SANI SUOR MARIA ELETTA CLARISSA FALERONE c. 174 lettera al confessore su esperienze spirituali

SANI suor Maria Eletta c. 174
Viva Gesù e Maria
Mi animo sempre più di visitare la Ss.ma Vergine, mentre al nemico scotta. Credo di dare gusto a Maria Ss.ma perché questa mattina, prima delle ore otto, sono andata a visitare la Madonna delle Vergini. Mi veniva dietro il nemico dicendomi che io sono sua e …. sarò sua, con disturbo interno ed all’(esterno) che mi ha durato da cinque ore, il disturbo. Ma io gli dicevo che (in) nulla credo alle sue bugie e non facevo verun caso dicendomi cose per farmi gettare a terra i documenti e consigli del Ministro di Dio e di credere e farmi restar persuasa delle sue bugie. Se mi trovo afflitta nell’anima e in tutto, volentieri lo offro a Dio. Contenta, starò in compagnia di Maria ai piedi della Croce per poi un dì godere i frutti della Resurrezione del mio Redentore, unita con quella voce di lode e di contento: ” Regina coeli, laetare,” alleluia!”‘. ‘ Ma io in questa vita solo desidero di stare ai piedi della Croce e di stare fra i dolori e le afflizioni.
Già mi sono accaduti i soliti rapimenti di spirito e con la stessa luce divina si penetra la gran magnificenza di un Dio di infinito potere. Già lo spirito si trovava con quella viva certezza ed intelligenza e notizia di Dio sì amabile. Oh, amore sì incomprensibile ed infinito! Mi sento che desse effetti, mi cresce un che (accende) lo spirito di più brama di Dio. Lo desidera tanto che mi cresce l’affilamento e tanto che si perde e ci sta più lungo tempo: questo mi cresce. A me pare di non poter quasi reggere. Poi nel ritornare in sentimenti, la testa non mi regge, mi si gira il cervello di tale maniera che mi pare di ‘essere come quelli (a cui) fa male il vino; ma io non bevo, nemmeno posso sentire l’odore. Che sarà; io non so. Mentre lo spirito stava in Dio tutto bramoso di farsi suo, siccome lo spirito prende una santa confidenza con Dio richiedendo:” Mio Dio, voi tutto mio ed io tutta vostra”. Mi pare che Dio desse a capire con viva notizia e certezza che Dio volesse da me che il giorno di venerdì mi eserciti con lo spirito nei dolori suoi e lo inviti nella. croce, con lo spirito: con i flagelli con fare due discipline; con invitarlo nell’amara bevanda di fiele e mirra che gli fu data dai Giudei. Più che mai lo spirito diceva:” Dite, mio Dio, quel che volete, ché io sempre sarò pronta a fare la vostra divina Volontà, anzi più bramo di patire”. Ritornata, un po’ di sentimento, subito dissi: “ Se l’obbedienza me lo permetterà, lo spirito lo terrò in Croce con voi, i flagelli li farò, la bevanda la farò con una mistura”. Gli dirò a voce domani se lei si contenterà e mi darà licenza. Di nuovo fu rapito il mio spirito in Dio e bramoso di unirsi (con) Dio e levare tutte le macchie nello spirito e, se potessi, spargere tutto il mio sangue per far presto ad unirsi, con l’amato mio bene. Siccome lo spirito stava (in) Dio senza formare parole, adorava la gloriosa cicatrice del mio Redentore, pare che Dio con quella luce divina, avvicinandosi più lo spirito alla notizia e certezza della ferita fatta nel divin Costato dopo la morte di Gesù, mi dava a capire (una) cosa, la più barbarica. Mi cresceva la notizia come mi aveva fatto più capire la crudeltà, e barbarie dei Cristiani che tutto (il) giorno fanno al mio Dio. Pareva che arrivavo a capire gli affronti che si fanno al divin cospetto, come quasi lamentandosi dei barbari, di tre sorti di peccati che si fanno dai Cristiani alla sua immensa maestà: uno, di ricevere Gesù Sacramentato con il peccato mortale nell’anima, orrenda offesa; (due) fare i peccati anche alla sua presenza nella sua casa cioè nella chiesa; e l’altro è il peccato di disonestà che ferisce il Cuore divino. Io per verità a tale intendimento, sbalordita di spasimo insoffribile del mio spirito, non so dichiararlo. O to o peccato maledetto! Se io potessi che non si facessero mai mai più tali enormità, non spargere tutto il mio sangue! Già so che Dio distrusse il peccato e fece la pace fra l’uomo e Di o; ma io questo bramerei che il peccato non si potesse mai più commettere e fare che non si trovasse mai più modo di peccare e non si trovassero offese dà fare al mio Redentore. Ma ohimè! che ritornata in me, quanto lo spirito si disfacesse di dolore, se mai io facessi nella misera e infame creatura di aver fatto tale barbarie, mi sento crepare il cuore da dolore. Non posso esprimere con la lingua. Resto richiedendo la sua santa Benedizione!
/ Indirizzo e segni di colla / Al P. Scaramelli

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