POESIA DI GAETANO SBAFFONI BELMONTE PICENO: aratro, pioggia, aprile, paese, aurora, amico, sera

L’ARATRO
Traina il trattore gli aratri lucenti,
che rivoltano le zolle ad una ad una:
tutto il terreno arato è assai più bello!
Ripenso ai tempi quand’andavo coi buoi.
Quant’era duro levarsi nella notte
e stare curvo sull’aratro nel polverone
che le zampe dei buoi faceano alzare.
Nel colle solitario belmontese
mi rallegravan l’albe mattutine,
il canto degli uccelli,
le voci dei contadini intorno,
camminando su e giù in ripida china,
per giorni e giorni e… non finivo mai.
Aravo, tutta la stagione estiva!
Or lavorar la terra è un’altra cosa;
non è un lavoro duro, come allora
e non mi stanco più, anche se vecchio!
Vorrei diventar giovane ancora
per dedicare, o terra, tanto amore,
a te, grande madre nostra,
tanto cara! Tutto ci dai:
ci insegni ad essere buoni,
fai brillar negli occhi la speranza
e con Dio, dall’alto, ci benedici!

PIOGGERELLA D’APRILE
Da tutti attesa la pioggerella, eccola calda,
fina e penetrante entro la terra.
Dalla finestra, guardo e mi par tant’oro
che viene giù dal cielo!
Godo di una freschezza che m’invade
e di nuove speranze il cuor s’accende.
Gli alberi ne han bisogno a primavera.
Il succo assorbon le radici e il nutrimento
dà fiori e frutta che crescon rigogliosi e belli!
Domani il sole scalderà la terra,
bietole, medicai, prati ed orti cambiano volto
e verde aspetto prende la natura.
Gli uccelli, le rane nei fossati,
le rondini che volano, sui tetti qui d’intorno,
godono tanta freschezza e fanno insieme festa!
Mi par già un mondo nuovo:
è vera provvidenza del Signore
perché i prodotti siano in abbondanza!
Pioggerella d’april, sii benvenuta!

RIVEDO BELMONTE
Fertili colli, sempre dal vento accarezzati,
io vi ripenso ognor e mi sovviene
quando ancor giovinetto, ci abitavo;
i lieti canti di allor dei mietitori,
le ridenti stagion nei verdi prati,
di maggio le stellate sere,
quella chiesetta antica, San Simone,
dove alla sera si andava a pregare,
quella vita sì semplice e lieta:
ripenso e rimpiango.
Rivedo, o mio paesello,
le tue mura più abbrunite,
i figli tuoi che son partiti,
le scuole, il busto di quel grande
che ti onorò di sua fama immortale!
Ripenso alla casa affumicata
alle gioie, ai dolor,
al genitor, al nipotino, alla famiglia,
qua e là sbalzata … Qui era unita.
Io pur son vecchio,
come i tuoi fabbricati, i tuoi alberi,
i tuoi abitanti che son con me qui nati.
Ritornerò da te come tuo figlio,
quando stanco del mio peregrinare
inerte riposerò per sempre
nel tuo silenzioso colle.

AURORA PRIMAVERILE
Mi affaccio alla finestra
e guardo l’aurora che sorge
e via via si fa sempre più lucente
perché s’appresta l’apparir del sole.
Tramontano le stelle
nel ciel sgombro di nubi e senza vento:
gli uccelli cantano gioiosi
al tepor di primavera.
Le rondini sono tornate ai loro nidi
l’aria è più leggera, profumata
di fiori che cominciano a sbocciare in ogni luogo:
i peschi e gli albicocchi sono già in fiore.
Alla mia settantasettesima primavera
osservo questa aurora e per un attimo
mi sento tranquillo e sereno
come nei giorni dell’età passata.
L’albero vicino alla morte
al risveglio della primavera,
pur per pochi giorni, riprende la vita.
Io pure avrò poco tempo
da vivere ancora:
verranno i giorni di tristezza,
ma oggi l’aurora annuncia
un bel giorno: è primavera!

“L’AMICO DELL’AGRICOLTORE”
La grande utilità e il certo valore
la gioia che procura ed il diletto
è tutto qui, o lettor, nel giornaletto
che è “Amico dell’Agricoltore”
Se in pratica si mette con amore
l’insegnamento suo così perfetto
ogni agricoltor è senza difetto
grazie all’insigne e bravo direttore.
E’ la luce che illumina il da fare
che dà progresso alle campagne: dico
risveglia, insegna e sprona a migliorare
dell’arte dei campi informatore antico
che sempre più ci ha fatto guadagnare
tutti leggiam l’agricoltore amico.

UNA SERA DI PRIMAVERA
Sole che ci aiuti con gli ultimi raggi d’or,
dietro i monti ti nascondi. Segue buia la sera
con un luccicar di stelle, lassù nel limpido cielo.
Nei paesi e villaggi sparsi, splendono le lampade
mentre dall’oriente sorge la luna che a poco a poco
si alza e rischiara sempre più questa verde pianura
e le circostanti colline.
Di tanto in tanto un venticelloporta strani e piacevoli odo-ri.
Tutto è pace e silenzio, in questo mondo così bello!
Sono i primi giorni della primavera e tutta la natura
si ridesta dal lungo riposo invernale.
Ora torno dall’usato lavoro, in questa silenziosa sera,
scendo dalla bicicletta, mi fermo a guardare, a pensare;
rivedo il mio nulla, osservo le colline verdi,
le luci nelle case, nei paesi, il limpido cielo,
assaporo questa dolcezza primaverile.
Ripenso alla mia giovinezza fuggita lontana
ed or mi accorgo che i mesi e gli anni
volano via come il vento.
Ricordo tutte le mie ottanta primavere:
da quand’ero spensierato fanciullo
alla mia giovinezza cui bastavano
uno sguardo, un sorriso, un saluto,
un incontro con una fanciulla
per rasserenare l’animo.
Ed in questo percorso tra alti e bassi,
gioie e dispiaceri: quante speranze,
quanto lavoro in attività diverse!
Principalmente da agricoltore conosco
la vita delle piante, degli animali,
l’amore, la poesia,
il sacro, il bello, il buono, l’umano.
La fede mi ha accompagnato lungo il sentiero della vita,
e spero mi sia ancora di guida
fino a quella sera che non si farà più giorno …
… che sia bella come questa sera di primavera!

PASSANDO PER LA STRADA DI BELMONTE
Vi rivedo bei colli belmontesi
ove per trent’anni ho lavorato!
Or qui passando in bicicletta ancora,
mi riporto a quei tempi miei lontani,
vedo messi e rilucenti prati
piante di acacie ed alberi fronzuti,
le annose querce su cui mi arrampicavo.
Oh! Garruli trilli e cinguettii d’amore
e lieti canti delle fanciulle al campo
belle sudanti, innamorate e schive.
Ripenso a quei buoi placidi e buoni
che un muggito facean per salutarmi
se un momento da lor mi allontanavo
Ricordo gli incontri!
il passeggiar nelle stellate sere,
le liete attese nei giorni festivi,
la casa or crollata i cui mattoni
mi parlano ancor delle passate cose.
Al ripensar i ricordi in voi racchiusi,
o ameni colli della mia Belmonte,
torna più caro a me il natio paesello.

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