non sai dove battere la testa. Ad un tratto mi è venuta la pensata di andare giù al Tenna, così, come facevo da piccolino quando babbo mi si portava, ogni tanto, ad acchiappare il pesce.

Allora sono partito, fugato, a piedi, perché Tenna sta ad un tiro di schioppo da casa mia e, dopo pochi minuti, trattenendolo il fiato sono arrivato a vedere la sponda del fiume e mi sono fermato a guardare. Si stava bene, sembrava che io fossi rinato. Spirava un’arietta che mi ha mandato via le stranezze che avevo addosso, e, mentre ancora fissavo da lontano l’acqua che scorreva, mi tornava in mente quando, io scalzo, andavo dietro a babbo e senza paura camminavo tra pietre, la creta scivolosa oppure sull’acqua melmosa. Guardavo lì e rivedevo babbo che si fermava davanti al vortice. Si spogliava, rimaneva con le mutande soltanto, non aveva il costume; poi, piano piano procedeva tra l’acqua un po’ alla volta; intanto si bagnava la pancia e andava sempre più in là dove l’acqua era alta e tra le piante che l’acqua in piena aveva abbattuto, e lì spingeva le mani e pigliava i pesci. Li tirava a me che li dovevo mettere dentro la catana, ma non era facile, specialmente le prime volte, perché io avevo le mani piccole e i pesci andavano saltando e non riuscivo a tenerli.

Mentre mi tornavano in mente tutto questi ricordi o ho ripreso a camminare per avvicinarmi di più. Il rumore dell’acqua si sentiva sempre più forte e avvertivo il profumo delle piante, misto ad acqua, sole e aria insieme, così tanto che se uno non lo ha mai provato, non può capire. Arrivato vicino all’acqua la vedevo chiara, bella e si vedevano i pesci, come una volta. Era più pulito di quanto io pensassi. Allora mi sono tolte le scarpe ed ho provato a camminare sopra i sassi ma non riuscivo. E mi veniva da ridere perché tanti anni prima io ci facevo le corse con gli amici; adesso non mi ci tengo diritto per quanto mi fa male.

Ero curioso di vedere, di provare. Allora mi sono scorciati i pantaloni e comincio a fare un passo in mezzo al fiume. Che bella sensazione sentivo tra l’acqua! Più ci camminavo e più mi ci sentivo bene. Più ci camminavo e più sentivo che questa si scaldava ed allora – perché no?! – voglio fare come faceva babbo. Ho tirato via i panni e sono rimasto come lui, con le mutande e così sono andato là dove l’acqua era alta e mi arrivava fino al collo. Mi sono messo a braccia larghe e mi facevo sfiorare le palme delle mani da tutta quella ricchezza che mi accarezzava con delicatezza.

Che strano però! in certi momenti mi pareva di essere un intruso. Un tempo ero in familiarità con il fiume, avevo confidenza, conoscevo ogni segreto del fiume: sapevo dove stavano i pesci, le conchiglie, conoscevo i posti dove potevano stare le serpi, i ramarri, e altri animali; anche dove si poteva mettere il guardiapesca.

Adesso, invece, mi pareva di vergognarmi del fiume, come se io avessi paura che lui non riconoscesse. L’acqua ora mi scorre vicino agli occhi e fa scorrere insieme con essa la nostalgia degli anni passati. Poi, giù dove sparisce l’acqua dalla mia vista, vedo un capriolo che sta a bere. Ad un tratto si è accorto di me. Mi guarda per un attimo, sembrava volesse dirmi: “E … tu?!” Subito sparisce tra le piante.

Resto ancora per qualche minuto, poi esco dall’acqua, riprendo i panni lasciati lì per terra e me li metto sulle spalle e scalzo, con gli occhi lucidi, senza girarmi, riprendo a camminare verso casa. Sentivo dietro l’acqua scorrere, il vento cullare le piante e gli uccelli di cento razze cantavano, ognuno a modo suo, sembrava che mi salutavano tutti in musica, una musica per tanti sconosciuta e nessuno riuscirebbe a scriverla; ma si può sentire soltanto qui e non costa niente.

Seguitavo a camminare e mentre risalivo l’erta i ricordi che si intrecciavano erano tanti. Li rivedevo davanti a noi come fosse ieri e non avvertivo neanche le frasche che mi colpivano addosso, né i sassi messi pungenti sotto i piedi, né gli spini che mi si attaccavano alla pelle.

Quando sono arrivato dove prima mi ero fermato, non sono riuscito a poter andare avanti perché pian piano i piedi si sono fermati, quasi per non disturbare. E mi sono girato a guardare il fiume che era più bello di quando ero arrivato e sembrava che gli dispiacesse che io me ne andavo via.

Un tempo il fiume non stava mai da solo, era sempre pieno di bambini e di ragazzi che venivano a bagnarsi e le donne venivano lavare i panni e c’erano gli operai che estraevano la breccia, diversi pescatori con la canna o con le mani o con la rete a bilancia quando l’acqua era in piena. Neanche la notte il fiume stava solo perché il pesce veniva acchiappato alla luce dell’acetilene. Pure d’inverno aveva la compagnia, perché al mattino il greto era pieno di cacciatori che aspettavano le anitre e cercavano le beccacce. Durante il giorno, quando riscaldava, i contadini stavano a fare legna e lo tenevano sempre pulito.

Adesso vedo il Tenna abbandonato da tutti: non c’è più tutta quella gioventù che lo tenevano allegro per quanto è lungo. Non va più di moda, vanno tutti al mare. Giù si trova tutto, non manca niente, neppure la confusione che è tanta e non dà modo di pensare a quello che ci sta succedendo attorno e forse, per certi versi, è meglio così.

Mentre ero fermo a riflettere su queste cose, da lontano, come in un sogno, sentivo che qualcuno da casa mi stava cercando, mi chiamava. Allora, senza rispondere, per non interrompere il silenzio, riprendo a camminare lentamente; ma la mente non voleva cambiare e gli occhi rimanevano fissi a guardare l’acqua che frusciava tra le pietre, all’ombra delle piante, dove il sole ogni tanto cercava di penetrare per rispecchiarsi dentro l’acqua del nostro bel fiume.

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VENERABILE PAOLA RENATA CARBONI ELENCO CRONOLOGICO DEGLI SCRITTI EDITI NEL 2008

Libro: Paola Renata Carboni ” Un giorno mi domandò l’amore” ed. Ave Roma 2008

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  78. 08. 09 pagina 235 numero 192
  79. 08. 10 pagina 236 numero 193
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  84. 08. 14 pagina 236 numero 198
  85. 08. 15 pagina 236 numero 199
  86. 08. 16 pagina 237 numero 200
  87. 08. 17 pagina 237 numero 201
  88. 08. 18 pagina 237 numero 202
  89. 08. 26 pagina 129 numero 203
  90. 08. 27 pagina 200 numero 204

 

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MARINOZZI LUCIO DI CORRIDONIA PRETE DIOCESANO FIGLIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO

Ricordo scritto da un Figlio dell’Amore Misericordioso

MARINOZZI DON LUCIO

<Ricordo di un Figlio dell’Amore Misericordioso a Fermo>

Nasce a Corridonia- chiamata anche Pausola – il 13.12.1915. Rimase orfano di Madre all’età di quattro anni. Il papà, Beniamino, passò a seconde nozze perché non riusciva a tirare avanti i due figli piccoli che gli erano rimasti dopo la perdita della cara moglie Assunta. Proprio questa seconda mamma lo aiutò, a costo di innumerevoli sacrifici, a seguire la strada del sacerdozio.

I fratelli di Don Lucio, ancora oggi, ricordano con una punta d’invidia, le delicatezze e le attenzioni usate dalla loro mamma verso Lucio perché potesse diventare sacerdote. Già da piccolo sperimentò la povertà materiale sopportata con grande dignità e da un tenero amore tra i membri della numerosa famiglia.

I fratelli dicono che era il capobanda del gruppo, ma anche il più assennato di essi. Faceva corse spericolate sul parapetto del fiume, amava nuotare nelle acque del Chienti e arrampicarsi sugli alberi. Ma già da bambino era appassionato della lettura, che curava intensamente dopo il gioco.

Era attento ai fratelli a cui, di ritorno dal paese, riportava spesso qualche caramella, cosa che ha continuato a fare sia con i fratelli come con i nipoti e pronipoti fino a pochi mesi prima della morte.

Tornando a casa dal seminario per le vacanze estive, trascorreva molto tempo in parrocchia e con nonno Erminio col quale studiava e leggeva i tanti testi lasciati in eredità dallo zio don Davide. I fratelli ricordano ancora la voce potente di questo zio sacerdote don Davide e dicono che anche don Lucio avesse un buon tono di voce, che poi aveva perso in seminario.

Nel seminario arcivescovile di Fermo ci entrò di prepotenza poiché il nonno materno voleva mandarlo dai frati dove non si pagava; ma lui si oppose decisamente affermando: “Prete sì, ma frate no”. E fu proprio nel corso di preparazione al sacerdozio che venne fuori il meglio di Lucio: la sua bontà, la sua intelligenza, la sua proverbiale memoria e il suo carattere comprensivo con gli altri, ma molto esigente con se stesso.

Furono queste caratteristiche spiccate che lo segnalarono ai superiori del seminario tanto che fu inviato a specializzarsi all’università gregoriana a Roma. La sua metodicità nello studio e come stile di vita rimase impressa agli amici e soprattutto ai fratelli che raccontano: durante l’anno studiava con regolarità e durante il periodo di esami, mentre i suoi colleghi studiavano esageratamente, lui se ne andava a visitare i monumenti della città eterna. E agli esami riusciva brillantemente perché aveva anche una memoria eccezionale.

I parenti ricordano come tenesse bene a mente compleanni, onomastici e date di ogni componente la sua famiglia e come fosse presente o di persona o telefonando, qualora non poteva partecipare alle gioie dei suoi cari. Lo stesso possiamo affermare noi che gli siamo stati vicini: era sempre il primo a ricordare le date significative e a invitare i membri della sua comunità ad unirsi alla festa – anche culinaria – dell’interessato.

Ordinato sacerdote l’8 aprile 1939 venne inviato dall’arcivescovo in varie esperienze parrocchiali per meglio prepararlo al compito di educatore delle nuove generazioni di sacerdoti. Infatti nell’anno 1942 fu chiamato in seminario ad insegnare varie discipline e vi rimase per circa trent’anni. Sembra che abbia insegnato un po’ tutte le materie tanta era la sua versatilità e preparazione.

Mi è rimasto impresso un particolare negli anni di teologia, tra i Figli dell’Amore Misericordioso essendo nostro padre spirituale e confessore, recandoci nella sua stanza lo trovavamo intento a studiare, leggere, aggiornarsi. “Perché tutto questo studio?” – “Sto preparando la lezione per domani”. “Ma come dopo tanti anni d’insegnamento, quali problemi trova?” – “Non mi sento tranquillo in coscienza se non preparo bene le varie lezioni anche per rispetto ai giovani seminaristi”: “Ma questo lo fa per ogni lezione?” – “Certamente.”

Veramente le sue lezioni – quando riuscivamo ad ascoltarle, sia per la sua flebile voce, sia per la nostra svogliatezza che ci faceva approfittare della bontà dell’insegnante, erano semplici, chiare e sostanziose.

Nonostante i tanti impegni aveva sempre tempo per tutti, non riusciva a dire di no, a nessuno, anche ai più piccoli che si rivolgevano a lui… Faceva il viaggio con noi, in pullman, e pensare che poteva servirsi dell’autista del seminario che passava a prelevare altri suoi colleghi. Questo era il suo stile di vita portato avanti per risparmiare e per essere coerente con la scelta di povertà e di sacrificio a cui era stato educato e che aveva come programma.

Non l’abbiamo mai sentito lamentarsi della fatica, del sacrificio, della poca disciplina dei suoi alunni. Ma sapeva trovare sempre il lato buono in ogni cosa e in ogni persona. Nell’anno 1953 venne a contatto con Madre Speranza che lo invitò, insieme ad altri tre sacerdoti, a far parte della nascente congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, come sacerdote diocesano.

Questo periodo Don Lucio lo ricordava con particolare interesse e dichiarava di essere stato amato particolarmente dal Buon Dio attraverso la persona della Madre Speranza che lo circondò di premure e delicatezze speciali. Si servì di lui come consigliere per tante questioni importanti. Fu anche il periodo più delicato della vita di don Lucio perché si trovava a lottare con due forze: essere sacerdote diocesano e divenire religioso come intendeva Madre Speranza. Gli veniva chiesto di diventare frate. Fu il 1953 un anno difficile, delicato e sofferto. Tra i suoi amici sacerdoti aderì all’invito della Madre Speranza solo Don Luigi Leonardi aderì, con tanta fatica. Le vie del Signore sono diverse dalle nostre, e quando vuole una cosa trova tutti i mezzi per ottenerla. Così fu con don Lucio.

Questi dovette lottare su due fronti: un fronte fu il suo padre spirituale che cercava di fargli luce, ma non era tanto entusiasta della nuova chiamata, non vedeva chiaro il nuovo indirizzo. L’altro fronte è costituito dalle visite e dagli incontri ripetuti con madre Speranza che ormai era diventata quasi una calamita che lo attraeva sempre più e a cui non riusciva a sottrarsi.

Fu un periodo di formazione e di amore rinnovato verso il sacerdozio e i sacerdoti. Fu proprio in uno di questi incontri che la Madre chiese a don Lucio, raccontandogli la sua esperienza personale, di offrirsi vittima per la santificazione dei sacerdoti. Non aveva ancora deciso di entrare in Congregazione. Il 1954 fu un anno di grazie: si aprirono le case di Fermo e don Lucio emise i voti nella nostra famiglia religiosa.

Furono anni di sacrifici, di privazioni. Gli incarichi del Vescovo in Curia, le responsabilità della congregazione F. A. M. – fu il primo superiore della Casa del Clero di Fermo – il collegio Don Ricci… e furono momenti belli perché sorretti dall’entusiasmo degli inizi, seppur duri per le situazioni concrete da vivere. Eppure il nostro monsignore diventava sempre più punto di riferimento per tutti.

Una sua caratteristica, come accennato precedentemente, fu la metodicità come stile di vita; questo va rilevato soprattutto per la preghiera, l’amore ai sacerdoti, la povertà come scelta di vita, la fedeltà agli atti comunitari, comprese le ricreazioni a cui era fedelissimo. Abbiamo la testimonianza dei parenti che ci raccontano di una sua lettera scritta prima di emettere i santi voti, così si esprimeva grosso modo: ’’Carissimi, il Signore mi chiama ad una donazione più intima e profonda. Da ora in poi vi sarò vicino non materialmente, ma con la preghiera. Vi auguro una giusta felicità e prosperità nel Signore.

Difficilmente don Lucio, pur con tutti gli impegni che aveva, veniva meno ai suoi momenti di preghiera comunitaria; quando prevedeva di non poter essere presente, ne chiedeva dispensa al superiore. E quando non era presente lo si vedeva in altri orari passare il tempo col Signore.

Oh, come era fedele allo stile sobrio, semplice ma espressivo della liturgia! E le festività della Madonna le preparava con particolare preghiera, mortificazione e gioia. Specie la festa della Madonna del Carmine – ha portato lo scapolare fino alla morte – veniva solennizzata con particolare attenzione e sapeva coinvolgere delicatamente anche quanti gli erano vicini. Il tutto finiva con un’agape fraterna per rinsaldare l’amicizia sacerdotale, per dire il proprio grazie a quanti avevano contribuito a rendere bella e gioiosa la festa della Madonna.

Una caratteristica propria di don Lucio era l’amore ai sacerdoti, specie per quanti erano provati dalla sofferenza o da altre prove. Qualora veniva a conoscenza che un confratello era malato … discretamente creava l’occasione per una visita di amicizia, d’incoraggiamento. La sua presenza era discreta, sensibile e incoraggiante. Spesso negli ultimi anni di vita, non guidando, chiedeva di essere accompagnato: che lezione di amore ai sacerdoti!

Era anche un buon compagno di viaggio. Sapeva tenerti sveglio nei lunghi viaggi – ne so qualcosa perché a lui chiedevo di accompagnarmi nei viaggi lunghi verso il nord Italia, per incontri con altre scuole professionali … era spassoso con racconti edificanti; conosceva posti di preghiera e di ristoro. Con lui ci si sentiva sicuri e gioiosi.

Era attento anche a creare momenti di fraternità sacerdotale sia con i suoi colleghi di classe che ha tenuto sempre uniti e con i quali organizzava dei pellegrinaggi mariani e turistici in Italia e all’estero. Un gesto di amore era quello di partecipare ad ogni iniziativa indetta dai sacerdoti, come ritiri, esercizi, incontri formativi e in questo cercava discretamente, di coinvolgere anche i confratelli della sua comunità. Il suo amore per i sacerdoti è sfociato nell’offerta della sua vita per essi, come è stata una costante nella sua vita di Figlio dell’Amore Misericordioso.

Voglio riferire la testimonianza di un sacerdote su don Lucio: “ Uno dei tanti pastori secondo il cuore di Cristo è stato certamente Mons. Marinozzi. E’ stato mio superiore in seminario, un modello per il mio sacerdozio, un fratello maggiore, un consigliere saggio e prudente soprattutto nella mia attività pastorale nella sua parrocchia di origine. E’ stata una guida sicura nello studio e nella pietà per un cammino di fede e speranza verso una meta desiderata e voluta.

Era un fratello, un maestro, un amico, un vero educatore che nell’adolescente cercava di formare il sacerdote di domani con un’attenzione e una riservatezza invidiabili. Anche quando era costretto a raddrizzare la strada lo faceva sempre con garbo, con un filo di voce, quasi a scusarsi di quello che in quel momento era soltanto il suo dovere.

Aveva un carattere forte, anche se all’esterno appariva il contrario, frutto certamente di una formazione interiore molto solida: cercava di guidare se stesso e gli altri verso la perfezione. Un vero modello di vita.

Mi è stato vicino come consigliere e punto di riferimento; ho trovato in lui incoraggiamento, consiglio, serenità, anche quando i pareri potevano sembrare diversi. Con il suo amore al Papa, alla Chiesa, al Vescovo, alla Diocesi, alla Congregazione, rimane sempre un modello di sacerdote e Figlio dell’Amore Misericordioso”.

Spesso qualche confratello della comunità gli rimproverava la sua “troppa” comprensione verso gli altri – specialmente verso i sacerdoti – con delle frasi un po’ piccanti …  e lui non si scomponeva minimamente, ma abbozzava un sorriso di comprensione e di compassione. Altre volte gli veniva detto: “Certo se il Buon Dio è buono come te, non c’è da temere niente, e possiamo approfittare anche ora della sua bontà”. In questo caso arrossiva e cercava di sviare la conversazione, o taceva.

Ammirevole era nei momenti di malattia: tentava sempre di minimizzare e non far preoccupare gli altri. Invece si preoccupava della salute degli altri. Ricordo che tornando dal Brasile nel 1996, col cambiamento del fuso orario mi ero sentito un po’ giù e non riuscivo ad alzarmi dalla siesta: mi chiamarono, vennero i confratelli. Sembrava che stessi per rendere l’anima a Dio. Don Lucio venne nella mia stanza, si sedette, cercò di farmi coraggio e non mi lasciò se non quando mi vide sereno e tranquillo e pensare che lui stava terminando la sua vita terrena a causa del tumore al rene. <Avvenne nel 1995>.

Quando lo vedevamo tra noi, abbiamo goduto della sua presenza, della sua delicatezza, della sua giovialità, anche del suo lavoro. Ora quando ci troviamo insieme si nota che manca qualcuno che ci teneva uniti, dava senso alle nostre ricreazioni … e a cui prima si dava forse poca importanza, ma che tutti cercavamo come confessore e guida spirituale: non solo perché era comprensivo e “troppo buono”, ma soprattutto perché aveva chiarezza di idee che sapeva trasmettere, e perché sapevamo che pagava per noi con sacrifici, con preghiere con l’offerta della propria vita. \\ Fermo S. Petronilla 7 marzo 2005

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TESTIMONIANZA DI DON GIORGIO QUONDAMATTEO – D. Lucio: Sacerdote umile, retto, fedele al suo lavoro, ordinato.

NOTIZIA DI UN ALTRO TESTIMONE. Don Lucio 1915-1995 – Esemplare figura che ha caratterizzato il clero fermano di coerenza e limpidezza nella vita da presbitero.

NOTIZIA SULLA VENUTA DI MADRE SPERANZA A FERMO. 26 maggio 1951. Madre Speranza va a Fermo per parlare con l’Arcivescovo Mons. Perini; passa per Loreto: benedizione della Santissima Trinità e della Madonna. All’Arcivescovo confida di aver conosciuto il defunto sacerdote Don Ricci il quale le ha parlato del collegio da lui fondato < in apparizione>

 

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ROMANELLI DON SERAFINO PRETE FERMANO FIGLIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO

Ricordo scritto da un Figlio dell’Amore Misericordioso

Ricordo di P. Serafino Romanelli

Si ha l’impressione, ripassando la biografia della Beata Madre che nei momenti più duri, quando sembrava che le prove e le difficoltà stavano li, lì per sopraffarla, ecco che le compariva accanto un personaggio, magari di umile condizione, che l’aiutava efficacemente ad uscire dallo scoglio.

Non grandi uomini, ma grandi aiuti, perché risaltasse ancora una volta che il vero aiuto le veniva dal Signore. Sono ben noti alcuni: Padre Naval, Padre Postius, Pilar de Arratia, P. Alfredo Di Penta. Mi permetto di aggiungere un altro nome, quello di P. Serafino Romanelli e ce ne sono ovviamente tanti altri.

Siamo qui, ora, in clima di famiglia, con tanta voglia di evocare momenti belli del passato e persone indimenticabili e mi permetterete che faccia un breve riferimento a quei momenti, giorni da incunaboli, da fioretti, quando a Collevalenza eravamo già tanti, ma era parimenti una famiglia (allora c’era la mamma) e questa mamma aveva tanto desiderio di avere dodici figli sacerdoti, come il sacro collegio di Gesù. Come lo desiderava, e come lo chiedeva. E aveva contagiato tutti noi e quale festa e che bel pellegrinaggio di ringraziamento al Santuario di Loreto quando finalmente nei primi di Luglio del ’55 con l’ordinazione di Padre Alfredo e di Padre Luigi la fatidica cifra di dodici venne raggiunta. Andò perfino in superbia per una volta la Madre e la sentimmo dire che, modestia a parte, i suoi dodici erano un po’ più colti che i ‘dodici Apostoli’.

Padre Serafino Romanelli fu tredicesimo tra cotanto senno. Anche lui astutamente attirato e indicato in maniera speciale dal Signore alla Madre? Tutto fa pensare che si. Certamente arrivò nel momento giusto. Era marchigiano, anche lui dono del prolifico e generoso seminario di Fermo.

La sua vocazione di figlio dell’Amore Misericordioso ricorda la caduta da cavallo di San Paolo. Veramente capitombolo di Don Serafino fu ancor più spettacolare. Cadde addirittura dal campanile della chiesa dove si era arrampicato, dopo aver forse sentito anche lui l’invito di Gesù: “Serafino, restaura la mia Chiesa”. Fatto è che si ruppe non poche di costole e altri tessuti più delicati e della sua convalescenza si servì la Madre, e per suo mezzo il Signore, per conquistarlo alla causa.

Quale posto migliore per recuperare la salute e ritornare con rinnovato spirito al lavoro apostolico che la bucolica Villa San Michele Arcangelo in quel di Campobasso? Gli anni cinquanta volgevano al termine quando a Matrice arrivò P. Serafino con il doppio incarico di Superiore della comunità e di Maestro dei novizi.

Aveva soltanto 36 anni, ma il suo fisico robusto, la figura massiccia, le folte sopracciglia nere e ravvicinate, il mento quadrato e una incipiente canizie gli conferivano certa aria di maturità e lo facevano sembrare più anziano di quanto realmente fosse. Villa San Michele aveva bisogno di un tipo come lui e i cambiamenti in meglio furono immediati e positivi.

Serafino era nato a Grottazzolina il 21.7.1923 in una famiglia di contadini dove il babbo Mariano e mamma Tullia avranno altre quattro volte la visita della cicogna. E’ Grottazzolina un paesotto collinare e industrioso come tanti altri nelle Marche, anche se non incomincia il suo nome con l’immancabile “Monte”. Anche la sua infanzia sarà stata la tipica di un bardascetto marchigiano, vispo, intelligente, forse un po’ introverso, amante della natura e dedito a tirar avanti bene i suoi studi e ad aiutare i genitori nei lavori dei campi, prima di caricarsi materasso e fagottello per andare in seminario a Fermo.

C’è comunque un piccolo grande episodio all’origine della sua esistenza che può irradiare molta luce in tutta la sua vicenda posteriore. Mamma Tullia, come le donne ebree, aveva l’abitudine di recarsi al Santuario di Loreto, ogni volta che poteva, con grande devozione. Quella volta però e siamo nel ’23, mamma Tullia, nel prendere una scorciatoia, scivolò lungo un dirupo e più che di sé si spaventò molto per la creatura che portava in grembo: “Se mi salvi il bambino, o Vergine Santissima, te l’offro fin dalla nascita”.

Nessuna sorpresa dunque quando Serafino manifesterà in casa la sua intenzione di entrare in seminario. Sarà quello della vicina Fermo ovviamente e, del seminario di Fermo, come di qualsiasi altro, si potrebbe stare a parlare ore intere. Bei tempi quelli per i seminari. Si viveva in regine di internato, con tanta penuria, ma con tanta allegria e spensieratezza. Si studiava molto durante una dozzina d’anni, Italiano a mani piene, latino, anche i manuali di testo delle altre materie, tutti gli studio degli altri ragazzi italiani, in più negli ultimi corsi di Teologia: Patristica, Sacra Eloquenza, Diritto Canonico e Civile, Morale, Dommatica, sacra Scrittura, Teodicea, Etica, Storia della Chiesa …

Non c’era allora la televisione e si disponeva di più tempo per le rappresentazioni teatrali, per applicarsi alla musica, per le prove di canto e di liturgia. C’era anche un efficiente circolo missionario e sappiamo che Serafino ne divenne un capace promotore, specie quando si seppe affiancare di due notevoli collaboratori dai nomi ben noti: Mario Tosi ed Elio Bastiani. Promuovevano preghiere, allestivano mostre, raccoglievano denaro, francobolli usati, soprattutto incassarono bei soldini a questo fine con la loro sempre più abile attività di rilegatori di libri.

Il 29 giugno 1947 Mons. Norberto Perini, Arcivescovo di Fermo l’ordinava sacerdote nel Duomo. C’erano al suo fianco Tarcisio Carboni e Benvignati, Cecarini, Chiaramonti, Crocetti, Scorolli, mancava un altro futuro vescovo, Gaetano Michetti, che mandato a proseguire i suoi studi a Roma sarebbe stato ordinato l’anno dopo.

Prima tappa del nuovo sacerdote: Massa Fermana. Da tenere in conto che don Serafino vivrà la duplice esperienza del sacerdote diocesano e del religioso. Altri tempi. Di preti ce n’erano in abbondanza (non come adesso che … senza colpo ferire, ti ritrovi con due parrocchie alle spalle per pura e semplice obbedienza). Allora si incominciava la trafila come cappellano. A P. Serafino toccò in sorte Massa Fermana e don Carlo Brinciotti come allenatore.

Dovendo esprimerci con brevità, non parliamo del suo zelo apostolico, della gentilezza e generosità con cui trattava i genitori del parroco, della sua inventiva nell’apostolato con la gioventù, dei rallini cinematografici che si ingegnava di fabbricare con i ritagli delle vignette di Iacovitti, per intrattenere i bambini nella parrocchia, delle visite ai malati, della sua pietà mariana sempre in crescendo.

Ma Massa Fermana stava vicino a “Damasco” e si sa quanto è decisiva la strada di Damasco per le anime grandi. In mancanza di cavallo Serafino cadde dal campanile e siccome Madre Speranza era specialista nel restaurare e accaparrare uccelli feriti, fatto sta che nell’estate del ’59 ci ritrovammo Serafino convalescente in quel di Campobasso e già toccato dalla nuova vocazione (40-41).

Veramente la sua primissima attività in Congregazione la svolse a Collevalenza. Allora il seminario a Collevalenza attraversava il suo migliore momento e ogni anno si andava aggiungendo un nuovo corso fino a completare l’intero ciclo del Ginnasio e del Liceo. Ma il futuro di P. Serafino stava nel Molise e la sua vera dimensione si sarebbe vista a Villa San Michele, in quel di Matrice, Campobasso.

A Campobasso erano maturi i tempi per cambiare un po’ le cose in meglio e Serafino si dimostrò la persona adatta e provvidenziale. Portò uno stile e un’aria nuova. Si diede da fare per rinnovare le strutture, per modernizzare l’azienda. Si preoccupò di conoscere di persona le persone più influenti della zona e il funzionamento della cosa pubblica. Il fatto che parecchi degli apostolini spagnoli crescevano fuori della patria e giungevano all’età della Cresima gli servì di pretesto per cercare loro padrini, nel miglior senso della parola, non precisamente indigenti, che divenivano ipso fatto suoi amici personali. Ciò servì per ottenere aiuti, permessi, agevolazioni che gli permisero di introdurre necessarie e notevoli modifiche nel complesso di Villa San Michele.

Era Superiore e Padre Maestro allo stesso tempo, competente e solerte. Il suo carattere forte e quasi scrupoloso lo faceva apparire, a volte, esigente e un tantino esagerato per i tempi che ormai correvano, e molto, verso una mutazione continua e totale. Ma la sua umiltà, la retta intenzione e certa buona dose di intelligenza gli permisero di saper accettare tutto il fenomeno dell’aggiornamento per cui il futuro Serafino finale di Perugia, distava non poco dal Serafino tuttofare dei tempi di Campobasso.

Non disdegnava i lavori più umili e alternava allegramente le lezioni di ascetica ai novizi con la conduzione del trattore nei campi e tutto quel duro e profumato daffare che a Campobasso richiede l’allevamento di mucche, pecore, galline, conigli e tacchini.

Curioso infatti è constatare che una delle grandi imprese di questo uomo di Dio e delle attività spirituali è stata precisamente la costruzione della nuova stalla, moderna, capace, funzionale. Né si sa il tempo, i grattacapi, le ansie che questa benedetta stalla gli costò, ma bisogna riconoscere che le l’economia della casa fu una vera garanzia di sopravvivenza.

Conosce qualcuno i motivi che spingono Dio a portarsi via certe persone che sono utili nella terra prima del tempo?

Perugia doveva essere la tappa di preparazione della dipartita di P. Serafino. Sicuramente gli costò obbedire e lasciare Campobasso e trasferirsi nella capitale umbra per incaricarsi della direzione della nuova Comunità nella casa del Clero, in Piazza IV Novembre. Un nuovo, vasto campo d’azione: tanti sacerdoti da accudire con premure materne, due suoi ex-novizi ora confratelli da stimare, da stimolare da edificare, non più con l’autorità, ma con l’esempio.

Quale cambiamento nel Serafino che ci ritrovammo nel ’76 a Perugia! C’era tanta tenerezza tenuta in serbo da esprimere, tanta libertà interiore da sprigionare, tanta conversione da espletare. Ancora una volta si dedicò ai sacerdoti, aiutò nelle parrocchie, visitò confratelli, modernizzò le strutture, mise a disposizione delle suore i più moderni attrezzi da cucina che andava a scovare a Rimini o dovunque secondo il bisogno.

Ora Collevalenza era a due passi e gli risultavano più agevoli gli impegni di direzione della Congregazione perché da sempre il suo posto era tra i membri del Consiglio. E la Madre pure era, ora, più vicina. Un’altra passione sua intima, indicibile era la Madre. Ed era più vicino anche il suo Padre Spirituale, al quale si era sempre affidato e raccomandato con l’umiltà e la fiducia di un bambino.

Pochi anni a Perugia e Gesù lo trovò maturo e non conosco nessun giardiniere più saggio di Gesù in fatto di trapianti di fiori. La malattia, le cure all’ospedale di Perugia, i momenti di ripresa e di speranze, che valore reale hanno in prospettiva divina, di fronte al fatto della salvezza?

Serafino Romanelli si spense a Perugia il 9 Gennaio del 1981. <Età a. 57>

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CARBONI DON TARCISIO DI ORTEZZANO (1923) VESCOVO FIGLIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO

Ricordo del ministro di Dio gioioso e amorevole

Mons. Tarcisio Carboni Figlio dell’Amore Misericordioso

“Intendo morire con gioia, in piena obbedienza al Padre Celeste e alla Madre Chiesa, che ho cercato di servire sempre, grato ai confratelli sacerdote.

In queste brevi righe del testamento è ritratta la figura di Don Tarcisio (don Tarcì), come gradiva essere chiamato anche da Vescovo.

Tarcisio Carboni nasce ad Ortezzano il 9.9.1923 penultimo di nove fratelli. La vita delle famiglie in quel periodo non era troppo agiata, anzi piena di stenti, sacrifici e difficoltà. Ma è proprio questo clima vissuto con fede e gioia che crea nel ragazzo uno stile di vita che riprodurrà continuamente nella sua lunga esperienza di sacerdote. La povertà gioiosa ma dignitosa lo educò alla comprensione, al sacrificio e alla generosità verso gli altri.

Dovendo andare a vivere a Macerata dopo la consacrazione episcopale non portò con sé se non poche cose: i suoi vestiti e poche altre cose. Cosa trovò nell’episcopio? Una rete senza materasso, lenzuola, coperte… altro. Non disse niente a nessuno ma seguitò a vivere nella semplicità e povertà senza che alcuno se ne accorgesse.

Fu la presenza di P. Orfeo che notò la mancanza di ogni cosa, dai piatti, forchette, al materasso, lenzuola, coperte… come rimase male quando la gente gli portò l’occorrente per vivere dignitosamente! Fu ben felice di vedere tanta generosità dei suoi nuovi fedeli. Però è anche vero che molte di quelle cose che gli vennero regalate furono destinate a diversi sacerdoti più poveri di lui.

A lui andava bene tutto; anzi era sempre troppo quello che gli si faceva e quello che aveva. La scuola dei lebbrosi e della gente del Brasile aveva affinato la sua sensibilità per le persone, per le sofferenze altrui e l’aveva spinto a cercare solo la felicità e il bene di quanti avvicinava.

Terminate le elementari venne avviato al seminario perché manifestava il desiderio di diventare sacerdote. Don Michele, suo parroco, lo seguiva come un padre: di tanto in tanto andava in seminario a parlare con i professori e superiori e poi si fermava a dialogare con lui riferendogli quanto aveva sentito. Durante le vacanze estive lo seguiva e lo voleva vicino a sé per avviarlo alla vita pastorale, affidandogli anche il catechismo dei giovani.

Diventato sacerdote fu mandato a Porto Potenza Picena ove restò per circa dieci anni. Fu un’esperienza che lo forgiò alla scuola di un parroco santo, ma molto esigente. Quindi venne chiamato dal Vescovo in seminario come padre spirituale.

Nel 1965 gli viene affidata la nuova parrocchia di Porto Sant’Elpidio: in questa parrocchia effuse il suo zelo pastorale; ma non gli bastava questo immenso campo di lavoro; gli sembrava troppo poco. Chiese al vescovo di partire per il Brasile insieme con altri confratelli e ad alcuni laici.

Dopo appena tre anni venne richiamato dal suo vescovo per prendere l’incarico di Vicario Generale della diocesi di Fermo. Nel 1976 viene consacrato vescovo di Macerata, Cingoli … fino al 20.11.1995.

La gioia è stata la costante del suo comportamento, sia con i piccoli che con i grandi, con i sani e con i malati, con tutti, specialmente con i lebbrosi di Guarullos.

Anche nelle celebrazioni liturgiche -da lui ben curate e vissute – sapeva trasmettere quella gioia particolare che viene dal rapporto col Padre Celeste.

Durante gli anni che siamo stati insieme a Macerata e che ho avuto la fortuna di accompagnarlo nella prima visita pastorale alla diocesi, mi è rimasta particolarmente impressa la gioia che comunicava alle persone nel prepararle alla liturgia penitenziale. Sembrava di assistere alla scena del Padre Misericordioso tanto sapeva comunicare sia il pentimento del figlio prodigo, come soprattutto la bontà e tenerezza del Padre, nel riabbracciare il figlio.

Era tale e tanta la capacità di comunicare “gli stessi sentimenti di Cristo” che la gente si commoveva e si avvicinava alla confessione con serenità e con gioia, contenta di far felice il Padre che attende rincontro col figlio che l’ha offeso e decisa a cambiare vita.

Questa gioia – dicono gli amici che l’hanno conosciuto da ragazzo, da giovane e da sacerdote – gli veniva dalla famiglia e dalla formazione ricevuta dal parroco, Don Michele, ma soprattutto da quel contatto prolungato con Gesù Eucaristia. Faceva ogni giorno circa quattro chilometri a piedi per recarsi nel suo Paese per partecipare all’Eucarestia.

I parenti: ’’umili, discreti, prudenti, laboriosi, sempre generosi con me e tanto comprensivi”, così li ha descritti nel testamento. Si è inserito completamente in questo stile di vita e l’ha completato con una facilità di parola che sapeva conquistare e attrarre l’uditorio per ascoltare la parola di Dio e la sua spiegazione.

Chi non ricorda la spiegazione delle letture domenicali alla radio Nuova Macerata o sulla televisione diocesana di Recanati! Mi fece molta impressione la prima festa, celebrata da vescovo, di san Giuliano, patrono di Macerata: a conclusione della processione, davanti alla cattedrale gremita di gente, soprattutto di giovani: parlò della gioia che deve animare il cristiano a vivere il suo amore per Cristo anche nella sofferenza, nelle prove, in ogni momento.

I fedeli erano entusiasti e i giovani terminata la celebrazione si avvicinarono al vescovo e lo sollevarono diverse volte in aria. Era il loro modo di esprimere la contentezza che provavano. E la gente? Applaudì lungamente perché avevano trovato un vescovo che era riuscito a far sentire che essere cristiani vuol dire vivere con gioia, semplicità, serenità e spontaneità.

Negli spostamenti in macchina per andare da una parte all’altra due cose animavano i nostri viaggi: la preghiera spontanea alla Madonna e argomenti che ci tenevano allegri, anche barzellette inventate sul momento. E di questo era maestro: faceva anche da attore. Non si vergognava di simile comportamento, anzi ne era contento specie se mi vedeva un po’ accigliato o preoccupato.

Con lui non si poteva essere seri o tristi. L’offesa più grande che gli si poteva arrecare era quella di rimanere seri e compunti. Ricordo che un giorno piovoso di novembre, andavamo, dopo pranzo, al funerale del padre di un sacerdote. Al semaforo ci fermammo e fummo tamponati da un giovane. Io reagii con stizza e non scesi dalla macchina per non investire il giovane con insulti e offese. Lui sdrammatizzò tutto scherzandoci sopra e scese a far coraggio al giovane, che era impaurito e preoccupato perché non aveva con sé la patente e non ci aveva visti.

Negli anni di seminario si distinse per le sue doti organizzative di gite, trattenimenti ricreativi, conferenze … Questa passione per lo svago gioioso l’ha conservata e ha cercato di trasmetterla anche ai giovani seminaristi, specie nei circa dieci anni che è stato chiamato a svolgere la funzione di padre spirituale in seminario. Anche in questo lavoro ha portato il suo amore particolare ai giovani.

Negli anni di episcopato a Macerata spesso invitava i giovani o si autoinvitava presso i vari incontri giovanili per respirare il loro entusiasmo e per spingerli sempre più verso la perfezione della gioia, verso un amore pieno a Cristo.

Al funerale di Don Tarcisio due sono state le categorie che più di ogni altra è stata presente: i sacerdoti e i giovani. Ho sentito diversi ragazzi affermare: abbiamo perso un padre ed una guida sicura nel nostro cammino di fede.

Nel 1970 parte per il Brasile, ma prima emette i voti nella nostra famiglia religiosa. Nei momenti di maggiore intimità, con un pizzico di malizia, gli ho chiesto come era avvenuta la sua adesione alla famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, proprio prima di partire per le missioni. E’ stata l’occasione per crescere nella conoscenza di Gesù Amore Misericordioso attraverso i rapporti e i legami con la famiglia dei FAM – fu la risposta.

La vita l’ha portato ad entrare a pieno titolo nello spirito e nel carisma della Congregazione. Ha faticato per mentalizzarsi al carisma dell’amore ai sacerdoti, era la sua testimonianza. Ma non credo gli sia costato più di tanto perché è stato sempre particolarmente attento e vicino ai sacerdoti. Anche l’esperienza come padre spirituale in seminario ha fatto sviluppare il seme dell’amore ai sacerdoti gettato dal suo parroco quando era nei primissimi anni di preparazione al sacerdozio.

Il tempo in cui è stato in Brasile ha continuamente sollecitato la sua congregazione ad andare in quelle terre perché i sacerdoti si trovavano soli e in grandi difficoltà, sia per il grande lavoro che avevano sia per il clima sociale che respiravano. Spesso nelle sue lettere c’è quest’invito ad andare in Brasile: “è questo il tempo favorevole, domani potrebbe essere troppo tardi”.

Da vescovo ha fatto una scelta particolare: “sarò il parroco dei sacerdoti”. Infatti ha scelto di vivere con i sacerdoti nella casa del clero, era sempre disponibile ad ascoltare i sacerdoti, li andava a trovare quando sapeva che stavano male o si trovavano in difficoltà, li seguiva per telefono e diverse volte ha tolto anche il tempo al sonno per assisterli in ospedale.

Per i sacerdoti trovava sempre tempo! Ricordo che dovette operarsi d’urgenza di peritonite e il dottore aveva dato ordine di non far entrare nessuno a visitarlo per alcuni giorni. I sacerdoti che desideravano vederlo trovavano la scusa dicendo: “mi ha chiamato il vescovo”, in alcuni casi era vero, ma in altri avevano trovato il debole del vescovo per essergli vicini e lui non diceva mai “basta, non posso”. Se poi gli si faceva notare l’ordine del dottore rispondeva che il Signore gli aveva concesso un po’ di riposo non per stare in ozio, ma per i suoi sacerdoti.

Ancora un ricordo della prima visita pastorale: normalmente – durante la visita – si fermava nella parrocchia e mangiava e dormiva in canonica anche per stare vicino ai sacerdoti, condividere con loro ogni momento della giornata, provare le loro gioie e sostenerli nelle loro difficoltà.

Ma quando si accorgeva che il sacerdote si trovava a disagio per la sua presenza, con una scusa qualsiasi tornava a Macerata; se poi si notava che il sacerdote era povero lo riempiva di cose utili, scarpe, vestiti, e quant’altro gli occorreva, togliendolo dal suo guardaroba.

La sua esperienza come Figlio dell’Amore Misericordioso l’ha approfondita soprattutto da vescovo e ha incoraggiato, specialmente nel giovedì santo, i suoi sacerdoti ad abbracciare questo stato di vita perché ne avrebbero tratto enorme beneficio e il loro sacerdozio ne sarebbe uscito rafforzato; a conferma di queste parole narrava la sua esperienza personale.

Nel suo testamento ha espresso la sua gratitudine ai confratelli sacerdoti per la loro comprensione, per il loro amore e perché lo hanno aiutato a vivere in pienezza il suo ministero pastorale.

<Testimonianza di un Figlio dell’Amore Misericordioso>

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FIGLIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO SACERDOTE DIOCESANO DON LUIGI LEONARDI A FERMO

Ricordo di Don Luigi Leonardi Sacerdote Diocesano Figlio dell’Amore Misericordioso.

<Scritto da un Figlio dell’Amore Misericordioso>

Queste scarne notizie biografiche si avvalgono dei Quaderni dell’Archivio storico arcivescovile di Fermo” n. 28 anno 1999, …  notizie che possono interessare la sua vita sacerdotale e il periodo da lui trascorso nel Seminario dei Figli dell’Amore Misericordioso di Fermo come Sacerdote diocesano con voti.

Don Luigi, nato il 17 marzo 1899 a Carassai, da Giovanni e Maria De Rossi, era uno dei famosi ragazzi del “99”, che chiamati in guerra a sedici o diciassette anni, vestiti d’uniforme in fretta e furia, furono mandati al fronte dopo la disfatta di Caporetto per tamponare la falla, cadendo quasi tutti nella disperata difesa del Piave.

Don Luigi mi raccontò di paure tremende provate al fronte, non solo per la giovane età, ma anche perché capitò in una zona in cui gli Austriaci buttavano i gas, che se non uccidevano, irritavano terribilmente occhi e gola. Fu congedato due anni dopo la fine della guerra, rientrò in Seminario nel ’21, e fu ordinato all’inizio del IV anno di Teologia, dall’Arcivescovo fermano Carlo Castelli.

Rimase in seminario con l’incarico di Vicerettore, e via, via assunse molte mansioni in città, realizzò la Libreria Religiosa del seminario nei locali che davano sul Corso, fu sempre Assistente delle Conferenze di S. Vincenzo, e dopo regolare concorso canonico, fu nominato Parroco di S. Matteo nel 1933. Seguì con entusiasmo l’attività dell’Unitalsi, come Direttore della Sottosezione marchigiana, insieme al Marchese Guido Pelagallo, figura storica del cattolicesimo fermano, si recò a Lourdes circa 30 volte, a Loreto molte di più e qui assistette personalmente al miracolo di una guarigione. I pellegrinaggi con la composizione dei Treni, la preparazione del personale erano seguiti da lui puntigliosamente con una fitta corrispondenza.

Durante e dopo la guerra fu Direttore della Pontificia Commissione Profughi, con una intensa attività di carità per i profughi e gli sfollati dalle zone di guerra. Alloggiò intere famiglie, tra cui un professore d’università sloveno, molto cattolico e un pittore.

Essendo parroco di una Chiesa che aveva tra i dipinti un Rubens e un Lanfranco s’interessò sempre di arte. Era un apprezzato Direttore spirituale sia di laici che di suore. Dalla fine della guerra don Luigi svolse una frenetica attività: l’assistenza alle famiglie bisognose e ai profughi, le colonie estive dei bambini, i pellegrinaggi dell’Unitalsi.

A noi interessa evidenziare l’ultima fase della sua vita, quando accolse insieme al canonico don Lucio Marinozzi l’invito della Madre Speranza a far parte della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso come sacerdote diocesano con Voti. Nell’opuscolo citato all’inizio: Quaderni dell’Archivio Storico Arcivescovile di Fermo, n. 28

dal titolo “Don Luigi Leonardi, esemplare sacerdote fermano e il suo tempo”. Fermo 1999 (pagg. 77-80) leggiamo anche gli appunti biografici, scritti dal nostro carissimo e compianto don Lucio Marinozzi, su don Luigi Leonardi, e ne stralcio alcune righe:

“Per don Luigi un momento importante della sua vita, fu certamente quando venne a contatto con la Madre Speranza di Gesù, Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, proprio nel tempo che veniva realizzata questa fondazione. Essa si sentiva ispirata a dar via ad una Congregazione religiosa, che si dedicasse soprattutto alla assistenza ed aiuto fraterno del Clero secolare, e progettava di aggregare in essa anche dei sacerdoti diocesani che, senza cessare di essere tali, si consacrassero a Dio con i voti, e si impegnassero nella vita comune.

Venuta a Fermo poco dopo la morte di don Ernesto Ricci, di santa memoria, Madre Speranza, col permesso e l’approvazione dell’Arcivescovo Norberto Perini, assunse la direzione del Collegio, che quel santo sacerdote aveva fondato, e invitò alcuni sacerdoti, ai quali propose il suo progetto. Fra questi fu appunto il nostro don Luigi, il quale, dopo matura riflessione aderì all’invito, e fu il primo sacerdote Figlio dell’Amore Misericordioso come prete diocesano con voti in una vita di comunità.

Già parroco da oltre vent’anni, abituato a vivere nella sua canonica e del suo beneficio, non esitò a rinunciare alla sua libertà, facendo i voti di obbedienza, castità e povertà alla maniera dei religiosi, e a vivere insieme con i FAM nella piccola comunità, stabilita a Fermo entro l’edificio del Collegio don Ricci, continuando peraltro le sue funzioni di Parroco, nelle quali s’impegnava con zelo rinnovato. Così coronava la sua vita di sacerdote con più intima consacrazione a Cristo. Ma fu per pochi anni ancora.

Furono notevoli in questo tempo i Pellegrinaggi dell’Unitalsi a Lourdes e Loreto, e fece la commissione di un grande quadro a olio raffigurante Maria Mediatrice, al pittore Elis Romagnoli di Morrovalle, da porre sull’altare maggiore della chiesa della Madonna Carmine, al posto del celebre quadro della Natività del Baciccia. La cosa non piacque all’Arcivescovo, allora il quadro di Maria Mediatrice veniva fatto scivolare dietro l’altare, e così ricompariva la Natività, secondo i periodi liturgici e le feste.

Don Luigi aveva fatto scolpire precedentemente una statua di Maria Mediatrice di piccola statura, era riuscita molto bella, con una splendida doratura, la tenevano nel refettorio del Seminario. Si diceva che don Luigi avesse offerto la sua vita per la proclamazione del dogma della Mediazione universale di Maria, io sentii che doveva raccogliere le firme da mandare a Pio XII perché procedesse alla proclamazione del dogma.

Ma ormai volgeva al tramonto la giornata terrena, che Dio gli aveva concessa, il 26 febbraio 1958, all’età di 59 anni, un gravissimo infarto troncò la sua vita. Fine inattesa per tutti ma non per Lui, che ne aveva avuto misteriosamente “preavviso” scrive don Lucio.

Ma noi dopo oltre 40 anni, possiamo sollevare il velo di silenzio e di reticenze che circonda questo fatto. Io personalmente ho sentito più volte la Madre raccontare che il Signore l’aveva mandata ad avvertire don Luigi della sua prossima fine, a Fermo. Una sera mentre stava scrivendo nell’Ufficio Parrocchiale a pianterreno della Casa del Clero, don Luigi vide entrare la Madre, egli si meravigliò di vederla a Fermo, perché la sapeva a Collevalenza, la Madre gli disse di mettere le sue cose in ordine, perché la sua fine era imminente. Don Luigi rispose che aveva tanto da fare e che doveva lavorare per la proclamazione del dogma della Mediazione universale di Maria, ma la Madre gli ripetè di aggiustare tutto, perché nei prossimi giorni il Signore sarebbe venuto a prenderlo, allora don Luigi concluse: «Va bene, farò come Lei dice».

Si alzò per baciarle la mano, ma non toccò nulla, perché la Madre stava lì con il solo spirito, mentre il corpo era rimasto inerte a Collevalenza. Era avvenuto in questo caso quel fenomeno che tante volte la Madre raccontava, cioè la bilocazione, oppure scherzosamente diceva che aveva viaggiato senza benzina.

Don Luigi si impressionò molto a questo fatto e si preparò meticolosamente, come era nel suo carattere, scrisse il testamento preciso in ogni dettaglio, andò a confessarsi dal Padre cappuccino, che era il suo confessore, e si congedò visitandole dalle persone con le quali aveva rapporti d’affari o di ministero sacerdotale: dopo la sua morte costoro capirono benissimo che anche quella visita o quel saluto era un addio.

Continua il racconto di don Lucio. La sera precedente si trattenne a cena e a ricreazione con i suoi confratelli serenamente, come sempre, poi scese nelle sale inferiori della portineria per conversare con dei giovani, erano giovani amici che venivano a passare delle serate allegre e formative insieme con il Parroco, indi a tarda sera risaliva nella sua camera per il consueto riposo notturno.

Di lì a poco entrò nel riposo eterno. Quando si sentì male, bussò alla parete della camera del confratello vicino. Si accorse, lo trovammo che si dimenava tra dolori spasmodici al petto, invocava l’assoluzione e l’olio santo, perché si sentiva morire. Si cercò di confortarlo, ma fu una questione di pochi minuti.

Spirò sotto lo sguardo di Maria Mediatrice, ne aveva fatto riprodurre il particolare del volto e lo aveva appeso davanti al letto. Era la notte del 26 febbraio 1958, mese ed anno centenario delle apparizioni di Lourdes, luogo tanto caro al suo cuore devoto della Madonna. Scrive ancora don Lucio: “Queste coincidenze saranno state puramente casuali, o piuttosto attenzioni divine, per onorare il ministro fedele di Cristo e servo devoto di Maria? Certo quella morte a prima vista così drammatica e sconcertante, a molti parve poi, quasi un privilegio ed una grazia particolare del cielo”.

  1. Giovanni Ferrotti ricorda che la mattina della morte di don Luigi, arrivò a Fermo, da Collevalenza, P. Alfredo Di Penta, il quale volle aprire lo studio personale del Parroco, sulla scrivania c’erano dei fogli con la scrittura ben evidente: “Preparazione alla morte, punto primo … secondo, …” è un particolare che completa un quadro degli avvenimenti.

Lo zelo pastorale di don Luigi, la sua devozione a Maria Mediatrice, la pronta obbedienza all’invito del Signore di far parte dei Figli dell’Amore Misericordioso come Sacerdote diocesano con voti, sono virtù che dovremo sempre ricordare ed imitare.

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Trascrizione dal periodico mensile del Santuario di Collevalenza: “L’Amore Misericordioso”  febbraio 2020 pp. 2-3: “La morte di don Luigi Leonardi”. Notizie scritte dal Figlio dell’Amore Misericordioso, padre Arsenio Ambrogi che un po’ di tempo dopo la morte di don Luigi Leonardi si recò a Collevalenza per partecipare alla riunione del Consiglio generale della Congregazione. Scrive: “Quando ci trovammo insieme con la Madre <Speranza>, la vedemmo letteralmente raggiante e disse: “Figlioli, vi debbo raccontare una cosa meravigliosa. [Qualche notte fa] è venuto il nostro Don Luigi <Leonardi>. Così bello, così bello, che io non potevo immaginare che in cielo avesse tanta gloria. Io mi trovavo angustiata per alcune cose e lui mi ha detto: “Madre, perché si preoccupa? Ricordi, se la Congregazione non avesse servito ad altro che a dare tanta gloria a un sacerdote secolare, come ha fatto con me, avrebbe già esaurito il suo compito”. Seguitando poi ci raccontò della sera in cui lei si trovò in bilocazione nel suo ufficio e le parole che aveva detto Don Luigi ad apprendere la notizia della prossima morte: “Se potessi andare da Padre Pio o da Padre Cappello…” Quelle stesse parole che a me aveva detto, quando, lasciandoci, aveva esclamato: “Ho avuto l’avviso! Ho avuto l’avviso”». –

 

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Mario Blasi evangelizza nella XXVI domenica anno A Matteo 21, 28ss

Parroco Mario Blasi Domenica XXVI anno A

XXVI DOMENICA ORDINARIA (Mt 21,28-32)

“ED EGLI RISPOSE: NON NE HO VOGLIA, MA POI, PENTITOSI, CI ANDO’ “

Gesù si trova a Gerusalemme e i sommi sacerdoti gli contestano l’insegnamento. E’ un insegnamento veramente nuovo; mette l’uomo al primo posto: “Amatevi!”. Essi vogliono sapere chi gli ha dato l’autorità ad insegnare e a fare tutte quelle cose.

Avere autorità significa essere mandato da Dio ad insegnare. Gesù con abilità aggira l’ostacolo e non dà la risposta. Gesù paragona i sommi sacerdoti alla pianta di fico rigogliosa di foglie ma senza frutto. Lo splendore del fico maschera la loro totale sterilità ad agire secondo la volontà di Dio. E’ una pianta che Gesù secca fin dalle radici. I sommi sacerdoti depositari della Parola di Dio mettono tanto zelo per la religione e tanta devozione, ma non portano mai frutto, perché non fanno ciò che è bene per gli uomini; hanno dentro il vuoto religioso. Sono ipocriti, perché non realizzano la parola che proclamano e non la mettono nel cuore degli ascoltatori.

Le nostre liturgie sono vuote se non mettono gioia e forza nel cuore del fedele, per portare il frutto di una vita onesta. Esse devono spingere a servire con amore il fratello e a mettere al primo posto il bene dell’altro.

Dio va glorificato attraverso la sua immagine che vediamo tutti i giorni: l’uomo.

Il Signore paragona i sommi sacerdoti al primo figlio chiamato a lavorare nella vigna. La vigna rappresenta il popolo di Israele. Il figlio al comando del padre risponde con ossequio: “Si, Signore”, ma non va. Non realizza cioè la volontà del padre.

Il secondo risponde sgarbatamente, ma poi, preso dal rimorso, va. Il secondo figlio rappresenta tutte le categorie di peccatori che accolgono il messaggio di amore di Gesù. A queste categorie di persona Gesù fa un’affermazione a dir poco sconvolgente e sconcertante:

“In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi prendono il posto nel regno di Dio”.

I pubblicani, considerati peccatori per eccellenza, che ritardano la venuta del regno di Dio come dicono gli scribi, sono già entrati, dice Gesù, perché hanno accolto il messaggio: cercare il bene dell’altro.

Il cristiano non si deve mai considerare un giusto ed un santo che ha diritto di entrare nel Regno di Dio, e non è mai autorizzato a giudicare le diverse categorie di persone per la loro condotta.

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Blasi don Mario Parroco evangelizza nella XXV domenica Anno A Matteo 20 1 ss

XXV DOMENICA ORDINARIA (Mt 20,1-6)

“CHIAMA GLI OPERAI E DA’ LORO LA PAGA INCOMINCIANDO DAGLI ULTIMI FINO AI PRIMI”.

Dopo una giornata di lavoro gli operai vengono pagati. Il padrone vuole che si incominci dagli ultimi, segue una logica tutta sua. Tratta i primi come gli ultimi. Perché questo padrone non osserva le regole della giustizia umana, dare cioè a ciascuno il suo?

L’agire del padrone sembra inaccettabile, tuttavia non commette ingiustizia perché dona un denaro come era stato pattuito.

L’Evangelista fa riflettere perché, dal momento in cui chiama il fattore per dare la paga, il padrone viene chiamato Signore.

Il Signore, quando fa pagare i lavoratori, manifesta la sua grande bontà. E’ una bontà che dona gioia, ma rende anche invidioso chi non la comprende. Il Signore continuamente chiama a lavorare nella Sua Vigna nelle diverse ore della vita. E’ un Signore che ama e continuamente bussa alla porta del cuore di ogni uomo per donare vita piena. Il Signore non rifiuta mai il Suo Amore. Dona la Sua tenerezza ai buoni e ai cattivi. Il Signore è Amore misericordioso. Regola tutta la Sua attività con la logica dell’Amore. Gli uomini, invece, regolano i loro rapporti con i criteri della giustizia distributiva.

I primi operai ricevono un denaro come gli ultimi e devono esser presenti nel vedere la generosità del Signore che tratta gli ultimi come i primi. I primi operai non riescono a percepire la straordinaria bontà del Signore e mormorano. Al più fanatico il Signore dice:

“Amico, non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

La magnanimità del Signore scatena l’invidia!

L’Amore Dio non lo dona per i meriti, ma per la grandezza della Sua misericordia.

La legge del merito viene sostituita dalla legge dell’amore gratuito.

Seguire il Signore non significa mortificarsi per tutta la vita per ottenere la perfezione, ma significa accogliere gratuitamente e incondizionatamente il Suo Amore e poi portarlo ai fratelli insieme con Gesù e come Lui.

Chi pensa che il Signore sia ingiusto nel salvare quelli dell’ultima ora dimostra che il messaggio di Gesù non lo ha ancora capito!

 

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Blasi Mario evangelizza XXIV domenica anno A

Parroco don Mario Blasi
XXIV DOMENICA ORDINARIA (Mt18,21-35)

SIGNORE, QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE IL MIO FRATELLO CHE PECCA CONTRO DI ME? FINO A SETTE VOLTE?”.

C’è un limite sul perdono? I rabbini insegnano che si può perdonare fino a tre volte. Oltre a questo limite non si può andare. Nella comunità cristiana fino a quante volte si può perdonare? Fino a sette volte? Superato questo limite, si è esonerati dal perdono?

Pietro chiede a Gesù una regola ben precisa. Gesù risponde che non si deve perdonare fino a sette volte, ma settanta volte sette, cioè sempre. Gesù si rifà al cantico vendicativo di Lamek. Lamek è un discendente di Caino: l’omicida. Dice: “sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamek settantasette”. Vendetta porta vendetta. L’uomo, con la cattiveria nel cuore, può giungere ad una vendetta selvaggia. Gesù, alla vendetta senza limite, oppone il perdono illimitato.

La misura del perdono è quella di perdonare senza misura.

L’uomo che perdona genera vita. La comunità che perdona imita il Padre Celeste che dona il Suo Amore sempre a tutti. Il perdono del Signore è illimitato e incondizionato.

Nella comunità il perdono porta armonia di vita. I credenti, nella diversità dei doni, devono avere l’amore di Cristo nel cuore. Il servo della parabola non ha amore che genera vita, ha solo il senso della giustizia. Chiede il rinvio del pagamento come esige la giustizia umana. Sa però che non può restituire la somma insolvibile.

“Signore, abbi pazienza con me, ti restituirò ogni cosa”.

Il servo fa una promessa che non può mantenere. Il Signore, alla supplica del suo servo, si commuove e condona tutto il debito. La compassione gli dovrebbe ridonare vita perché la compassione è l’Amore di Dio. Il servo che chiede il rinvio del pagamento non esulta di gioia quando riceve il condono. E’ spietato, non ha compassione per un altro servo del padrone che gli doveva una piccola somma di denaro. Esige tutto e subito: “paga quel che devi!”. Il condono ricevuto non gli ha cambiato la vita. Esige giustizia.

Quando la giustizia prevale sulla compassione, genera sempre sofferenza. Il perdono porta vita e il Signore vuole che perdoniamo il fratello per avere il Suo perdono: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori“.

 


RITOR

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