UN PARTITO AVREBBE VALORE POLITICO E SOCIALE SE AFFRONTASSE LA DISOCCUPAZIONE.
I giovani sono la generazione più istruita di sempre, devono vincere la sfiducia, a cominciare dalla disoccupazione. Nei confronti dei politici, uomini e donne, i giovani italiani sono sfiduciati quando la politica non sa dare loro risposte.
Il lavoro è la chiave di tutta la questione sociale. I pubblici poteri debbono affrontare i problemi dell’occupazione, coinvolgendo le scuole, le associazioni, il mondo del sindacato e dell’impresa nell’unico interesse per il bene comune.
Si notano interventi politici conclamati che non funzionano a motivo di investimenti senza progettualità; finanza senza responsabilità; tenori di vita senza sobrietà; efficienza tecnica senza coscienza; politica senza società; rendite senza ridistribuzione.
La popolazione sta invecchiando e in questa fascia d’età i politici hanno il principale bacino elettorale. In generale prevale l’orientamento a difendere le rendite di posizione. Senza un miglioramento qualitativo dell’apporto dei giovani al sistema produttivo difficilmente l’Italia può tornare a crescere. I politici non propongono all’Italia un piano per armonizzare le sorti delle generazioni, a svantaggio, curiosamente, per le classi tra i 36 e i 45 anni.
I recenti dati Istat segnalano in Italia un tasso di inattività al 34,8 per centro. Un partito politico avrebbe valore se pensasse all’occupazione. Si calcola che soltanto il 50% degli uomini possa assolvere al dovere Costituzionale della Repubblica Italiana “fondata sul lavoro”. Non esiste un diritto al posto di lavoro. Certi burocrati sono da compatire. E’ facile gridare che cresce il reddito quando diminuisce quello dei ceti medi e bassi. C’è un ceto per cui cresce oltremodo non tassato.
La sicurezza per mantenere una famiglia era la stabilità del lavoro, ma spesso questo è frazionato e questo fatto scoraggia i matrimoni, ma non a motivo di disoccupati svogliati o viziati. Non può considerarsi niet chi ha potuto soltanto fare qualche lavoro saltuario e cerca lavoro.
Secondo l’indagine dell’Università cattolica di Milano sui giovani, le opportunità lavorative sono avvertite da loro per lo più come scarse (55%). Chi fa il volontario va considerato, sinceramente, un disoccupato. Il volontariato, lealmente, va riconosciuto disoccupazione. Non è neanche vera carità cristiana. È una sorta di lavoro nero, non perseguibile.
Ci sono giovani che vanno frequentando nuovi corsi di aggiornamento per ampliare con titoli professionali il cosiddetto ‘curriculum’, ma le loro speranze non stanno aumentando. Il giovane occupato, – osserva Vittorino Andreoli – è guardato dagli altri spesso come uno che ha avuto una raccomandazione efficace.
Il 28 ottobre 2017 la Settimana sociale dei cattolici ha espresso quattro proposte al Governo Italiano per i problemi di chi cerca lavoro:
1. Rimettere il lavoro al centro dei processi formativi. Per ridurre ulteriormente e in misura più consistente la disoccupazione giovanile, occorre intervenire in modo strutturale rafforzando la filiera formativa professionalizzante nel sistema educativo italiano.
2. Canalizzare i risparmi dei Piani individuali di risparmio (PIR) anche verso le piccole imprese non quotate che rispondano a precise caratteristiche di coerenza ambientale e sociale, stimolando l’investimento dei patrimoni familiari delle generazioni adulte.
3. Accentuare il cambio di paradigma del Codice dei contratti pubblici,
• potenziando i criteri di sostenibilità ambientale;
• inserendo tra i criteri reputazionali i parametri di responsabilità sociale, ambientale e fiscale con certificazione di ente terzo;
• varando un programma di formazione delle Amministrazioni sul nuovo Codice.
4. Tenendo conto delle scadenze e dei vincoli europei, rimodulare le aliquote IVA per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi, oggettivamente misurabili (a saldo zero per la finanza pubblica) anche per combattere il dumping sociale e ambientale.\
E’ stata molto apprezzata la parola del papa Francesco: «L’innovazione tecnologica va guidata dalla coscienza e dai princìpi di sussidiarietà e di solidarietà. Il robot deve rimanere un mezzo e non diventare l’idolo di un’economia nelle mani dei potenti; dovrà servire la persona e i suoi bisogni umani». Il Papa ha anche chiesto alla Chiesa in Italia di essere «lievito sociale» per contribuire con laici preparati e con risorse a formare una nuova cultura del lavoro a favore di tutti.
Nel convegno si è sostenuto che per fare la quantità di lavoro occorre puntare sulla sua qualità e creare occupazione e sviluppare veramente l’Italia con un progetto e non solo con misure occasionali o “emergenziali”.
L’enciclica “Caritas in Veritate” parla di “civilizzazione della economia”, non un’economia di mercato ripiegata sulla massimizzazione del profitto e che finisce quindi per uccidere, ma un’economia che antepone ad esso un fine di utilità sociale che incontra chi cerca il lavoro.
E’ stato notato dalle risultanze Ocse che l’Italia nel decennio dal 2008 ha perso il 10% del prodotto interno lordo. Il lavoro è produttività, se manca l’uno manca l’altra.
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